Il presidente della Stu, nell'assemblea tenutasi a Lugano, a tutto campo tra Ucraina, ‘concorrenza sleale’ del servizio civile e bisogno di riforme
Fuori dalle vetrate del Lac, il Lago di Lugano in un sabato mattina assolato. Dentro, in sala, cameratismo, sorrisi, strette di mano ma anche qualche preoccupazione nell'assemblea annuale della Società ticinese degli ufficiali (Stu). Nelle undici cartelle della sua relazione, il Tenente Colonnello Smg Manuel Rigozzi, presidente della Stu, è passato dal conflitto in Ucraina al budget per l'esercito, dal bisogno di «rielvetizzare» economia, istituzioni e mentalità a – con molta schiettezza – avvisare la stessa Stu che urge un rinnovamento di strutture e attività. Il tutto però con un filo conduttore: la regressione dello spirito di servizio e del senso di responsabilità.
Per Rigozzi è senza dubbio «positivo che il budget per la difesa è stato corretto verso l'alto. Non ancora ai livelli di altri Paesi più preparati del nostro, ma è già un inizio considerando le ristrettezze finanziarie che prima del 24 febbraio 2022 stavano annichilendo la nostra riserva nazionale di sicurezza». Ma la preoccupazione di Rigozzi arriva quando considera come sia «inutile avere sistemi moderni se poi mancano gli effettivi, è inutile avere un esercito se poi con modalità banali chiunque può essere indirizzato a prestare servizio civile. Mi dispiace, ma questa è una chiara concorrenza sleale: è molto più facile prestare servizio civile e potarsi a casa un attestato di lavoro che serve a iscriversi alle università professionali, piuttosto che prestare servizio militare con compiti meno attrattivi».
Ed è qui che il presidente della Stu calca voce e mano, nel considerare come «per garantire un esercito forte e impiegabile bisogna ricominciare da subito a ricostruire il senso di responsabilità dei singoli cittadini svizzeri, che è viepiù andato perso». Per questo motivo, «rinsaldiamo i nostri valori nazionali, recuperiamo il senso del dovere e della responsabilità, compreso il dire ciò che si pensa, senza timore».
Per quanto concerne l'organizzazione, si diceva, il presidente della Stu valuta che «sia arrivato il tempo per un'importante ristrutturazione che miri ad alleggerire la piramide attuale, che dia slancio e flessibilità e che al contempo assicuri le tradizioni regionali. Non è a mio avviso più pensabile che si continui a operare con una struttura non più al passo con i tempi». Una ristrutturazione che va dall'uso delle nuove tecnologie per le informazioni, all'invio centralizzato delle quote, al senso di responsabilità degli ufficiali: «Voler negare l'esigenza di un rinnovo è voler essere ciechi in un mondo di orbi (...) per non diventare semplicemente un club di veterani nostalgici».
Il Colonnello Mattia Annovazzi, vicepresidente della Società svizzera degli ufficiali ribadisce dal canto suo il sostegno a una «forte industria svizzera della difesa» e con non troppa ironia sulla possibilità di inviare carri armati all'estero afferma si tratti di «un'ipotesi eccentrica supportata da oscuri calcoli».
Il Colonnello Smg Marco Netzer, presidente dell'Associazione per la Rivista militare svizzera di lingua italiana, dal canto suo annuncia che ospite d'onore della prossima conferenza organizzata dalla Armsi sarà la consigliera federale Viola Amherd, che sarà presente in Ticino per l'appuntamento del 2 novembre. In più, per festeggiare il decennale dell'Armsi, «è in lavorazione un volume su questi dieci anni di attività. Non solo di storia, ma per proiettarci nel futuro». Il volume dovrebbe uscire nella primavera del 2024.