La reazione della copresidente del Ps a uno strappo che era nell’aria. Durisch: passo da non sottovalutare. Branda: una scelta che non condivido.
«Sono curiosa di sapere quali saranno i contenuti politici di questo nuovo progetto, perché è chiaro che una proposta politica non può ruotare attorno a una persona ma deve poggiare su idee e visioni della società». È da pochi minuti ufficiale la decisione di Amalia Mirante di lasciare il Partito socialista – comunicata alla trasmissione ‘Detto tra noi’ condotta da Andrea Leoni su TeleTicino – quando la copresidente del Ps Laura Riget commenta uno ‘strappo’ che era nell’aria e che non sembra stupirla più di tanto: «Come Partito socialista prendiamo atto delle dimissioni di Mirante, che a quanto pare non si riconosce più nel programma di partito», commenta serafica. Aggiungendo, qui con più rammarico, che «in questo momento di difficoltà per la popolazione è importante avere un polo progressista vasto e unito, obiettivo della nostra alleanza con i Verdi. Avere in campo un ulteriore partito dell’1 o 2% indebolisce le battaglie che portiamo avanti e rende quindi meno efficace l’azione a tutela delle fasce più deboli». Nessuna paura che l’addio di Mirante provochi un’erosione di voti o di eletti in Gran Consiglio? Apparentemente no: «Sono molto serena – risponde Riget –, con le nostre proposte concrete sapremo convincere l’elettorato». E sempre sul tema, ufficializza una notizia: «Negli scorsi giorni Maurizio Canetta, che al Congresso ha presentato e difeso l’emendamento per superare il tema candidatura di esperienza e candidatura di rinnovamento in favore di Amalia Mirante, ha deciso di candidarsi per il Gran Consiglio. Questo dimostra – dice ancora Riget – che nel Ps c’è spazio per tutte le persone che si riconoscono nel nostro programma».
Mirante fa dunque sapere in televisione di aver abbandonato il Ps e che fonderà un partito. Di cui al momento si ignora il nome. Così come non è ancora ufficiale se questo nuovo partito si presenterà alle elezioni cantonali del prossimo 2 aprile. Il passo della 44enne economista è da ricondurre alla decisione del Congresso del Ps del 13 novembre a Bellinzona, in occasione del quale la sua candidatura nella lista rossoverde per il Consiglio di Stato è stata bocciata sonoramente: dalla base sono giunti per lei solo trentotto voti sui circa 250 partecipanti. Un’uscita dal Ps, con «serenità da una parte e dolore e dispiacere dall’altra», sostiene a TeleTicino. E riferendosi al suo ormai ex partito, afferma: «Un partito non è solo quello che dice ma anche quello che fa», aggiunge lamentandosi delle dure critiche indirizzatele da Fabrizio Sirica nel discorso tenuto dal copresidente al Congresso. Il futuro politico di Mirante, in passato per due volte candidata nel Ps per il governo? «Un partito o un movimento, dobbiamo ancora decidere, in ogni caso si collocherà in un’area ben precisa, il centrosinistra».
«Se sul piano strettamente umano posso capire la scelta di Mirante, su quello politico non la condivido assolutamente – commenta perentorio Mario Branda –. La trovo una scelta sbagliata perché, e l’ho detto al Congresso, se come centrosinistra vogliamo contare qualcosa bisogna aggiungere, integrare, unire e non dividere e togliere». Un’eventuale discesa in campo del partito/movimento di Mirante potrebbe erodere consensi al Ps, soprattutto per quanto riguarda il Gran Consiglio, dove numericamente è presente con tredici deputati? «Non credo che una lista del partito o movimento di Mirante possa di per sé toglierci qualcosa – risponde il sindaco socialista di Bellinzona –. Il problema è un altro, il problema è che ancora una volta si parlerà di una sinistra che ha difficoltà a stare insieme».
E sull’importanza di una sinistra unita pone l’accento anche il capogruppo in parlamento. «A me stanno a cuore i temi della sinistra e dispiace questa ulteriore frammentazione», afferma Ivo Durisch. L’unione permetterebbe di essere più incisivi, soprattutto in un momento in cui la destra ha capito che allearsi potrebbe portare via voti alla sinistra». Il passo di Mirante, ovvero questa ulteriore frammentazione? «Auspico che non si traduca in un’erosione di consensi per il Ps con riferimento al Gran Consiglio, anche perché in questi quattro anni come Partito socialista ci siamo battuti contro le disuguaglianze e i cambiamenti climatici. Ci siamo battuti contro i rincari e per la difesa del potere d’acquisto e della previdenza vecchiaia. Ci siamo insomma focalizzati su quelle che sono le preoccupazioni principali dei cittadini e delle cittadine. Il passo di Mirante non va comunque sottovalutato».