Interpellanza dell'Mps dopo l'audit commissionato dal parlamento i cui risultati contraddicono l'esito delle verifiche disposte dal Consiglio di Stato
Cinque domande al Consiglio di Stato per sapere come spiega le conclusioni "diametralmente opposte" alle quali sono giunti da un lato gli accertamenti disposti e affidati dallo stesso governo al proprio consulente giuridico e al Cancelliere dello Stato, dall’altro il successivo audit deciso e assegnato dal parlamento allo studio legale ginevrino Troillet Meier Raetzo. Cinque quesiti formulati dal Movimento per il socialismo per capire, per cercare di capire i motivi delle conclusioni discordanti sull’agire dell'Amministrazione cantonale in relazione ai comportamenti del collaboratore del Dipartimento sanità e socialità poi condannato per coazione sessuale e violenza carnale e quindi licenziato. Gli approfondimenti ordinati dall'Esecutivo hanno portato a ritenere corretto l’agire dell’Amministrazione. Di tutt'altro tenore il rapporto d'audit allestito dalle periti dello studio di Ginevra, specializzato tra l'altro in diritto del lavoro e occupatosi anche dei presunti casi di molestie alla Ssr (Rts). Rapporto presentato di recente in conferenza stampa.
Richiamando quanto sostenuto dal Consiglio di Stato rispondendo “all’interrogazione del 23 giugno 2021 e all’interpellanza del 3 dicembre 2021”, i granconsiglieri dell'Mps Matteo Pronzini (primo firmatario), Simona Arigoni e Angelica Lepori chiedono al governo “su che base ha potuto affermare che l’agire dell’Amministrazione cantonale è stato corretto e che i provvedimenti di natura organizzativa adottati erano stati proporzionati alle informazioni di cui l’Amministrazione disponeva, quando ora le conclusioni dell’audit affermano che l’Amministrazione ha commesso errori generali ed errori specifici nella gestione del caso individuale dell’ex funzionario?". Seconda domanda: il Consiglio di Stato "pensa di sottoporre a un esame critico la gestione dell’inchiesta amministrativa, che oggi appare perlomeno superficiale, da parte del Cancelliere e del consulente giuridico?”. Terzo quesito: il governo "come intende dar seguito alle conclusioni dell’audit laddove indicano che sarebbe possibile adottare provvedimenti individuali nei confronti di chi all’interno dell’Amministrazione cantonale ha commesso errori nella gestione di questo caso?". Il quarto: all’epoca “a quale livello della gerarchia sono stati commessi degli errori nella gestione del caso? Diretto superiore, capo sezione, capo divisione, direzione del dipartimento, Consiglio di Stato?“. Infine: “Quali sono i provvedimenti che potrebbe o dovrebbe adottare il Gran Consiglio?”.
Ma non c'è solo l'interpellanza. Pronzini ha pure scritto alla presidente del Gran Consiglio Gina La Mantia a proposito della conferenza stampa, svoltasi la settimana scorsa, in cui sono stati illustrati i contenuti principali del rapporto d'audit. Secondo il deputato dell'Mps, il parlamento sarebbe stato bypassato. “Il decreto legislativo concernente l’audit esterno in merito al caso dell’ex funzionario del Dss votato dal Gran Consiglio il 24 gennaio 2022 – annota il parlamentare – prevedeva all’articolo 5: ‘Rapporto finale. La Commissione gestione e finanze presenta un rapporto che riassuma i fatti accertati all’indirizzo del Gran Consiglio per la discussione. Al rapporto sono annesse, per voto del Gran Consiglio, le raccomandazioni formulate dall’auditor all’attenzione delle autorità competenti, nel rispetto della sfera intima e personale delle persone coinvolte’ ”. Aggiunge Pronzini: “Abbiamo preso atto che lo scorso 21 marzo nell’aula del Gran Consiglio il presidente della Commissione della gestione ha presentato, congiuntamente all’avvocata che ha allestito l’audit, i risultati dello stesso. Dalle immagini abbiamo potuto constatare anche la presenza del segretario generale del Gran Consiglio. Ne deduciamo che l’Ufficio presidenziale" del parlamento "ha dato il suo avallo a tale presentazione". A detta dell'Mps, “tale modo di procedere, e meglio l’aver bellamente ignorato quanto contenuto nel decreto legislativo che lo stesso Gran Consiglio ha votato, solleva problemi di serietà e credibilità circa l’agire dell’Ufficio presidenziale; segnala inoltre una mancanza di rispetto per il parlamento in quanto tale“. Un modo di procedere, rincara l’Mps, che “conferma, ancora una volta, la nostra convinzione che le decisioni del Legislativo vengono prese non negli ambiti deputati, ma in altra sede. Altro che frammentazione e problemi di funzionamento del parlamento”. In ogni caso, l’invito è “a volerci comunicare quando e come l’Ufficio presidenziale è intenzionato a dar scarico di quanto contenuto nell’articolo 5 del decreto legislativo”.