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Riget (Ps): ‘Frammentazione? Forse serviranno alcune riforme’

La copresidente socialista non esclude di aprire le porte delle commissioni parlamentari ai partiti minori. E sulle raccolte firme: ‘Pronti alla consegna’

‘Dopo mesi non facili c’è molta unità per il progetto rossoverde’
(Ti-Press)
14 febbraio 2023
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«Se dopo le elezioni del 2 aprile uscirà un Gran Consiglio ancora più frammentato sarà necessario riflettere su delle riforme che rendano più funzionale il lavoro parlamentare. Penso ad esempio al fatto che i partiti piccoli non siano rappresentati nelle commissioni, questo rende più difficoltoso il funzionamento del Gran Consiglio. L’inizio della legislatura è il momento più adatto per riforme ampie in questa direzione». La copresidente del Ps Laura Riget non è preoccupata per la possibile ulteriore frammentazione del parlamento – «in politica la paura è sempre cattiva consigliera» – e tiene il punto: «Non bisogna guardare a cosa fanno gli altri, ma al proprio partito e alle proprie proposte».

Nessun timore quindi di arretrare a livello di seggi in Gran Consiglio?

Sono convinta che le nostre proposte siano importanti per molte cittadine e molti cittadini, quindi daremo il massimo nelle prossime settimane per riuscire a far passare questi temi. Chiaro, quello della frammentazione è un tema complesso: da una parte è da interpretare come un segno positivo che ci siano tante candidature, sicuramente però è anche un segnale di disaffezione verso i partiti storici e questo deve farci riflettere. Se il 2 aprile perdessimo dei seggi dovremo prenderne atto e fare un’analisi interna. A quanto vedo girando alle manifestazioni e partecipando agli eventi, c’è molto entusiasmo. Dopo gli scorsi mesi non facili per il nostro partito adesso c’è molta unità e molta voglia di andare avanti con questo progetto rossoverde. Di fronte alle emergenze che stiamo vivendo, soprattutto su mercato del lavoro, crisi climatica, e potere d’acquisto, abbiamo la consapevolezza che come partiti progressisti dobbiamo collaborare e lo sento molto nella nostra base.

Qualche giorno fa avete mandato una newsletter ai vostri iscritti parlando di ‘situazione drammatica’ riguardo alle raccolte firme contro la deduzione fiscale di 1’200 franchi per i premi cassa malati di ogni figlio e per fissare il premio a massimo il 10% del reddito disponibile. La situazione è migliorata, era una sveglia necessaria?

Nel frattempo sono arrivate molte firme e per le deduzioni le consegneremo lunedì 20 in Cancelleria. Per la sinistra le raccolte firme sono sempre difficili, perché sono basate sul lavoro volontario degli iscritti che passano i sabati a raccoglierle al freddo, sappiamo che a destra non è così. Le tempistiche strette del referendum aggiunte alle festività hanno reso difficile questa operazione, ed è stato necessario sollecitare i nostri iscritti. Ma adesso le firme sono arrivate, prova che il tema è sentito nella popolazione.

Voi avete investito molto in questo fronte rossoverde. Non temete che vengano un po’ annacquati i temi tipicamente socialisti, come appunto quelli sui costi della salute in cui avete faticato a carburare con la raccolta firme?

Non penso, perché proprio con queste raccolte firme che stiamo portando avanti da soli come Ps, o con il pacchetto di misure contro l’inflazione, dimostriamo che questi sono temi tipicamente socialisti e che continuiamo a portarli avanti. È però un dato di fatto che la crisi climatica c’è, ed è una grandissima emergenza. Secondo noi è fondamentale affrontarla conciliando la giustizia ambientale alla giustizia sociale. Non si possono proporre misure per la crisi climatica che non tengano conto delle conseguenze a livello economico sulle fasce più fragili. La collaborazione con i Verdi rafforza e arricchisce entrambi i partiti.

Perché gli elettori dovrebbero premiare proprio la vostra Piattaforma?

Con la crescente polarizzazione non ci sono più molti partiti tra cui scegliere, ma bisogna prendere posizione e capire da che parte si vuole stare. Quindi o dalla parte del Ps e del fronte rossoverde, della sinistra, di lavoratrici e lavoratori, dell’ambiente, di chi vuole cambiare o dalla parte della destra. La nostra piattaforma è di cambiamento e di alternativa alla politica attuale.

Quali sono i temi che fanno da pietra angolare a questo progetto?

Il principale è quello del potere d’acquisto, con tutte le sue sfaccettature. Partendo dalla questione salariale, che ci ha visti molto attivi: uno dei grandi successi della legislatura che sta finendo è l’introduzione del salario minimo, purtroppo ancora insufficiente e proprio per questo abbiamo consegnato l’iniziativa popolare per alzarlo. Dall’altra parte, occorre agire sui costi crescenti: premi cassa malati, affitti, e impegnarsi in una serie di misure contro la povertà e miglioramento degli aiuti sociali come quello agli studi o l’adeguamento al rincaro Avs/Ai. E, come già in passato, il tema della parità di genere rimane prioritario.

Da destra però vi chiedono con quali soldi. Ecco: ci sono questi soldi?

I soldi ci sono, è una questione di volontà politica trovarli o meno. Adesso si vuole dare tutta la colpa delle finanze fragili al fatto che la Banca nazionale non abbia potuto versare i dividendi, quando in realtà il problema è più strutturale. Sono gli sgravi fiscali degli ultimi anni e il tessuto economico estremamente fragile ad aver provocato molte delle difficoltà odierne. Ancora recentemente è uscito uno studio secondo cui i salari in Ticino sono nettamente più bassi rispetto al resto della Svizzera. Questo ha anche un impatto sulle finanze pubbliche, se la gente guadagna poco da una parte non paga imposte o ne paga poche, dall’altra ha bisogno di aiuti sociali. Bisogna completamente invertire il trend, garantire salari dignitosi. Come? Dicendo basta agli sgravi fiscali e ripristinando le aliquote per i facoltosi e le persone giuridiche come era in passato. E, da parte nostra, non c’è alcuno spazio di manovra per nuove riforme fiscali come propone la destra.