La Commissione sanità e sicurezza sociale ritiene la situazione attuale soddisfacente, e invita a ritenere evasa una mozione che ne chiedeva uno studio
Subire molestie sessuali e aggressioni sul posto di lavoro per chi opera nel settore sociosanitario. Il fenomeno – spesso sommerso – è presente e riconosciuto. La maggioranza della Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio sostiene però che "gli strumenti per inquadrare e anticipare il problema sono già presenti". Questo vista la presenza di diversi studi sul tema. Il rapporto di maggioranza, redatto da Lorenzo Jelmini (Centro/Ppd), ritiene quindi che la richiesta di realizzare uno studio ticinese ‘ad hoc’ sul fenomeno delle molestie sessuali e aggressioni subite dal personale sociopsichiatrico – presentata da Raoul Ghisletta (Ps) e cofirmatari attraverso una mozione – vada ritenuta evasa. D’altro avviso invece il suo promotore, che attraverso un rapporto di minoranza invita ad approvare la mozione. Questo perché: "Le aggressioni nella Svizzera italiana sono percentualmente più del doppio che nelle altre regioni linguistiche, per questo motivo è molto importante avere una visione chiara di quanto accade in Ticino".
La proposta di Ghisletta prende spunto da articoli apparsi sui media che evidenziano l’esistenza del problema di cui è vittima il personale sociosanitario (in gran parte femminile) da parte di pazienti e utenti. Una problematica confermata anche dall’Associazione svizzera degli infermieri e dei sindacati del settore sociosanitario. I mozionanti ricordavano anche la tematica, pur essendo nota e studiata, "non riscontra la dovuta attenzione da parte di aziende, servizi e organizzazioni varie che occupano il personale. Anche nel nostro paese il tema delle molestie è tutt’ora un argomento sottovalutato".
Sulla proposta il Consiglio di Stato afferma che "l’assenza di uno studio che quantifichi con più precisione l’ampiezza del fenomeno nel cantone, non ha impedito che anche in Ticino siano state adottate misure preventive in più ambiti e a più livelli". Viene inoltre sottolineata la necessità di "adottare misure di prevenzione da parte dei datori di lavoro". In audizione la commissione ha ascoltato il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa e il capo della Divisione della salute Paolo Bianchi, che hanno ribadito come "sono già stati introdotti vari accorgimenti, come la videosorveglianza e la presenza di agenti privati di sicurezza".
Durante la seduta della commissione è anche stato firmato il rapporto di Massimiliano Robbiani (Lega) sulla mozione "aiutiamo i nostri giovani: interveniamo subito per arginare il disagio giovanile" inoltrata da Sabrina Aldi (Lega) e cofirmatari. Tre le richieste specifiche inoltrate: la creazione di un tavolo di lavoro che coinvolga diversi profili, che questo gruppo sia composto da magistrati, psicologi e associazioni attive nella tutela dei giovani e che venga presentato un rapporto su possibili misure da adottare.
Sul tema, afferma il rapporto, la commissione ha voluto approfondire quanto è già stato fatto dal Cantone. Tra gli strumenti messi in campo è stato citato il gruppo di sostegno psicologico denominato ‘Task-force Psy’ che "rappresenta una prima rapida risposta per fornire sostegno all’interno della popolazione". A questo si aggiunge un gruppo di lavoro interdipartimentale – tra Dipartimento sanità e socialità e Dipartimento educazione e sport – e il risultato del progetto Cosmo, realizzato dalla Supsi su incarico del governo per indicare possibili soluzioni pratiche da mettere in atto. Questi elementi, uniti ad altre misure citate nel testo, hanno portato la commissione a ritenere evasa la mozione in oggetto e invitare il Gran Consiglio ad approvare il messaggio del governo (che ricorda le misure messe in campo) "con le raccomandazioni contenute nel rapporto".