Parliamo della crisi che ha colpito alcune aziende con il responsabile delle Risorse umane di Ibsa che pare invece non accusare il colpo
Ha sede nel Luganese, dove è stata fondata nel 1945. Ibsa, multinazionale farmaceutica, rappresenta oggi un ampio bacino di produzione e di occupazione. I suoi laboratori di Ricerca e Sviluppo (headquarter sul Pian Scairolo in territorio di Collina d’Oro), sono distribuiti non solo in Svizzera, ma anche in Italia, Francia e Cina, tanto da essere presente con 17 filiali in oltre 90 Paesi, suddivisi nei cinque continenti, per un totale di oltre 2’000 collaboratori impiegati e una novantina di brevetti detenuti e altri in fase di sviluppo, ciò che le ha permesso, come evidenziato nel loro sito, "di costruire un ampio portafoglio prodotti che copre dieci aree terapeutiche", che fa di Ibsa "uno dei maggiori operatori a livello mondiale nell’area della Medicina della riproduzione e uno dei leader mondiali nei prodotti a base di acido ialuronico".
Un settore che parrebbe dunque col vento in poppa. Eppure negli ultimi mesi si sono avuti, come riportato dalla nostra testata, notizie di burrasche che si sono tramutate in più di una azienda licenziamenti e ristrutturazioni. Motivo per cui abbiamo voluto sondare direttamente il terreno e raccogliere le riflessioni, le possibili preoccupazioni e gli elementi critici che hanno portato il colosso chimico farmaceutico mondiale, in generale, a subire alcuni negativi contraccolpi nella sua ascesa azionaria e di fatturato.
Per radiografare la situazione abbiamo raggiunto e intervistato Virginio Cattaneo, responsabile delle Risorse umane di Ibsa, gruppo che, come evidenziato sopra, pare al momento navigare in acque relativamente tranquille.
Negli ultimi mesi si sono avute notizie di licenziamenti e ridimensionamenti in alcune aziende chimico farmaceutiche della Svizzera italiana. Eppure il vostro settore sembrava ‘intoccabile’, anzi destinato a crescere. Vi aspettavate, come azienda operante nel settore, questa ’crisi’? Oppure è stata inaspettata?
In generale, anche il settore farmaceutico sta risentendo di problemi derivanti dalle crescenti difficoltà nella catena delle forniture, dai costi elevati dell’energia, aggravati dal fatto che nei diversi Paesi l’inflazione ha rialzato la testa con dinamiche che non si vedevano da decenni. Questa combinazione di fattori di crisi è tanto più forte a seconda delle caratteristiche del portafoglio prodotti e dei mercati di riferimento in cui le aziende ‘farma’ operano. In alcuni casi, la crisi è stata determinata da investimenti ad alto rischio non sfociati in nuovi prodotti in linea con le attese.
Vi è da parte del vostro gruppo una valutazione in atto in merito a una possibile riorganizzazione del personale fino ad arrivare alla più drastica delle decisioni ovvero dei licenziamenti?
No, non vi sono programmi di riorganizzazione del personale in Ibsa. Anche nell’anno 2023 prevediamo, al contrario, di assumere collaboratori, salvo situazioni straordinarie connesse alla filiera delle forniture e tali da determinare potenziali contrazioni delle nostre produzioni.
Pare di evidenziare, in questo ultimo delicato periodo, nelle aziende chimico farmaceutiche presenti in Ticino una sorta di smobilitazione che riguarderebbe soprattutto il settore della ricerca a favore di quello della produzione? Ce lo conferma? Qual è la situazione in Ibsa?
In Ibsa, da sempre, la filosofia aziendale è di mantenere al proprio interno tutta la filiera: R&D, Produzione, Marketing & Sales, ottimizzando le nostre operations presenti nei diversi Paesi.
Vi è un pericolo reale, anche da parte di Ibsa, di un ‘trasloco’ all’estero, fosse solo per un reparto?
Per le ragioni che ho indicato precedentemente non vi è alcun pericolo di tale natura in Ibsa.