L'Udc riunisce il comitato cantonale dopo il successo del 2 aprile e guarda già al futuro. Chiesa: ‘Questa per noi sarà la legislatura della maturità’.
«Il risultato delle Elezioni cantonali non è un traguardo, ma un punto di partenza: ora tocca a noi». L'Udc è il partito che ha migliorato di più le proprie posizioni in Gran Consiglio, con il 10,29% di voti di lista e due seggi in più. Ma questo sembra non bastare a un Piero Marchesi che, davanti al ‘parlamentino’ democentrista riunitosi stasera a Lugano, fa intendere quello che è il suo auspicio: che questo risultato sia una rincorsa verso successi ancora più grandi.
Partendo dalle dolenti note, però: «C‘è poco da discutere, l'obiettivo di entrare in Consiglio di Stato non è stato raggiunto. Ma passata la piccola delusione, perché se chi corre una campagna per il governo, e dice di voler essere eletto in governo, non ci riesce... è giusto che abbia un po’ di rincrescimento», dice Marchesi parlando di se stesso e del suo essere arrivato terzo nella lista Lega/Udc dietro gli uscenti Norman Gobbi e Claudio Zali. Ma sgombra il campo: «Sapevamo che era un'impresa impossibile o quasi, quando ci sono due consiglieri di Stato uscenti è difficile batterli se non hanno commesso errori particolarmente gravi».
Tant‘è. Perché passata quella che Marchesi chiama «piccola delusione», son cominciati «i sorrisi». Vale a dire il risultato del Gran Consiglio: «L'obiettivo di migliorare è stato ampiamente raggiunto – gongola Marchesi –. Un riconoscimento dalla popolazione che attesta il lavoro del partito e del gruppo in parlamento, e molti hanno capito il nostro messaggio di volontà di cambiamento. Non arriverà dal Consiglio di Stato, ma cercheremo di ottenerlo ancora dal Gran Consiglio, e chiamando il popolo alle urne con referendum e iniziative che permettano ai cittadini di dar seguito alle proposte Udc che spesso e volentieri sono apprezzate».
Insomma, «la formula del successo» è chiara al presidente cantonale democentrista: «Ripartire continuando a fare opposizione costruttiva, non solo dicendo di no ma proponendo le nostre alternative».
Rispetto al 2019, «abbiamo acquisito il 51% di nuovi voti di lista» rimarca ancora Marchesi. E anche l'obiettivo di «livellare» i risultati alle cantonali – dove l'Udc si assestava sul 5/6% – a quelli delle federali, dove si sfondava il 10%, «è raggiunto». Il tutto, accompagnato da un dato importante: «La crescita è stata nei centri e nelle valli, e in tutti i distretti: salire di percentuali ovunque è fondamentale».
Ciò detto, «ora tocca a noi» ripete Marchesi. «Giusto festeggiare, ma abbiamo eletto delle persone per portare avanti i nostri programmi. Queste ’Cantonali‘ non sono un traguardo, ma l'inizio di un nuovo corso, che affronteremo con la spinta propulsiva di cui facciamo tesoro».
In sala anche il presidente nazionale dell'Udc Marco Chiesa, che rileva come «domenica 2 aprile è stata una giornata straordinaria, ero un presidente nazionale con tutti i fucili carichi puntati contro, tre elezioni cantonali da affrontare e abbiamo raggiunto ottimi risultati in tutte e tre. Sono molto soddisfatto». Rimanendo al Ticino, «la prossima legislatura sarà quella della maturità – scandisce Chiesa –. Perché sarà la legislatura che ci porterebbe, o porterà, in Consiglio di Stato. Non lo decideremo noi, ma i cittadini se i nostri granconsiglieri e il partito faranno una buona politica. Quella politica schietta che da sempre caratterizza l'Udc», rinnova Chiesa.
Che, aprendo il grandangolo, afferma «sarà più schietta quanto più farà capire che la Legge federale sul clima presto in votazione non funziona, è assolutamente farlocca, e ci metterà in grandissime difficoltà per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico».
E ancora. Il caro vecchio cavallo di battaglia dell'immigrazione è tutto tranne che imbizzarrito in casa Udc: «Il Primo luglio – spiega Chiesa – l'assemblea dei delegati deciderà il lancio di un'iniziativa popolare federale, perché il problema non è stato risolto. In Ticino, con la libera circolazione, siamo passati da 35mila a 80mila frontalieri: anche loro devono entrare nel conto. Perché finché c’è una qualità che fa crescere il benessere e porta valore aggiunto va bene, ma la situazione odierna è all'insegna di salari più bassi e ceto medio sotto pressione».
Il 26 agosto, invece, partirà la campagna elettorale per le Federali del 22 ottobre: «Sarà qualcosa di grosso», afferma sornione Chiesa. Qualcosa di «giustamente patriottico, emozionale, dove mostreremo come siamo pronti, il primo partito svizzero, sulla cresta dell'onda perché siamo sempre stati coerenti su energia, immigrazione e una neutralità che oggi viene messa in discussione, col rischio di rovinare tradizione, cultura e spirito del nostro Paese».
Sulle Elezioni federali si concentra anche Marchesi, che dal 2019 siede in Consiglio nazionale. L'obiettivo è chiaramente la conferma del seggio agli Stati di Chiesa, ma il presidente cantonale democentrista si spinge più in là: «Recuperare il terzo seggio dell'area Lega/Udc, perso quattro anni fa. All'epoca lo perse la Lega, noi abbiamo la volontà di recuperarlo all'interno dell'area e come Udc abbiamo l'ambizione di ottenere il nostro secondo eletto. Nell'interesse di tutti, anche della Lega: una buona lotta all'interno dell'area, una competizione vera porterà quest'area a crescere».
Per conoscere i nomi dei candidati bisognerà aspettare ancora un po’. La commissione ‘cerca’, coordinata dal capogruppo in Gran Consiglio Sergio Morisoli, è stata insediata. L'unica certezza, oggi, è che ci saranno più liste collegate come Udc Giovani o con «il mondo agrario, come quattro anni fa». Nessuna asticella fissata, dopo il 12,71% di voti di lista del 2019: «Quello che arriverà in più andrà bene», dice Marchesi. Con la faccia di uno che, invece, quell'asticella l'ha fissata eccome. E in alto.