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Asilo, Marchesi (Udc): ‘Controlli alle frontiere con l'Italia’

Tandem di mozioni a Berna del consigliere nazionale democentrista: ‘È stato sospeso unilateralmente l'accordo di Dublino, congeliamo il credito quadro’

Il Centro federale di Chiasso
(Ti-Press/Gianinazzi)
4 maggio 2023
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“Vengano ristabiliti i controlli alle frontiere fino a quando l’Italia tornerà a rispettare l’accordo di Dublino”. È questa la richiesta del consigliere nazionale dell’Udc Piero Marchesi che con un tandem di mozioni torna alla carica col Consiglio federale sul tema immigrazione. La prende alla lontana Marchesi, partendo col ricordare che un altro accordo, quello di Schengen, “facilita gli spostamenti, elimina i controlli sistematici dei passaporti e allo stesso tempo rafforza la criminalità attraverso la cooperazione internazionale”.

Quello di Dublino, invece, “mira a combattere gli abusi nel campo dell’asilo: grazie alla cooperazione internazionale una domanda di asilo deve essere esaminata una sola volta in tutta l’Unione europea e in Svizzera”. Un’introduzione che fa capire come “Dublino e Schengen sono strettamente legati, come ha spiegato lo stesso Consiglio federale nel suo opuscolo di voto del 2005”.

Ebbene, “il sistema di Dublino, vincolante per gli Stati membri dell’Ue e per gli Stati associati, fra cui la Svizzera, prevede fondamentalmente che la competenza dell’esecuzione della procedura d’asilo spetti al primo Paese in cui la persona rifugiata arriva”. Se in un secondo tempo questa si trasferisce in un altro Stato, “quest’ultimo può rinviare la persona nel Paese d’arrivo, anche se lì non aveva presentato domanda d’asilo”.

‘Dal 2022 l’Italia ha sospeso unilateralmente l’accordo di Dublino’

E siamo al punto critico per l’Udc, dal momento che – ricorda Marchesi nella prima mozione – “dal dicembre 2022 l’Italia ha sospeso unilateralmente l’applicazione dell’accordo di Dublino, i controlli alle frontiere devono quindi essere ripristinati”. In tutto questo, “l’Austria dimostra che ciò è possibile anche in base al diritto europeo. Dal settembre 2022 al gennaio 2023 – scrive ancora il presidente cantonale democentrista – ha introdotto controlli alle frontiere con la Slovacchia. Anche la Germania ha ripristinato i controlli alle frontiere con l’Austria dopo la crisi dei rifugiati nel 2015 e li ha recentemente prorogati per sei mesi”.

Secondo le cifre della Segreteria di Stato della migrazione, “sono attualmente circa 300 le persone rifugiate in Svizzera che dovrebbero essere trasferite in Italia”.

Bühler: ‘Si attivi anche il Consiglio di Stato’

Un atto parlamentare ‘gemello’ è stato presentato anche dal neoeletto granconsigliere democentrista Alain Bühler, il quale, riprendendo quanto affermato da Marchesi, con una mozione chiede al Consiglio di Stato ticinese di attivarsi presso la Confederazione per il ripristino dei controlli alle frontiere fino a quando l’Italia non tornerà a rispettare le procedure dell’accordo di Dublino”.

Ma non è finita qui, perché il consigliere nazionale Udc – con una seconda mozione ‘parallela’ – ne fa anche un discorso economico: in ballo, infatti, ci sono 20 milioni di franchi di contributo annuale destinati all’Italia, di cui Marchesi chiede al Consiglio federale di “congelare il secondo contributo svizzero all’Italia relativo all’attuazione di programmi di cooperazione per il sostegno di misure nel settore della migrazione (credito quadro per la migrazione) a favore di Stati membri dell’Ue selezionati, fino a quando l’Italia non rispetterà l’accordo di Dublino”.

E quindi, ribadendo come questo accordo di Dublino sia stato “sospeso” dall’Italia a partire dal dicembre 2022, “il credito quadro per la migrazione (2022-2026) che paga il nostro Paese deve essere congelato con effetto immediato”.

Rossi: ‘Impediamo la sottomissione al diritto straniero’

Tornando in Ticino, l’Udc cantonale con una nota stampa chiede al Consiglio di Stato di attivarsi “per impedire la strisciante sottomissione della Svizzera al diritto straniero”, e informa di due atti parlamentari – una mozione e un’interpellanza – a firma del granconsigliere Tuto Rossi a nome del gruppo. La richiesta è che il governo cantonale “si faccia promotore di un intervento diretto presso il Dipartimento degli affari esteri per impedire l’adozione del diritto europeo e della supremazia della Corte di giustizia dell’Unione europea”. Inoltre, Rossi chiede al governo di “cercare altri sette Cantoni disposti a opporsi sin d’ora con tutti i mezzi costituzionali a tutti i trattati internazionali che prevedono la sottomissione della Svizzera a un diritto straniero e alle sentenze di tribunali stranieri come la Corte di giustizia europea”.