Ticino

‘Certificato antimafia, attendiamo le verifiche federali’

Il Consiglio di Stato a Maddalena Ermotti-Lepori: ‘Seguiamo con interesse’. Sullo sfondo il postulato di Marco Romano, accolto dal Consiglio nazionale

1 novembre 2022
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"Seguiamo con interesse le valutazioni federali riguardanti il certificato antimafia italiano e il suo possibile utilizzo in Svizzera come misura di lotta contro la corruzione nell’ambito delle commesse pubbliche. Tuttavia riteniamo necessario attendere l’esito della verifica in merito alla conciliabilità con le disposizioni federali (Legge federale sugli appalti pubblici) e intercantonali (Concordato intercantonale sugli appalti pubblici) sulle commesse pubbliche, prima di esaminare la proposta contestualmente alla Legge cantonale sulle commesse pubbliche". Il Consiglio di Stato risponde così all’interpellanza, poi trasformata in interrogazione, di Maddalena Ermotti-Lepori. La granconsigliera del Centro/Ppd chiedeva fra l’altro se il certificato in questione potesse essere preso in considerazione nel quadro degli appalti pubblici cantonali e parastatali.

Sullo sfondo dell’atto parlamentare di Ermotti-Lepori c’è il postulato intitolato ‘Certificazione antimafia rilasciata dallo Stato italiano anche per gli appalti pubblici in Svizzera’ e inoltrato poco prima della scorsa estate dal deputato ticinese al Nazionale Marco Romano dell’Alleanza del centro. D’accordo con la proposta di Romano, il Consiglio federale. Secondo il quale il postulato "è l’occasione giusta per esaminare se il certificato antimafia italiano può essere utilizzato in Svizzera come misura di lotta contro la corruzione negli appalti pubblici". Di qui l’invito al Consiglio nazionale "di accoglierlo". Cosa avvenuta alla fine di settembre. Approfondimenti sono quindi in corso a livello federale per capire, alla luce anche degli Accordi bilaterali, se sia possibile chiedere alle ditte con sede in Italia che intendono partecipare a gare d’appalto in Svizzera di presentare il certificato antimafia.

Tornando alla risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione di Ermotti-Lepori, il governo ribadisce di prendere "in seria considerazione i rischi legati all’infiltrazione mafiosa sul nostro territorio. Nonostante la competenza per il perseguimento penale delle organizzazioni criminali sia di spettanza federale per il tramite del Ministero Pubblico della Confederazione e di Fedpol (Polizia federale, ndr), la Polizia cantonale collabora infatti in maniera proficua con le autorità federali preposte allo scopo di contrastare le infiltrazioni mafiose sul nostro territorio, tutelando nel contempo la società civile e l’economia legale". Il supporto, aggiunge l’Esecutivo, "avviene nel contesto del quadro normativo federale vigente e il Consiglio di Stato saluta positivamente le iniziative intese a rafforzare gli strumenti di contrasto a disposizione delle autorità di perseguimento penale e amministrative".