Partiti ‘minori’ contrari alla proposta Plr di limitare l'accesso al Gran Consiglio a chi ha almeno il 4% dei voti. ‘È un segnale di insicurezza’
«La proposta di una soglia di sbarramento al 4% per accedere al Gran Consiglio non è altro che la dimostrazione della grande incompetenza e insicurezza di chi la sostiene». Non usa mezzi termini Matteo Pronzini (Mps) per criticare l’iniziativa parlamentare elaborata presentata dal liberale radicale Paolo Ortelli (primo firmatario) che chiede di modificare l’articolo 58 della Costituzione cantonale e introdurre un quorum diretto per l’elezione in parlamento. Una proposta, sottoscritta da altri sei deputati liberali – tutti in uscita dal Gran Consiglio e non candidati alle imminenti elezioni cantonali –, che Pronzini ritiene «l’ennesimo attacco a chi fa opposizione. Il Plr e gli altri partiti di maggioranza hanno già i numeri per governare, ma si perdono in litigi su questioni di cariche e potere. Basta vedere quanto è successo con la nomina dei procuratori pubblici». Altro tema che riguarda i partiti ‘minori’: le commissioni. «È lì che il lavoro rallenta. Ma la colpa non è certo nostra, visto che non abbiamo abbastanza deputati (ne servono almeno cinque, ndr) per entrarvi. La verità è che dà fastidio la presenza in parlamento di qualcuno che fa il grillo parlante e mette a nudo l’agire del potere». Per il deputato del Movimento per il socialismo non è poi solo una questione di numeri. «Noi siamo in tre, ma su alcuni temi, penso ad esempio al referendum sulle pensioni dei consiglieri di Stato o alle rivendicazioni sulla cassa pensioni dei dipendenti statali (Ipct), abbiamo raccolto un consenso molto ampio che mette in discussione le decisioni della maggioranza politica. È questo il senso dell’opposizione, che qualcuno vorrebbe eliminare».
Sulla stessa lunghezza d’onda il granconsigliere comunista Massimiliano Ay: «Anche con pochi deputati (il Pc ne ha due, ndr) si possono fare proposte e ottenere risultati. In questa legislatura ci siamo sentiti propositivi, non certo un ostacolo come insinua l’iniziativa Plr». E per quanto riguarda il rischio ‘frammentazione del parlamento’ Ay ha le idee chiare: «È lo specchio di una società con sensibilità sempre più diverse. Non penso che la soluzione sia escludere le minoranze dal parlamento. Anche perché, lasciatemelo dire, proprio il Plr dalla frammentazione ha ottenuto dei vantaggi quando ha trovato nell’Mps l’appoggio decisivo per bocciare il superamento dei livelli». Cosa si potrebbe fare quindi? «Un’idea è quella d'includere nelle commissioni anche le forze ‘minori’, creando un gruppo misto».
Per Tamara Merlo di Più Donne l’iniziativa che propone una soglia di sbarramento «è il sintomo del nervosismo di chi la propone. Se non addirittura di paura». Secondo la deputata, che siede in Gran Consiglio insieme alla collega di lista Maura Mossi Nembrini, «è un brutto segnale. Si vuole chiudere la porta alla pluralità di opinione. Se gli elettori votano le nostre liste, è segno che non si sentono rappresentati dai partiti ‘tradizionali’. Negli ultimi quattro anni si è già cercato di mettere il bastone tra le ruote alle liste minori: con i vincoli alle interpellanze che poi limitano non solo la nostra attività politica ma quella di tutti». E sulla difficoltà del Gran Consiglio di lavorare in maniera operativa, come si legge nell’iniziativa parlamentare che propone la soglia di sbarramento, Merlo ci tiene a fare una precisazione: «Eventuali ritardi o difficoltà nel trovare degli accordi sono tutte questioni interne alle commissioni, dove noi partiti ‘minori’ non siamo presenti. E fa strano che questa proposta arrivi proprio dal Plr, un partito con ben cinque granconsiglieri su diciassette in ogni commissione. Se qualcosa non funziona sono quindi i partiti storici a dover fare autocritica».
Contrario anche Evaristo Roncelli (Avanti) che attraverso una lettera inviata ai media rilancia con una serie di proposte. Tra queste: “Perché non passare da 90 a 60 granconsiglieri e introdurre il sistema maggioritario sia per il Consiglio di Stato che per il parlamento? Così le 5 persone più votate dal popolo vanno in governo, partiti o non partiti. Così, le 60 persone più votate dal popolo entrano in Gran Consiglio, partiti o non partiti. E formerebbero gruppi a sostegno od opposizione del governo, creando una dinamica più sana”.