Ticino

‘Il fabbisogno di medici non si risolve abbassando la qualità’

Franco Denti (Ordine dei medici ticinese) critico verso le deroghe sulle autorizzazioni a esercitare approvate ad ampia maggioranza dal Nazionale

(Ti-Press)
28 febbraio 2023
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Medici di famiglia, pediatri, psichiatri e psicoterapeuti dell’infanzia e dell’adolescenza potrebbero esercitare più facilmente in Svizzera in caso di comprovata scarsità di dottori in questi quattro ambiti medici. Lo ha deciso il Consiglio nazionale accogliendo con 157 voti (tra cui quelli della deputazione ticinese) contro 32 e 1 astenuto una deroga alle condizioni di autorizzazione. Secondo la Legge federale sulle assicurazioni malattie (LAMal), a partire dal 1° gennaio 2022 i medici sono tenuti a lavorare per almeno tre anni presso un istituto di formazione post-laurea svizzero riconosciuto nella specialità in cui andranno a esercitare prima di poter praticare liberamente sul territorio. Lo scopo di tale misura era di garantire la qualità delle prestazioni e al contempo assicurarsi che il personale autorizzato a esercitare a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (Aoms) disponga delle dovute conoscenze relative al sistema sanitario vigente nel nostro Paese.

Per rispondere al fabbisogno soprattutto nelle regioni periferiche

Secondo diversi pareri pervenuti dai Cantoni, la disposizione attuale potrebbe però causare una copertura sanitaria insufficiente soprattutto nel settore della medicina di base ambulatoriale. Per evitare uno scenario simile, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Nazionale (Csss-N) ha depositato nel maggio del 2022 un’iniziativa parlamentare che chiede di allentare le disposizioni attuali, per evitare il rischio di penuria di medici, soprattutto in alcune regioni periferiche dove i dottori prossimi alla pensione faticano a trovare un successore. La Csss-N ha quindi proposto di completare la disposizione legale affinché, in caso di offerta sanitaria insufficiente, i Cantoni possano derogare alla norma che prevede i tre anni di attività obbligatori.

Soltanto per quattro specialità e per un tempo limitato

Il plenum ha approvato la proposta della Commissione a condizione che la disposizione derogatoria sia limitata nel tempo e che non rimetta sostanzialmente in questione l’obiettivo concernente la garanzia della qualità e dell’economicità delle prestazioni mediche. Anche il ministro della sanità Alain Berset ha condiviso tale misura. Il Nazionale ha inoltre giudicato importante che la disposizione si applichi soltanto a quattro ambiti medici, ovvero alla medicina generale, alla pediatria, alla psichiatria nonché alla psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza.

Una minoranza avrebbe voluto che la deroga non si applicasse alla psichiatria e alla psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma il plenum – con 148 voti contro 41 – non lo ha accettato, ascoltando il campanello d’allarme di chi ha evidenziato che i bisogni in cure psichiatriche sono ancora aumentati con la pandemia.

‘Si aprono le porte a medici esteri con formazioni non sempre equiparabili’

Contrario al principio di questo allentamento risulta però l’Ordine dei medici del Canton Ticino, come spiega contattato da ‘laRegione’ il presidente Franco Denti. «Abbiamo detto di no perché non vogliamo che si abbassino i criteri di qualità facendo rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta. Il rischio è di iniziare a proporre delle eccezioni per queste specialità mediche per farne seguire poi delle altre».

Secondo il dottor Denti derogando all’obbligo di lavorare per almeno tre anni in un istituto di formazione post-laurea svizzero certificato nella specialità in cui si andrà a esercitare si potrebbero aprire le porte a medici provenienti dall’estero con delle formazioni che non corrispondono ai livelli di qualità di quelle svizzere. «Ci sono Paesi anche limitrofi in cui la formazione ad esempio in medicina di famiglia dura due o tre anni o prevede solo corsi teorici senza anni di lavoro ospedaliero come da noi. Uno psichiatra con l’esperienza clinica è ben diverso da uno psichiatra che ha solo studiato psichiatria – argomenta il dottor Denti –. Per questo vogliamo che il medico lavori in Svizzera almeno tre anni in un centro di formazione riconosciuto sul territorio nella stessa specialità in cui poi va a esercitare».

‘Ma se proprio si vogliono eccezioni, che siano di concerto con le società cantonali’

Per il presidente dell’Ordine dei medici ticinese le soluzioni alla penuria di personale medico sono altre: «Secondo noi piuttosto bisognerebbe aumentare la possibilità di accesso alle facoltà di medicina con l’abolizione o un adeguamento dell’esame attitudinale, perché attualmente i ticinesi sono tra i più bocciati, nonché togliere il numero chiuso dalle università. Questo per permettere di avere più medici formati in Svizzera. Il Ticino ha dato una risposta a tale fabbisogno di tipo qualitativo istituendo la Facoltà di biomedicina. Questa è la giusta via da percorrere, non quella di abbassare la qualità». Fatta questa ampia premessa, nel caso la decisione passasse anche al Consiglio degli Stati – come sembra più che probabile per il tema previsto all’ordine del giorno giovedì – per il dottor Denti «se si concedesse la facoltà decisionale di deroga ai singoli Cantoni, questo dovrebbe prevedere che tali eccezioni avvengano di concerto con le società cantonali, quindi in questo caso con l’Ordine dei medici. Perché altrimenti rischiamo di avere delle eccezioni che riguardano solo il pubblico e non la medicina ambulatoriale creando ulteriori storture del sistema».