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Chiesa: ‘L'Udc pronta a entrare in governo anche in Ticino’

Il presidente nazionale democentrista a ‘laRegione’ su Ubs-Credit Suisse, Barometro Ssr per le Federali e le Cantonali del 2 aprile: ‘Obiettivo crescere’

Il consigliere agli Stati a tutto campo
(Keystone)
23 marzo 2023
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«Il Consiglio federale si impegni in modo vincolante a migliorare la normativa ‘too big to fail’, chiarisca la posizione di mercato della nuova Ubs adottando misure per assicurare che la concorrenza rimanga garantita, adotti misure per il recupero dei bonus illegittimamente versati ai manager di Credit Suisse. Solo se queste tre condizioni saranno soddisfatte appoggeremo, in parlamento, la garanzia di 109 miliardi di franchi della Confederazione, cioè dei cittadini, a favore della fusione tra Ubs e Credit Suisse». Era attesa sotto la cupola di Palazzo federale ed è arrivata, la presa di posizione democentrista sul caso che ha scosso la piazza finanziaria svizzera e che, con tutti i suoi addentellati, si riverbererà ancora a lungo. Il presidente nazionale dell’Udc Marco Chiesa, di ritorno dalla riunione con la frazione parlamentare e la dirigenza del suo partito, a colloquio con ‘laRegione’ spiega i motivi delle condizioni poste partendo da un assunto: «Noi già nel 2013 avevamo avvertito dei pericoli, il lavoro era stato svolto solo a metà, non ci hanno ascoltati».

Spieghi meglio.

La strategia del Consiglio d’amministrazione di Credit Suisse è da tempo criticata e criticabile. La parte svizzera ha sempre funzionato bene, ma l’avidità dei manager ha portato a investimenti ad alto rischio all’estero con conseguenti perdite stratosferiche e multe salatissime. La caduta del titolo ha subito un’accelerazione con l’inizio del 2023, complice un’azzerata fiducia nei confronti del management, e in pochissimi giorni la liquidità è crollata. E siamo al punto: le regole del ‘Too big to fail’ non sono sufficienti, per questo motivo già nel 2013, come detto, avevamo chiesto di fare un passo in avanti, ossia di separare le attività svizzere da quelle a rischio dell’investment banking. La nostra richiesta è rimasta lettera morta. Il parlamento aveva assicurato che le regole fossero sufficienti, la realtà ha dimostrato l’esatto contrario e in questo c’è una chiara responsabilità del Cda di Credit Suisse, e c’è anche da fare un’analisi sul lavoro svolto dalla Finma: per questo siamo a favore di una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’organo di sorveglianza. Poi, da ultimo ma non per importanza, riteniamo che quei bonus milionari illegittimamente versati ad amministratori senza scrupoli devono essere rimborsati. Io sono favorevole a premiare la meritocrazia, ma se poi lo Stato deve salvare una società privata allora bisogna prendersi le proprie responsabilità.

Cosa vi preoccupa del nuovo scenario che si va configurando?

La posizione di Ubs, che diventa un gigante. Per questo chiediamo al Consiglio federale delle risposte precise per far sì che questo gigante non diventi, un domani, un problema insormontabile per il nostro Paese. Senza queste tre esigenze soddisfatte, ribadisco, non sosterremo un franco di garanzia.

Un’altra notizia di stretta attualità è il Barometro elettorale della Ssr che è stato pubblicato ieri e vi vede in crescita dell’1% e vi conferma per distacco come primo partito nazionale. A cosa pensa si debba questa vostra progressione?

Guardi, io credo in un partito popolare svizzero, l’Udc, capace di chiamare i problemi col loro nome senza appiattirsi sul politicamente corretto. Questo significa dire che la ‘Strategia energetica 2050’ è fallita, che c’è il caos nel settore dell’asilo, che non possiamo e non dobbiamo permetterci di indebolire la nostra neutralità, che c’è un’immigrazione incontrollata e che il futuro aumento dei costi dell’energia è inquietante: non è possibile che a seguito della Legge sul clima ogni cittadino debba pagare 10mila franchi l’anno per l’energia. Questi non sono calcoli dell’Udc, ma del Politecnico di Zurigo. Si tratterebbe di 6-7mila franchi in più l’anno, considerando che oggi la media è sui 3mila franchi a testa di spesa. Un salasso per le famiglie che non possiamo permetterci. Noi sosteniamo l’energia rinnovabile, ma il problema dell’approvvigionamento sicuro e a buon mercato non si risolve solo con le rinnovabili. Pensare di rinunciare alle energie fossili è una totale chimera, e un domani bisognerà assolutamente rivedere gli investimenti nelle nuove tecnologie, centrali nucleari comprese, su cui tanti paesi a noi vicini hanno già annunciato di voler puntare. È ipocrita vietare in Svizzera la produzione di un’energia che si compra poi dall’estero.

