La maggioranza della ‘Sanità e sicurezza sociale’ dice no all’ampliamento della fascia di beneficiari della riduzione dei costi. Quadranti: ‘Non ora’
"Non pare essere questo il momento razionalmente migliore per forzare determinati ampliamenti in un modello già tra i più generosi in un confronto intercantonale dove, va ammesso, il Ticino paga premi di cassa malati più alti della media". Non fa breccia nella commissione parlamentare Sanità e sicurezza sociale l’iniziativa parlamentare del Ps che, pendente dal 2019, chiede di "ripristinare i limiti antecedenti al 2015 per il diritto alla Ripam, di ridurre, se non abolire, la quota a carico degli assicurati, aumentando il coefficiente cantonale di finanziamento e di alleggerire le condizioni del diritto alla Ripam e la relativa procedura". Nonché, da ultimo, l’introduzione "di un dispositivo che consenta di contenere l’impatto dei premi di cassa malati al di sotto del 10% del reddito disponibile".
Stamattina la maggioranza commissionale ha aderito al rapporto del deputato liberale radicale Matteo Quadranti, che parte da un assunto economico: "L’iniziativa in questione – lodevole come molte altre che negli anni hanno cercato, con esiti anche positivi, di aiutare i ticinesi a vedersi ridotti i costi dei premi cassa malati – traeva forse slancio dal risultato del Consuntivo 2018 che, invero eccezionalmente e dopo diversi Consuntivi in perdita, presentava un’eccedenza di 137,5 milioni di franchi. L’onda di tale entusiasmo si è purtroppo smorzata presto a causa della nota pandemia che ci ha portato a disavanzi di centinaia di milioni".
In più, per Quadranti "va considerato che di fronte alle manovre ipotizzate per arrivare a un risanamento delle finanze cantonali post Covid-19, pur con tutti i meccanismi legali vigenti per ridurre comunque l’ordinaria crescita della spesa pubblica, si deve tener conto che: le forze politiche debbono ancora trovare delle maggioranze nette che resistano all’esercizio di referendum ed eventi internazionali imprevedibili sino a qualche mese fa si sono fatti largo con ripercussioni anche nel nostro Paese". Se a questo si aggiungono "anche solo le recenti perdite registrate dalla Banca nazionale", si evince come non sia il momento "di modificare un sistema che funziona". Ancor di più "dopo l’ultima riforma sociale".
Il sistema Ripam "prevede già l’aumento automatico degli esborsi a carico del Cantone quando aumentano i premi di cassa malati", ricorda Quadranti. E "non vi è chi non veda come, da un lato, il nostro Cantone è senz’altro assai sociale e, dall’altro, che l’interesse pubblico generale è anche quello di preservare dei conti statali sani nell’ottica di una responsabilità intergenerazionale, e contenere ulteriori aumenti di spesa oltre a quelli già automatici. Il tutto – scrive ancora nel suo rapporto il deputato del Plr – in un momento storico in cui, il Cantone, salvo voler accrescere la pressione fiscale (che toccherebbe anche il ceto medio), dovrà forzatamente fare delle scelte dolorose non potendo diventare uno Stato assistenziale per la generazione attuale e uno Stato indebitato per quelle che verranno".
Certo, si pone il problema dei premi con aumenti più alti della media svizzera. E ci mancherebbe altro. Ma "la soluzione non può ragionevolmente essere solo quella, più comoda, di far pagare più sussidi a beneficio di più gente senza ambire a un incentivo verso il minor consumo di prestazioni sanitarie in eccesso".
Di parere completamente opposto il rapporto di minoranza, stilato dal granconsigliere socialista Danilo Forini, che chiede di dar seguito all’iniziativa "considerando una spesa complessiva supplementare di al massimo 9,8 milioni di franchi". Considerando che "un aumento dell’1% del coefficiente cantonale di finanziamento e un aumento di 0,2 punti delle costanti per definire il Reddito disponibile massimo, combinato con un aggiornamento della soglia Laps, ci sembrano azioni sostenibili ancorché urgenti e necessarie alla luce dell’attuale situazione di crisi. In questo modo, scrive ancora Forini, si andrebbe a mitigare l’aumento dei premi a circa 2mila economie domestiche supplementari (circa 3mila in totale, considerando l’aumento automatico previsto dal sistema)". Ultima parola al Gran Consiglio.