Il Gran Consiglio boccia la proposta di trattare già in questa seduta la richiesta di incompatibilità tra seggio agli Stati e candidatura al governo
È durata lo spazio di una riunione dell’Ufficio presidenziale e dei singoli partiti (e un pizzico di confusione della quale non si sentiva il bisogno) la proposta di approvare l’urgenza all’iniziativa parlamentare elaborata dell’Udc (primo firmatario Paolo Pamini) che chiede di introdurre nella Legge sull’esercizio dei diritti politici come condizione per candidarsi al governo cantonale se si è già eletti al Consiglio degli Stati il dimostrare di aver rassegnato le dimissioni. Un modo, quello pensato dai democentristi, per risolvere la questione della successione della ‘senatrice’ socialista Marina Carobbio nel caso in cui venisse eletta nel Consiglio di Stato ticinese alle elezioni del prossimo 2 aprile.
Sarebbero serviti i due terzi di favorevoli nel plenum, la richiesta di urgenza – quindi di inserire all’ordine del giorno di questa sessione l’iniziativa – non è arrivata neanche vicina a una semplice maggioranza. Con 22 favorevoli (Lega e Udc), 51 contrari (tutti gli altri partiti) e 2 astenuti (Mps) nessuna accelerata per una richiesta che, ha detto Pamini nel dibattito, «non prevedeva le dimissioni immediate di Carobbio, ma con scadenza ad aprile. Permettendo così di evitare la vacanza di un seggio ticinese agli Stati. Lei rimarrebbe in carica tutto il suo mandato, ma intanto partirebbe la macchina per l’elezione suppletiva che potrebbe celebrarsi contestualmente alle Cantonali del 2 aprile».
Poco il sostegno raccolto, si diceva. «Stiamo parlando dei diritti democratici, non si può improvvisare così un voto di urgenza» ha tagliato corto la capogruppo del Plr Alessandra Gianella. Il capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni, ha dal canto suo ammesso che «il tema posto dall’Udc è reale, e questa situazione può portare a quello che qualcuno ha definito ‘pasticcio’». Però, riprende Agustoni, «stiamo parlando delle regole del gioco della democrazia, non possiamo cambiarle in pochi istanti a cinque minuti dall’inizio della partita. Al di là del merito di questa proposta su cui ci esprimeremo nell’iter regolare dell’iniziativa, non si può cambiare la Legge sull’esercizio dei diritti politici senza una discussione».
Il capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli non incassa e reagisce: «Far finta che non esista un tema così importante e pesante per saltar via l’ostacolo non va bene, a perderci è il Ticino e la rappresentanza ticinese a Berna. Ed è un problema che inficia la campagna per le Cantonali».
«Il metodo più democratico per valutare le conseguenze di un’elezione di Carobbio in governo è la discussione, noi abbiamo convocato un incontro e sono convinto che chiedersi quale possa essere una via d’uscita che raccolga un’ampia maggioranza sia possibile solo con un confronto», premette il copresidente socialista Fabrizio Sirica. Però «l’Udc con questa proposta applica non il metodo del confronto, ma dell’imporci in pochi minuti un’analisi di una modifica a una legge fondamentale come quella sull’esercizio dei diritti politici. Penso sia poco democratico e sì, in questo caso, un pasticcio». Ancora Sirica: «Le leggi non vanno fatte ‘ad personam’, questa è del tutto evidente che lo sarebbe». E chiude la porta a doppia mandata: «Di fronte a questa partitizzazione del tema il Ps non continuerà nessun’altra discussione di modifica di legge, abbiamo provato ad avere un metodo costruttivo ma con l’Udc si è arrivati talmente lunghi da andare oltre ogni parametro costituzionale e non lo meritano né il Ticino né il dibattito politico». A non sostenere l’urgenza pure i Verdi, con Marco Noi.
E Pamini? Combatte: «Ci siamo posti la questione dell’incostituzionalità, e secondo noi il rischio di vacanza di un seggio ticinese è motivo di interesse pubblico istituzionale di rilevanza per proporre una soluzione». E affonda: «Se l’onorevole Carobbio avesse senso delle istituzioni, oggi o domani rassegnerebbe le dimissioni con effetto aprile prossimo». Medesima richiesta arriva dal Movimento per il socialismo con Matteo Pronzini.
Bocciata l’urgenza, l’iniziativa dell’Udc ora seguirà il normale iter degli atti parlamentari.