Ticino

‘Non si punisca chi segnala i controlli radar’

Mozione di Lorenzo Quadri al Consiglio federale. Il deputato leghista al Nazionale: ‘Basta con la volontà persecutoria ai danni degli automobilisti’

In passato Berna ha risposto picche. Il politico: ‘Ma non parto dal presupposto di non avere chance’
(Ti-Press)
2 maggio 2023
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‘Basta sanzionare i gruppi che segnalano la presenza di controlli radar’. È l’eloquente titolo – nonché la richiesta – di una mozione di Lorenzo Quadri al Consiglio federale. Secondo il consigliere nazionale leghista “insistere con i radar trabocchetto per ‘fare cassetta’ non aumenta la sicurezza stradale. Fa unicamente stato di una volontà persecutoria ai danni degli automobilisti, mirata a penalizzare la mobilità individuale, malgrado essa sia un diritto costituzionale dei cittadini”. L’atto parlamentare chiede dunque al Consiglio federale di modificare l’articolo 98, capoverso 3, della Legge federale sulla circolazione stradale (LCStr) “in modo che lo scambio di segnalazioni riguardanti la presenza di controlli radar all’interno di gruppi social chiusi non sia più sanzionabile, e ciò indipendentemente dal numero degli iscritti”.

Questo articolo, in vigore dal 1° gennaio 2013, vieta infatti ai privati cittadini la segnalazione pubblica dei controlli radar effettuati dalla polizia. “Chi infrange il divieto è punito con una multa, che può essere anche elevata: articoli di stampa riferiscono di sanzioni di 850 franchi”, scrive Quadri. Che prosegue evidenziando che anche una segnalazione all’interno di gruppi social chiusi “può però essere considerata pubblica, in particolare se il gruppo ha oltre 30 iscritti; a stabilire il confine tra segnalazione privata e pubblica è la giurisprudenza”. A parere del deputato leghista questa situazione “causa incertezze. Inoltre, le sanzioni sono sproporzionate”.

‘Non risponde a esigenze di sicurezza’

I controlli di velocità – riprende la mozione – per avere uno scopo preventivo “devono essere segnalati. In caso contrario, invece di prevenire un’infrazione, e quindi una situazione di pericolo, essi si limitano a sanzionarla a posteriori, quando la situazione di (presunto) pericolo si è già verificata”. Per Quadri la realtà è che “buona parte dei controlli radar, la (grande) maggioranza dei quali viene effettuata dalle polizie comunali, non risponde a esigenze di sicurezza, ma a ragionamenti di tipo finanziario. Altrimenti detto, ha l’obiettivo di ‘fare cassetta’ a spese degli automobilisti. Numerose infrazioni vengono infatti comminate di notte a strade deserte, e riguardano eccessi di velocità di pochi km/h”.

Gobbi: ma l’avvertimento può favorire anche i ricercati

«Una proposta simile è stata comunque respinta nell’ambito della revisione della Legge federale sulla circolazione stradale – rileva, interpellato dalla ‘Regione’, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi –. Uno degli aspetti critici è che vengono segnalati non solo i radar, ma anche i posti di blocco della polizia. I quali non servono solo per verificare se la cintura di sicurezza è allacciata, ma anche ad esempio per la ricerca di persone. Quindi la segnalazione può essere utile pure ai delinquenti e non soltanto a chi ha il piede un po’ pesante. Con serenità attendo la risposta del Consiglio federale».

Il deputato: confido nel nuovo parlamento

Osserva Quadri, da noi contattato: «Questa mozione verrà trattata nella prossima legislatura, quando ci saranno nuovi deputati, quindi chissà che l’esito non possa cambiare. Non voglio partire dal presupposto che la proposta non abbia chance». Per Quadri è dunque importante insistere, «anche perché le situazioni possono evolvere nel tempo – argomenta –. Una mozione analoga avanzata alcuni anni fa (nel 2014 dall’Udc, ndr) non era stata approvata né dal Nazionale né dagli Stati, mentre l’anno scorso la maggioranza della Camera bassa ha detto di sì alla proposta, e questo dà speranza».

