Finito il giro di presentazioni del progetto – ‘non perfetto ma politicamente sostenibile’ – che rivede compiti e flussi finanziari tra Cantone e Comuni
«Un risultato frutto di un processo funambolico durato otto anni». Così è stato definito – durante la prima delle quattro serate informative tenutesi tra il 23 maggio e oggi in differenti luoghi – il progetto ‘Ticino 2020’, la riforma di riorganizzazione dei compiti svolti dal Cantone e dai Comuni e dei relativi flussi finanziari. Serate che hanno visto al centro la presentazione del Rapporto della Direzione di progetto e a cui seguirà, a partire da luglio, la procedura di consultazione dei Municipi che saranno chiamati a esprimersi su alcuni aspetti della proposta. «Si tratta di un documento frutto di anni di intenso lavoro che dà seguito alla volontà politica di perseguire l’obiettivo di semplificare i rapporti istituzionali tra Cantone e Comuni», ha esordito il direttore del Dipartimento istituzioni nonché presidente del Comitato strategico di ‘Ticino 2020’ Norman Gobbi. «Uno dei motivi che ci ha portato ad affrontare questo percorso è la mancanza di trasparenza dei flussi finanziari attestata anche da un’indagine esterna – ha evidenziato Gobbi –. Questo è avvenuto con l’evolversi della storia del nostro Cantone e ha generato come conseguenza di rendere poco responsabilizzante l’azione politica. Perciò tra gli scopi della riforma c’è anche quello di recuperare un’appropriata azione politica per ogni elemento del nostro sistema federale».
Concretamente, in questa prima fase del progetto, sono state ridefinite le responsabilità esecutive e finanziarie tra i due livelli istituzionali su diversi punti prestazionali: le assicurazioni sociali (con responsabilità dissociate fatta eccezione per le prestazioni complementari Avs/Ai che rimangono condivise), l’assistenza sociale (totalmente a carico del Cantone), la politica a sostegno della famiglia (soppressa la partecipazione comunale per le misure di protezione dei minorenni), la presa a carico degli anziani (che resterà compito condiviso, ma con un ruolo esecutivo rafforzato sul fronte comunale), le autoambulanze (con l’allineamento del contributo pro capite a carico dei Comuni in quattro comprensori su cinque), le scuole comunali (nessuna dissociazione delle responsabilità ma rafforzamento dell’autonomia comunale nella gestione degli istituti scolastici, che dovranno raggiungere una dimensione minima), e il trasporto pubblico (che continuerà a prevedere il principio del cofinanziamento).
Per assicurare la neutralità finanziaria del progetto tra Cantone e Comuni, questi ultimi trasferiranno parte delle loro risorse fiscali al Cantone. Viene inoltre proposta una riforma del sistema perequativo intercomunale che ha per obiettivo di continuare ad assicurare risorse finanziarie adeguate a tutti i Comuni, eliminando le disfunzioni riscontrate nel sistema attuale. Tutto questo avrà comunque un impatto sugli enti locali (verso inizio luglio ogni Comune riceverà una valutazione ah hoc sulle conseguenze prospettate dal punto di vista finanziario) e per finalizzare la neutralità orizzontale si è pensato a un contributo transitorio di compensazione per un periodo di tempo limitato: due le variabili su cui si dovranno esprimere gli esecutivi.
Tre – ricapitolando – sono per contro gli assi principali di intervento su cui si è voluto lavorare. Ovvero ridare autonomia residua ai Comuni, con i compiti secondo il principio di sussidiarietà. Assicurare piena responsabilità finanziaria ai due livelli istituzionali, con flussi secondo il principio di equivalenza. E aggiornare lo strumento di solidarietà, quindi il sistema perequativo, secondo i principi di trasparenza, efficacia ed efficienza.
A ripercorrere la cronistoria di «un percorso in salita e tortuoso» e a presentare le proposte punto per punto sono stati Marzio Della Santa, capoprogetto per il Cantone, e Michele Passardi, capoprogetto per i Comuni: «Si tratta di una riforma all’apparenza molto tecnica, ma che in realtà ha una fortissima componente politica e afferisce a un cambiamento di natura prevalentemente culturale. Una cultura dei rapporti tra Cantone e Comuni che si è costruita sull’arco di oltre 60 anni e che di fronte all’evoluzione della società ha visto un progressivo trasferimento delle responsabilità politiche dai Comuni al Cantone e dell’assunzione di nuovi compiti prevalentemente da parte di quest’ultimo».
Quanto a costi, la soluzione sviluppata ha permesso di essere «parsimoniosi», ha affermato Gobbi. Dei crediti inizialmente allestiti (6,4 milioni) è stato usato il 43%, ovvero 2,78 milioni ripartiti in misura uguale tra Cantone e Comuni. Secondo il direttore del Di, «quanto presentiamo non è una soluzione perfetta, perché i compromessi non lo sono mai. Questi però hanno il pregio di essere maggiormente sostenibili dal punto di vista politico». A ribadirlo è stato Felice Dafond, presidente dell’Associazione comuni ticinesi e membro del Comitato strategico: «La soluzione identificata raggiunge solo parzialmente gli obiettivi iniziali. Si tratta tuttavia di un buon risultato, ottenuto dopo un intenso lavoro di confronto in un contesto poco incline al cambiamento». D’altronde il punto finale è ancora ben lontano dall’essere posto, come rilevato da Dafond: «Il cantiere non è ancora giunto al termine, questo è un primo passo a cui ne dovranno seguire altri».
Dai presenti alla prima serata tenutasi nella capitale – in gran parte municipali del Bellinzonese e Valli – non sono mancate domande e considerazioni: dalla richiesta di sapere se nella consultazione tutti i Comuni avranno lo stesso peso; all’impressione che ci si aspetti più un atto di fede che non una presa di posizione su un progetto dai delicatissimi equilibri. Dalla preoccupazione che si semplifichino i rapporti tra Cantone e Comuni ma si complichino quelli tra Comuni; a qualche timore sulle minori entrate fiscali o per il criterio di dimensione minima degli istituti scolastici. I relatori hanno cercato di dare risposte e qualche rassicurazione, dicendosi aperti ad altri incontri chiarificatori.
La procedura di consultazione si concluderà il 20 ottobre. Dopodiché verrà eseguita la valutazione sulle risultanze e il grado di accettazione del progetto nel suo insieme. Se tutto va come auspicato dal Comitato strategico, a ridosso delle elezioni comunali 2024 verrà licenziato il messaggio governativo. L’obiettivo è che il dibattito parlamentare sia svolto in tempo utile per l’entrata in vigore del progetto nel gennaio 2025.