Ticino

Giustizia, il governo ricorda i fondamentali all’Udc

E invita a respingere la proposta di Soldati di considerare per la rielezione dei magistrati anche gli eventuali risarcimenti per errori da loro commessi

Due o tre cose da sapere...
(Ti-Press)
16 marzo 2023
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Un atto parlamentare da respingere. Per due motivi. "Soprattutto perché lesivo del principio della separazione dei poteri e dell’indipendenza del potere giudiziario", poi perché "non tiene conto che indennizzi in ambito penale riconosciuti ai sensi del Codice di procedura penale, subordinatamente dalla Legge cantonale sulla responsabilità civile degli enti pubblici, derivano anche da atti leciti intrapresi dal magistrato conformemente a quanto disposto dalla legge". È quanto scrive il Consiglio di Stato pronunciandosi sull’iniziativa parlamentare, depositata nel marzo del 2021, con la quale i deputati dell’Udc Roberta Soldati (avvocata e prima firmataria), Lara Filippini, Tiziano Galeazzi, Edo Pellegrini e Daniele Pinoja chiedono, passando da una modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria, che nella procedura di rielezione dei magistrati venga considerato, annotano i cinque democentristi, "anche l’ammontare" dell’eventuale "risarcimento" pagato dallo Stato per "errori professionali" commessi dal procuratore pubblico o dal giudice che, giunto alla scadenza del mandato decennale, sollecita un ulteriore periodo di nomina. In altre parole, il Consiglio della magistratura dovrebbe tener conto pure del suddetto aspetto quando redige – all’attenzione dell’autorità chiamata a eleggere le toghe, cioè il Gran Consiglio – il proprio preavviso sull’idoneità di questo o quel magistrato a ricoprire la medesima carica al Palazzo di giustizia.

Separazione dei poteri e indipendenza delle toghe

Il governo invita il Gran Consiglio a rigettare l’iniziativa. E a Soldati (che è pure rappresentante dell’Udc nella commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’) e cofirmatari ricorda i fondamentali. Ovvero la separazione dei poteri e l’indipendenza del potere giudiziario. "La consacrazione del principio dell’indipendenza dei giudici nell’ambito dell’esercizio delle loro competenze giurisdizionali – rammenta il Consiglio di Stato – vieta qualsiasi ingerenza da parte dello Stato e lascia ai magistrati una grande autonomia, imponendo loro di agire unicamente in ossequio alla legge. L’istituto del giudice indipendente e autonomo che decide senza timori rappresenta una sicurezza e una garanzia per il diritto dei cittadini di ottenere giustizia. Tale indipendenza sarebbe compromessa nel caso in cui il giudice dovesse temere ritorsioni in ragione della sua decisione, nello specifico paventasse di subire delle conseguenze (come il non essere rieletto, ndr) a causa di eventuali negligenze o errori commessi nell’ambito della sua attività".

Uno strumento di pressione

E allora, osserva l’Esecutivo, "la richiesta degli iniziativisti di considerare l’ammontare del risarcimento pagato dallo Stato per gli errori professionali del magistrato in occasione della formulazione del preavviso per una nuova rielezione rischia seriamente di compromettere il buon funzionamento della giustizia in quanto potrebbe condizionare direttamente e indirettamente i giudici, intimidendone l’azione e incoraggiandoli ad adagiarsi su interpretazioni accomodanti e a decidere con il massimo del conformismo giudiziario". Per questo motivo il Consiglio di Stato "ritiene che la modifica postulata nell’iniziativa rappresenti un indebito strumento di pressione nei confronti dei magistrati che produrrebbe una crassa ingerenza sulla loro indipendenza e sulla loro autonomia, violando il principio fondamentale della separazione dei poteri e risultando quindi in contrasto con la Costituzione sia federale che cantonale, nonché con le norme giuridiche di rango inferiore". Senza peraltro dimenticare, pensando all’attività per esempio del Ministero pubblico, che in caso di denuncia penale o in presenza di sufficienti indizi di reato, il procuratore pubblico "è tenuto ad aprire l’istruzione".

Nella legislazione federale, ricorda inoltre il governo, "in materia di ingiusto procedimento e ingiusta carcerazione troviamo gli articoli 429-431 del Codice di procedura penale che stabiliscono il diritto dell’imputato a un’indennità e riparazione del torto morale subito". Nella legislazione ticinese, "oltre al provvedimento di tipo civile che lo Stato può adottare nei confronti di un magistrato che ha commesso un errore, va rammentato che l’inadempienza del giudice nell’esercizio delle sue funzioni (o per via dell’assunzione di un comportamento che offende la dignità della magistratura) è sanzionabile anche disciplinarmente da parte del Consiglio della magistratura". Nella legislazione cantonale, dunque, vi sono già "due istituti – quello della responsabilità civile e quello della responsabilità disciplinare – che operano su due piani diversi ma che intervengono per sanzionare i magistrati inadempienti e per punire le condotte non corrette che hanno effetti negativi sui cittadini".