Il Movimento per il socialismo ha come priorità ‘la difesa dei salari e delle pensioni’. Sergi: ‘Siamo gli unici a fare vera opposizione di sinistra’.
«Siamo l’unica vera opposizione di sinistra in questo cantone, pronti a portare avanti i nostri temi come fatto negli ultimi quattro anni». Con spirito combattivo – non è forse un caso se la conferenza stampa è stata brevemente interrotta dalla ‘Marcia imperiale’ di Star Wars, partita accidentalmente dal cellulare di uno dei cinque candidati – il Movimento per il socialismo ha presentato questa mattina i suoi nomi per la corsa al Consiglio di Stato. «La priorità resta la difesa delle pensioni e dei salari» ha affermato Giuseppe Sergi, coordinatore del Movimento. «A questa si aggiunge la lotta alle discriminazioni, la difesa del sistema sanitario e l’opposizione alla guerra». Sulla lista saranno presenti i tre attuali granconsiglieri: Matteo Pronzini, Simona Arigoni Zürcher e Angelica Lepori, ai quali si aggiungono il sindacalista Unia Matteo Poretti e Luca Torti. «Il nostro obiettivo è difendere i tre seggi che abbiamo. Se poi dovesse arrivare qualcosa in più…». Per il Gran Consiglio invece «la lista è ancora in fase di allestimento. Avremo almeno quaranta candidati, forse anche cinquanta».
L’invito di Sergi è comunque al realismo: «Il vento politico in Ticino spira verso destra, è chiaro. Siamo confrontati con politiche neoliberiste, riassunte simbolicamente nel recente ‘decreto Morisoli’». Anche per quanto riguarda la tematica ambientale, ha segnalato Sergi, «le notizie di fine legislatura non sono buone. Tutti i partiti di governo si dicono attenti al clima, ma poi non fanno nulla contro la terza corsia autostradale nel Sottoceneri». Un tentativo per «fare fronte comune» l’Mps ha ricordato di averlo fatto, proponendo a Partito socialista e Verdi una lista unica. «La nostra idea è stata rifiutata subito – ha spiegato Sergi –. Ma noi almeno abbiamo la coscienza a posto. Andremo avanti per la nostra strada, fatta di opposizione e rivendicazioni». Criticato anche l’agire del governo che «opera per sua stessa ammissione in maniera unita e coesa».
La parola è poi passata ai candidati. «Le politiche governative si stanno dimostrando fallimentari su tutta la linea», ha commentato Matteo Pronzini. L’esempio citato è quello dell’Istituto di previdenza del cantone (Ipct), che potrebbe tagliare le rendite pensionistiche dei dipendenti pubblici del 20%. «Siamo l’unica forza di sinistra che si è mossa attivamente per impedire che ciò avvenga». Pronzini ha anche voluto ricordare come «le promesse fatte nel 2012 quando c’è stato un primo taglio del 20%, e sostenute da tutti i partiti di governo, non sono state rispettate». Anche per quanto riguarda il settore sanitario la direzione intrapresa dal Ticino non è quella auspicata da Pronzini: «Si punta sulle specializzazioni, dimenticandosi che la medicina è fatta anche da medici di famiglia sul territorio».
«Viviamo una crisi salariale e pensionistica evidente – ha denunciato Poretti –. È chiara a tutti, tranne ai partiti che ci governano. In dieci anni il salario mediano è rimasto sostanzialmente invariato». Colpa anche dei frontalieri? «No, ma l’aumento esponenziale di manodopera da oltre confine è il sintomo di un’economia che guarda solo al profitto e mette in competizione tra loro i lavoratori». Per Angelica Lepori una priorità è quella di «portare avanti le rivendicazioni femministe, che si legano anche alla lotta al sistema capitalistico che vede nelle donne una risorsa da sfruttare». Simona Arigoni ha ricordato invece «la necessità di una politica ambientale fatta di azioni concrete e non solo di proclami per mettersi a posto la coscienza». Luca Torti ha sottolineato come «il tema della guerra e delle sue conseguenze sia sparito dal dibattito politico ticinese. Dobbiamo fare la nostra parte. Impegnandoci per scongiurare una corsa al riarmo anche in Svizzera».