Il governo a Passalia e Dadò: i controlli non sono a soccorso dell’erario

Il Consiglio di Stato ha intanto risposto, come segnalato venerdì da ‘Patti chiari’ della Rsi, all’interpellanza, poi trasformata in interrogazione, dei deputati del Centro Marco Passalia e Fiorenzo Dadò. “Controlli di velocità in Ticino: non stiamo esagerando?”, questa la domanda di fondo posta dai due granconsiglieri. “L’aumento di veicoli in circolazione e la conseguente densificazione del traffico rappresentano un accrescimento dei rischi legati al traffico stradale”, premette nero su bianco il governo. Ebbene, gli apparecchi di rilevamento della velocità, continua il Consiglio di Stato, “vengono impiegati allo scopo di garantire la sicurezza della circolazione stradale e disciplinare il traffico”: pertanto “si contesta fermamente che vi siano delle ragioni finanziarie nelle decisioni della Polizia cantonale sui luoghi in cui effettuare i controlli radar, come pure la gratuita illazione che vi siano degli obiettivi di budget (e men che meno dei relativi premi) da raggiungere per gli agenti di polizia”. Per la Polcantonale i controlli della circolazione stradale “hanno lo scopo di prevenzione e non di ordine finanziario”. E al riguardo il governo ricorda che ad esempio nel 2022 le cifre indicate nel Preventivo del Cantone per i controlli di velocità “non sono state raggiunte, smentendo quindi questa ipotesi e falsa allusione da parte degli interpellanti”.


Dati Consiglio di Stato, infografica laRegione

‘La Cantonale ha ampia autonomia operativa’

L’Esecutivo respinge “fermamente” anche l’insinuazione secondo cui il Dipartimento istituzioni avrebbe chiesto alla Cantonale di incrementare nel 2023 il numero dei controlli. “Non corrisponde assolutamente al vero”, scrive il governo: “La Polizia cantonale non ha mai ricevuto alcuna richiesta da parte del Dipartimento di aumentare i controlli di polizia o con radar con l’obiettivo di incrementare gli introiti derivanti da multe per eccesso di velocità”. La Polcantonale, aggiunge il Consiglio di Stato, “possiede infatti ampia autonomia operativa relativamente al Dipartimento delle istituzioni: essa non è un organo esecutivo dell’Amministrazione, bensì dispone della facoltà di ordinare misure e di attuarle in modo autonomo”. Gli apparecchi mobili di rilevamento della velocità “sono degli strumenti di prevenzione e di lotta agli incidenti stradali e non sono assolutamente dei provvedimenti attuati in soccorso dell’erario cantonale”.

E a proposito di apparecchi, la Polizia cantonale, spiega il governo, ha in dotazione quattro radar semistazionari, due radar fissi e due radar mobili. Le pattuglie “dispongono inoltre di tre pistole laser, per constatare infrazioni gravi alle norme della circolazione stradale (come ad esempio i pirati della strada)”. Per il momento, indica ancora il Consiglio di Stato, non si prevede l’acquisto di altri apparecchi. Tuttavia “non si esclude che in futuro possano essere acquistati ulteriori radar semistazionari, i quali sono versatili e hanno un effetto preventivo accresciuto (sono infatti maggiormente visibili e rimangono nelle postazioni per diversi giorni consecutivi)”.

Coordinazione con le polcom ‘da rafforzare’

I controlli li eseguono pure le Polizie comunali. Le quali “dispongono complessivamente di una quindicina di apparecchi per il rilevamento della velocità”. Si tratta di radar mobili e radar laser. L’impiego degli apparecchi di rilevamento, aggiunge l’Esecutivo cantonale, “avviene a completa discrezione delle Polizie comunali, previa una coordinazione – da rafforzare – attuata dalla Polizia cantonale, allo scopo di evitare sovrapposizioni, o accumulo degli stessi, questo anche nello spirito della collaborazione tra le varie forze dell’ordine”.

Opere di moderazione utili dove è oggettivamente necessario

Misure alternative ai radar, chiedevano Passalia e Dadò? “La situazione viaria e la criticità di determinati tratti stradali - annota il governo - vengono regolarmente monitorate dagli specialisti della Polizia cantonale unitamente ai tecnici del Dipartimento del territorio”. Il Consiglio di Stato, tramite il Dipartimento del territorio, “procede inoltre alla realizzazione di opere di miglioria e di moderazione del traffico quali arredi stradali, restringimenti, formazione di marciapiedi o altri spazi dedicati al pedone: va osservato che in questo ambito sono però i Comuni ad avere maggiore spazio di intervento, i quali devono farsi parte attiva sottoponendo al Cantone proposte concrete e giustificate che, se approvate, vengono in parte finanziate dal Cantone”. Il governo precisa comunque che “queste opere sono utili e opportune solo laddove se ne dimostra oggettivamente la necessità, ad esempio quando le velocità dei veicoli a motore si rilevano statisticamente e marcatamente al disopra del limite prescritto e/o quando vi sono altre chiare esigenze di sicurezza (tutela di pedoni e ciclisti)”.