Riguardo all’immigrazione siete tornati agguerriti, è per la campagna elettorale che si avvicina o vedete davvero alle porte un’emergenza?

È l’attualità a rispondere prima di me, con gli sbarchi che sono tornati a essere numerosi e ripetuti in Italia. Lo vediamo con il fatto che l’Italia con una decisione unilaterale non prende più i migranti di sua competenza. Le frontiere esterne non sono presidiate né protette, e noi siamo chiamati alla cassa per pagare un sistema, quello retto dagli Accordi di Schengen e di Dublino, che non funziona. L’Ufficio della migrazione prevede 40mila domande d’asilo, stiamo tornando al livello della grande emergenza del 2015. Faccio notare, in più, che i Cantoni di Lucerna e Argovia hanno già dichiarato lo stato d’emergenza per il settore dell’asilo, e abbiamo già assistito a svizzeri sfrattati per lasciar posto ai rifugiati. Questa non è la mia Svizzera.

Però chiudere le porte e azzerare l’immigrazione è più un’utopia irrealizzabile che un programma politico.

Noi siamo a favore di un’immigrazione di qualità e complementare, oggi arrivano troppe persone che non possono essere inserite nei settori che servono a creare benessere nel nostro paese. L’anno scorso sono immigrate 200mila persone, inoltre 50mila persone sono entrate illegalmente e non sappiamo dove vanno. Abbiamo superato i 9 milioni di abitanti, non voglio una Svizzera da 10 milioni. Bisogna dire le cose come stanno: solo così si può trovare una soluzione. Ma se continuiamo a trascurare e sottovalutare la questione, un giorno arriveremo al punto di non ritorno. Vorrei che la Svizzera restasse la Svizzera, per noi e per i nostri figli.

Sempre stando al Barometro Ssr mentre voi salite a scendere, e di molto, sono i Verdi.

Senza giudicare in casa d’altri, posso dire che ho notato che oggi la popolazione ragiona in maniera sempre più realista, pragmatica e svizzera. Meno ideologia, meno utopia, più piedi per terra e ricerca di soluzioni. Questo significa che la popolazione ha capito che siamo responsabili dello 0,1% delle emissioni mondiali di CO2, ha capito che non sarà la Svizzera a salvare il clima e modificare i suoi cambiamenti. E l’approvvigionamento deve essere sicuro, ma le famiglie devono pure poterselo permettere. L’idea dei caloriferi freddi perché una persona non può pagare il riscaldamento è inquietante.

Dalle Federali alle Cantonali, che si terranno tra un paio di settimane. Anche qui i sondaggi danno l’Udc in crescita costante, Piero Marchesi ha quasi dimezzato lo svantaggio nei confronti del leghista Claudio Zali rispetto alla prima rilevazione, anche se il margine è ancora rilevante. Siete pronti per entrare in Consiglio di Stato?

Sì, lo dico chiaramente: se gli elettori lo vorranno siamo pronti a dare il nostro contributo in governo anche in Ticino. L’Udc ticinese nel corso degli anni ha fatto passi da gigante, ha dettato in molti casi l’agenda a livello parlamentare e davanti al popolo. Questo può accadere solo se ci sono persone in grado di dare questa spinta, il nostro gruppo parlamentare e il consigliere nazionale Piero Marchesi hanno dimostrato a tutto il Cantone di essere attivi e di far politica con passione, competenza e impegno. Sono fermamente convinto che chi fa politica deve essere pronto a prendersi le sue responsabilità con moderazione, rispetto ma anche convinzione. Non credo a candidature di accompagnamento, supporto, bandiera… Chi si presenta per il Consiglio di Stato deve essere pronto a rimboccarsi le maniche e dare tutto per il Canton Ticino.

E al netto dell’entrata o no in governo, quanto è importante rafforzarsi a livello di Gran Consiglio? In molti legislativi cantonali avete una grande rappresentanza, in Ticino storicamente molto meno. Ultimamente il trend sembra positivo, la sera del 3 aprile con i risultati del parlamento si aspetta un ulteriore salto in avanti?

I risultati nei parlamenti cantonali sono di fondamentale importanza, la politica si fa passando dal legislativo facendo proposte e interpretando le esigenze della popolazione. Non ci trasformeremo mai in parlamentari d’élite, rimarremo sempre vicini alle esigenze e ai bisogni delle persone e soprattutto di un ceto medio sempre più in difficoltà. Questo mi auguro ci porterà a crescere in Gran Consiglio, per portare avanti principi e valori profondamente svizzeri. L’abbiamo fatto bene quando eravamo in pochi, posso solo immaginare cosa potremmo fare se aumenteremo ancora i nostri seggi.

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