Ticino

Elezioni suppletive per gli Stati, il governo rinuncia

Il presidente De Rosa: ‘Abbiamo seguito il principio del buon senso e dell'opportunità’. Decisione ‘all’unanimità’. Dure le reazioni. Ricorso non escluso

(Ti-Press)
6 aprile 2023
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«Abbiamo seguito il principio del buon senso e dell’opportunità, nel decidere di non indire elezioni suppletive per il Consiglio agli Stati». Il seggio lasciato vacante a Berna dalla socialista Marina Carobbio, che proprio oggi si è ufficialmente insediata nel governo ticinese, resterà quindi vuoto fino a ottobre. Oltre sei mesi. La decisione è stata presa nel pomeriggio dal Consiglio di Stato nel corso della seduta straordinaria. «Ci saremmo trovati con quattro elezioni, due ordinarie e due complementari, in circa cinque mesi. Uno spazio di tempo piuttosto limitato», spiega alla stampa, reduce dalla riunione, il nuovo presidente del governo ticinese Raffaele De Rosa. Inoltre, «elezione complementare e ordinaria si sarebbero sovrapposte. Causando una certa confusione nell’elettorato. Questo perché saremmo arrivati ad avere le candidature per l’elezione ordinaria durante l’estate, quando non sarebbe stata ancora definitiva quella suppletiva». Il quasi sicuro ballottaggio, ovvero il secondo turno dell’elezione complementare, nella tempistica teorica indicata dal Consiglio di Stato si sarebbe infatti dovuto tenere il 3 settembre.

‘Sappiamo che c’è il rischio di un ricorso’

La decisione del governo di rinunciare alle elezioni suppletive – spiega ancora De Rosa – è stata presa «all’unanimità». Il che lascia intendere che la controversa decisione sia stata condivisa anche da Carobbio, all'origine dell'intoppo istituzionale per aver scelto di conservare il seggio alla Camera dei Cantoni fino all'ultimo. Se così fosse, e a proposito di opportunità, non sarebbe stato... opportuno astenersi dalla discussione e soprattutto dalla decisione del governo di non organizzare le suppletive? Durante la seduta straordinaria, afferma ancora il neo presidente del Consiglio di Stato, sono stati considerati anche i costi: «Tra i 400 e i 500mila franchi la spesa prevista, cui si aggiunge il costo del personale impegnato».

Le due persone destinate a rappresentare il Ticino alla Camera dei Cantoni, per la legislatura 2023-27, saranno quindi designate in occasione delle elezioni federali ordinarie, in agenda per prossimo 22 ottobre. Questo a meno di ricorsi. La Legge sull’esercizio dei diritti politici, articolo 60, impone infatti “nel caso di vacanza di una carica con elezione con sistema maggioritario, il Consiglio di Stato o, nelle elezioni comunali, il Municipio indice un’elezione complementare”. «Sappiamo che un rischio di ricorso sussiste – ammette De Rosa –. Se ciò dovesse accadere saranno i tribunali a decidere sul caso e fare giurisprudenza». Un'altra opzione ventilata da più parti negli scorsi mesi era quella di modificare la legge e andare al voto (anche) in estate. Possibilità che al momento non è infatti prevista. «Il Gran Consiglio si era già chinato su questo tema, decidendo di non decidere e bocciando tutte le proposte sul tavolo. Da parte nostra abbiamo l’intenzione di procedere a una modifica della Legge, ma per questo occorre tempo e non sarebbe stato opportuno farlo ora in fretta e furia. Anche perché – aggiunge De Rosa – i tempi tecnici non ci sarebbero probabilmente stati».

‘Vorremmo avere sempre seggi occupati’

Seggio che sarà quindi vacante in occasione della seduta straordinaria delle Camere federali al via martedì della prossima settimana, quando verrà discussa la delicata vicenda del Credit Suisse. «Ovviamente vorremmo sempre che i seggi fossero occupati. Ma anche avviando la procedura domani non arriveremmo certo in tempo ad avere un rappresentante per questo importante dibattito».

Le reazioni

Marchesi: ‘Se il governo non applica le leggi mi chiedo cosa possa pensare il cittadino’

«Con molta delusione prendiamo atto che il Consiglio di Stato non applica le leggi. E se il governo non le applica, mi chiedo cosa possano pensare i cittadini», osserva il presidente dell’Udc ticinese e consigliere nazionale Piero Marchesi, contattato dalla ‘Regione’. La legge, rincara, «è molto chiara e dice che bisogna andare al voto. Il Consiglio di Stato si permette invece, deliberatamente, di non dar seguito alla norma e ciò è gravissimo. A questo punto mi domando come possa pretendere dai cittadini il rispetto delle leggi. Ha dato un pessimo esempio e lo ha dato a inizio legislatura. Ancora prima di cominciare ha fatto un disastro». Farete ricorso? «Ci prenderemo il tempo necessario per valutare», risponde Marchesi. Severo il capogruppo dei democentristi in Gran Consiglio Sergio Morisoli: «Si è passati da uno Stato di diritto a uno Stato di opportunità. C’è da pensare e c’è da temere». Continua Morisoli: «L’impressione che si ha con questa decisione di non indire le suppletive è che il governo abbia ritenuto i cittadini in grado di eleggere questo Consiglio di Stato, ma di non esserlo, poco dopo, nel designare un solo deputato per Berna».

Mirante: ‘Situazione frutto delle azioni di un preciso responsabile politico’

Duro anche il giudizio di Amalia Mirante, co-fondatrice di Avanti e neo granconsigliera. «In democrazia non c’è nessun principio di opportunità che tenga, mai», afferma perentoria Mirante, da noi raggiunta, Poi l’affondo con un lungo post su Facebook. “Sono indignata! Il Consiglio di Stato – scrive – ha deciso che, per ben sei mesi, il nostro cantone resterà privo di un rappresentante agli Stati, il tutto per mere questioni di ‘opportunità’. Come se il rispetto delle leggi e dei diritti del popolo fosse una semplice questione di convenienza! Questa decisione è inaccettabile, un'azione subdola intrapresa solo per evitare di disturbare i giochi di potere dei partiti storici, per proteggere candidature e per altre ragioni opache. Il tutto celato maldestramente dietro un nebuloso concetto di ‘opportunità’”. Sarà battaglia legale? “Valuteremo con il Movimento Ticino&Lavoro la possibilità di presentare un ricorso, perché – annota ancora l’esponente di Avanti – riteniamo che il popolo debba essere libero di votare, senza che il governo si arroghi il diritto di negarglielo. Insomma, non posso tacere di fronte al fatto che per sei lunghi mesi non avremo un rappresentante ticinese agli Stati e che tale situazione è frutto delle azioni di un preciso responsabile politico, sia come individuo che partito (chiaro il riferimento a Marina Carobbio e al Ps, ndr). Ancora una volta, gli interessi personali e di bottega politica hanno avuto la meglio sull’interesse pubblico. Non possiamo e non dobbiamo restare in silenzio di fronte a simili impresentabili manovre!”. E sull'argomento costi, Mirante osserva: “Certo, la democrazia costa, le dittature sono più economiche. E ho detto tutto…”.