Le risposte alle domande di Marco Noi (Verdi) e Matteo Pronzini (Mps) sono state lette da Norman Gobbi. ‘Speravamo in un confronto limpido’.
«Mi dichiaro altamente insoddisfatto dalle risposte. Deploro con veemenza l’atteggiamento del Consiglio di Stato, che non ha la forza d’animo di riconoscere i propri errori oppure, semplicemente, non li vede». Così in serata Marco Noi dei Verdi al termine dell’intervento del capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, che ha letto al posto del direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa (assente per partecipare a un dibattito televisivo, ndr.) le risposte alle interpellanze sul caso Unitas. Interpellanze presentate dallo stesso capogruppo degli ecologisti in Gran Consiglio e da Matteo Pronzini (Mps), che chiedevano chiarimenti sull’operato del governo nei confronti dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana. E proprio l’assenza del consigliere di Stato responsabile del Dipartimento, il Dss, interessato dalla vicenda è stata al centro di accese critiche. «Rinviamo la trattanda a domani. È fuori luogo che il consigliere di Stato che ha in mano il dossier non sia presente per rispondere in prima persona», ha proposto Pronzini attraverso una mozione d’ordine. Suggerimento respinto dalla maggioranza del parlamento (o meglio, dai 56 deputati, su 90, ancora presenti). «Anche a me colpisce che il titolare dei servizi che ho criticato attraverso questa interpellanza non ci metta la faccia nella risposta. Posso capire che decide il Consiglio di Stato chi risponde, ma avrei gradito che De Rosa si fosse presentato qui per un confronto limpido. Una vergogna nei confronti delle vittime», ha aggiunto Noi.
Una volta entrati in materia, è stata ribadita da parte degli interpellanti la critica all’operato del governo: «Si è detto che non si poteva fare di più, dimenticando di dire che l’associazione riceve importanti finanziamenti. A questo si aggiunge la presenza della fondazione, creata apposta per trasferire capitali e non perdere i finanziamenti». Pronzini ha poi continuato: «L’attuale comitato di Unitas sta gestendo e manovrando. Ha ancora in mano la situazione e pilota la sua uscita e sostituzione. Il nuovo presidente è infatti stato proposto da loro e sottomettono le loro dimissioni alla modifica degli statuti, pure questa elaborata dall’attuale comitato». A questo si aggiunge, secondo Pronzini, «un atteggiamento irrispettoso verso la persona che era stata nominata come rappresentante del governo all’interno dell’associazione».
«Il Consiglio di Stato è sempre stato dalla parte delle vittime con una linea chiara e determinata. E deplora i toni usati dagli interpellanti», ha ribadito Gobbi. «Siamo andati oltre le nostre competenze, indicando cambiamenti incisivi e necessari». Tra quelle citate: il ricambio del comitato di Unitas, la modifica dello statuto, l’introduzione di un nuovo regolamento e l’adozione di percorsi formativi per operatori e volontari sul tema del mobbing e delle molestie. Gobbi ha inoltre ripercorso quanto spiegato De Rosa nell’intervista pubblicata sull’edizione odierna della ‘Regione’: il cambiamento del comitato avverrà in due tappe; alcuni membri (presidente compreso) hanno già rassegnato le dimissioni; il nuovo statuto permetterà al governo di nominare direttamente il suo rappresentante in comitato; dell’audit stilato dall’avvocata Martinelli Peter verrà reso pubblica solo una sintesi, per tutelare le vittime; il consulente di Unitas incaricato di verificare l’attuazione delle misure è l’avvocato Luigi Mattei; e il futuro rappresentante del governo sarà Franco Lazzarotto.