Celebrate oggi in cattedrale le esequie del vescovo emerito scomparso. Mons. Pier Giacomo Grampa nell’omelia: ‘Per lui mesi difficili, duri, e sfiancanti’
Mesi "difficili, duri e sfiancanti", quelli di monsignor Ernesto Togni alla guida della Diocesi di Lugano. Così monsignor Pier Giacomo Grampa ricorda il vescovo emerito deceduto venerdì scorso all’età di 96 anni, nell’omelia in occasione delle solenni esequie in cattedrale da lui stesso presiedute. Un ministero breve, quello del religioso verzaschese, colpito da "una stanchezza" che nel 1985 lo portò alle dimissioni dopo soli 7 anni dall’ordinazione episcopale avvenuta nel 1978.
"Io ero parroco a Moghegno, quando, una sera d’inizio luglio 1978, sentii suonare il campanello", racconta monsignor Grampa, "mi presentai ad aprire la porta dove c’era don Ernesto che come mi vide scoppiò in lacrime dirotte, costringendomi a farlo entrare subito nel mio ufficio, senza lasciargli salutare i miei genitori che erano con me per le vacanze. Era venuto per chiedermi di consegnare al Consiglio di Stato, il giorno seguente, 15 luglio, la lettera di nomina a vescovo di Lugano, in contemporanea con la conferenza stampa pubblica. Non ho mai dimenticato quelle lacrime che dicevano con quale spirito don Ernesto si apprestava a dire di sì al Papa che lo chiamava ad essere vescovo di Lugano". Una chiamata "inattesa da molti" quella ricevuta da monsignor Togni, frutto di un gioco di voti contrapposti sui candidati proposti alla Congregazione romana dei vescovi: "Non se l’aspettava, non lo desiderava, temeva il peso del ministero che gli veniva chiesto, ma obbedì".
L’episcopato di monsignor Ernesto Togni, ricorda il vescovo emerito, "fu un passaggio breve, un’alba radiosa, che lasciò segni di novità, di gioia, di apertura e di rimpianto": un ministero che, con il motto "A servizio della vostra gioia", era improntato a una visione positiva, ricca di entusiasmo e coraggio, "di adesione libera e lieta alla bellezza dell’avventura cristiana". Una testimonianza, fin da subito, "di un cristianesimo giovane, in cammino, dinamico e aperto. Monsignor Togni riponeva molta fiducia nel Sinodo, ma rimase "purtroppo deluso per le scarse realizzazioni pratiche", sentendo fortemente "il peso dell’episcopato e la sofferenza per tante incomprensioni che piegarono la sua salute e ne misero a dura prova la sua resistenza". Un vescovo che, ricorda ancora Grampa, "ha pagato con la salute la sua dedizione e il suo servizio".
Il vescovo emerito ricorda poi i meriti del predecessore scomparso, a partire dall’incremento dell’attività missionaria nella Chiesa di Lugano, frutto dell’esperienza ventennale in Colombia, così come "la scelta dello spirito e dell’esperienza scout come metodo educativo". E ancora l’accoglienza a Lugano nel giugno 1984 di Giovanni Paolo II in visita alla Chiesa svizzera. Un vescovo, però, ribadisce monsignor Grampa, "purtroppo non sempre sostenuto dalle collaborazioni che sarebbero state necessarie", e nonostante fu sempre attivo nell’incontro con le persone, "non da tutti venne compreso e corrisposto".
Grampa, infine, citando il testamento spirituale di monsignor Togni, ricorda un postscritto: "Vorrei avere un cuore nuovo, dove trovino spazio tutti i poveri. Me lo plasmi il Signore dei poveri. E mi accompagni Maria, la Vergine povera, la Madre e la Regina dei poveri". E ricordando che proprio ieri si è celebrata la domenica mondiale dei poveri, rammentando "l’intuizione profetica" al riguardo del predecessore, conclude: "Grazie, vescovo Ernesto, e perdona chi non ha saputo comprenderti".