Comitato e organo direttivo si distanziano e auspicano una ‘ritrovata serenità’, dopo i casi di messaggi e telefonate anonime ai testimoni
"Il Comitato e la direzione di Unitas tengono a distanziarsi da qualsiasi atto di intimidazione o minaccia verso le persone che hanno testimoniato o che si sono espresse durante questa vicenda e condannano fermamente ogni comportamento di questa natura che ritengono inammissibile e oltraggioso". È breve e netto il comunicato con il quale i vertici dell’Associazione per ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, in riferimento a quanto riportato da ‘laRegione’ lo scorso sabato, stigmatizzano gli episodi di minacce e pressioni nei confronti di chi ha portato alla luce i casi di molestie sessuali all’interno dell’organizzazione. Una storia lunga 25 anni, che a quanto pare non tutti vorrebbero ridiscutere, al punto che la moglie di uno dei testimoni ha ricevuto addirittura un biglietto funebre, con tanto di croce e messaggio prestampato: "Grazie per la vicinanza".
«Vedendo il contenuto della busta mercoledì sono rimasta scioccata, ho avuto un malore e ho rischiato di dover andare in ospedale. Non ce la faccio davvero più», aveva confidato la destinataria della truce missiva, che ha anche riferito di telefonate anonime. Telefonate, intimidazioni, ritorsioni denunciate nelle scorse settimane anche da altri soci ed ex membri di comitato. Donde la ferma condanna degli organi direttivi, unita a un impegno e a un auspicio: "Il Comitato e la Direzione si stanno adoperando affinché in questo periodo difficile si possa ristabilire al più presto uno spirito di ritrovata serenità all’interno dell’associazione, a beneficio dei soci, degli utenti, dei collaboratori e dei volontari di Unitas".