Lo scrive in una lettera ai giornali lombardi il ministro dell’Economia italiano Giorgetti, che fa il punto della situazione sull’annoso dossier
"L’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità sarà molto favorevole per i frontalieri". È quanto scrive Giancarlo Giorgetti, ministro italiano dell’Economia e delle finanze, in una lettera inviata ai giornali lombardi della fascia di confine. Giorgetti ricorda che "l’accordo è stato uno dei temi che ho discusso con il ministro svizzero Ueli Maurer nel corso di una cena di lavoro a Varese lo scorso 25 novembre", dopo che il giorno prima il Consiglio dei ministri aveva approvato il disegno di legge che, presentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha riattivato l’iter parlamentare per arrivare alla ratifica di quanto sottoscritto a Roma, nel dicembre 2020.
Disegno di legge assegnato alle Commissioni 3 (Esteri e Difesa) e 6 (Economia e Tesoro) del Senato che inizieranno in settimana l’esame del documento ministeriale. Della nuova imposizione fiscale dei frontalieri ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in visita di Stato in Svizzera a Berna, ha incontrato Ignazio Cassis e il Consiglio federale. Scrive Giorgetti: "Si tratta di un argomento sensibile per tutte le popolazioni di confine con la Svizzera e che attira l’attenzione delle numerose famiglie coinvolte. Molti passi in avanti sono stati fatti dall’insediamento di questo governo avvenuto il 22 ottobre. E in questo senso mi sento di rassicurare tutte le parti in causa, compresi i sindacati, che sollecitano che l’accordo con la Svizzera (sottoscritto il 23 dicembre 2020 e arrivato a un passo dall’approvazione definitiva nel corso del governo Draghi) sia ratificato secondo i termini previsti. Le condizioni di partenza sono molto favorevoli per i lavoratori frontalieri. Le ricordo brevemente: è previsto l’aumento della franchigia da 7’500 a 10mila euro, la deducibilità dei contributi di prepensionamento, la non imponibilità degli assegni familiari, la tutela dei comuni di confine compresi i ristorni dovuti anche in seguito al nuovo accordo. Inoltre, è previsto un fondo ulteriore per i territori di confine. Sono le rassicurazioni concrete a quanti attendono giustamente la ratifica delle nuove condizioni".
Giorgetti scrive anche dell’altra faccia della medaglia, un altro tema dibattuto da anni e del quale si è tornato a parlare nelle ultime settimane. La fuga di lavoratori lombardi verso il Canton Ticino, che nel corso degli anni ha gonfiato il frontalierato. Infatti scrive ancora il ministro: "Gli stipendi e la tassazione vantaggiosa applicata in Svizzera mettono in crisi molte aziende italiane di confine che devono ottemperare a ben altre regole e regime fiscale. È doveroso studiare, e lo stiamo facendo, un sistema per aumentare gli stipendi dei lavoratori della fascia di confine italiana proprio per scongiurare la desertificazione delle aziende che non trovano lavoratori perché legittimamente attratti dalle condizioni più vantaggiose applicate in Svizzera".
Fra le soluzioni allo studio c’è quella di utilizzare parte dei ristorni dei frontalieri schizzati a oltre 90 milioni di euro. E che con la nuova fiscalità, una volta a regime, sono destinati a crescere in modo geometrico. L’intervento di Giorgetti fa riferimento anche a un altro argomento molto sentito dai frontalieri: "Ricordo anche la norma che ho voluto nella legge di bilancio. Una norma che fa chiarezza sulla tassazione delle pensioni svizzere percepite da cittadini italiani che, indipendentemente dal luogo in cui sono riscosse devono essere sottoposte alla tassazione del 5%. La misura, che è retroattiva al 2015, pone fine a migliaia di contenziosi per la richiesta di una tassazione più alta da parte dell’Agenzia delle entrate".