La campagna di collocamento ha permesso di sottoscrivere 2’514 nuovi accordi. Bertoli: ‘Difficile un incremento’. Nel 2023 niente Espoprofessioni.
Poco di 2’500, per l’esattezza 2’514, nuovi contratti di tirocinio. È questa la cifra che emerge al termine della campagna di collocamento in apprendistato per il 2022. Numeri in linea con il passato (-9 rispetto al 2021, quando era stato registrato il record degli ultimi 8 anni), che non permettono però di raggiungere l’obiettivo del piano d’azione ‘Più duale’ avviato a fine 2019, che intendeva incrementare di 800 unità il numero di posti. «Un risultato non soddisfacente ma prevedibile, viste le incertezze legate alle conseguenze della pandemia e agli effetti economici della guerra in Ucraina», ha spiegato stamane in conferenza stampa il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) Manuele Bertoli. «È importante che le aziende abbiano coscienza del valore della formazione per rispondere alla carenza di manodopera qualificata».
«Come negli scorsi anni, la maggior parte dei nuovi apprendisti sono giovani che arrivano dopo un riorientamento di percorso nel corso della formazione post obbligatoria. In alcuni settori e professioni, in particolare nel commercio e servizi, il numero di nuovi contratti di apprendistato è stato superiore a quello del 2021, interrompendo così la tendenza negativa riscontrata negli ultimi anni», ha affermato Oscar Gonzalez, aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale.
Nel corso dello scorso anno scolastico, compreso il periodo estivo, 2’445 allievi di quarta e 732 di terza media hanno beneficiato di uno o più incontri con l’orientatore di riferimento per un totale di 6’127 colloqui. In aggiunta alle consulenze, ha spiegato Massimo Genasci-Borgna, capo dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (Uosp), si sono svolte come di consueto le serate informative a beneficio dei genitori e gli incontri collettivi con le singole classi. «L’obiettivo presente e futuro è quello di riuscire ad accompagnare i giovani e le giovani sempre meglio in questa loro prima scelta, fornendo un accompagnamento competente e aggiornato», ha detto Genasci-Borgna.
Non ci sarà invece per l’anno prossimo Espoprofessioni. «Per organizzare un evento del genere bisogna muoversi con largo anticipo. Cosa che non ci è stato possibile fare per via dell’incertezza sulla situazione pandemica», ha spiegato Gonzalez.
È quindi stato presentato il progetto "Millestrade", che nel 2023 sostituirà Espoprofessioni e permetterà a giovani, genitori, adulti, docenti e aziende di avvicinarsi alle opportunità offerte dalla formazione professionale in Ticino. Il programma, nato su impulso di una proposta della Commissione cantonale per la formazione professionale, prenderà avvio nei primi mesi del 2023, con delle porte aperte dei centri dei corsi interaziendali e di grandi aziende. Un furgone mobile sarà presente nelle scuole e in eventi pubblici e ci sarà una serie d’incontri informativi, in particolare sulle possibilità di formazione terziaria dopo l’apprendistato.
Dalla formazione al lavoro, due mondi particolarmente connessi. Con l’Organizzazione cristiano-sociale e la Società impiegati di commercio che esprimono "perplessità" sui "timidi" adeguamenti al rincaro: un 1,5% medio. La nota congiunta dei due sindacati arriva dopo la recente riunione della Commissione paritetica del contratto collettivo degli impiegati di commercio. Tra i punti all’ordine del giorno c’era la discussione sul riconoscimento del carovita che, nel Ccl in questione, non prevede un adeguamento automatico, ricordano Ocst e Sic: "Parliamo di un settore che negli intendimenti vorrebbe essere, oltre che un punto di riferimento per modernità contrattuale, l’ambito maggiormente rappresentativo della categoria professionale dell’impiegato ticinese", affermano. "La prima reazione della rappresentanza dei datori di lavoro è stata di completa chiusura con un rifiuto della concessione di qualsiasi rincaro – scrivono Ocst e Sic –. Solo di fronte alla netta contrarietà dei sindacati la controparte ha formulato una proposta, unica e non negoziabile, che prevede il rincaro sui minimi contrattuali pari ad un 1,5% medio". I due sindacati si sono detti e si dicono "rammaricati e certamente insoddisfatti: lascia perplessi soprattutto l’impossibilità di raggiungere soluzioni maggiormente equilibrate". Visti "gli alti livelli d’inflazione" degli ultimi due anni, Sic e Ocst auspicavano "un adeguamento al 2,9% dei minimi tabellari e un adattamento generalizzato di tutti gli stipendi di almeno il 2". I due sindacati ribadiscono la loro perplessità sulla soluzione adottata: soluzione, aggiungono, "che – pur rappresentando un risultato – non solo non è sufficiente a rispondere alle esigenze puntuali delle persone, ma non colma un evidente divario di competitività retributiva con altri settori e altri cantoni".