Discussione stamane in seno alla commissione parlamentare della Gestione. ‘Cifre non corrispondenti alla realtà’. Si aspettano le risposte del governo
"Irrealistico", "da Mulino Bianco"... Il Preventivo 2023 del Cantone sfornato dal Consiglio di Stato, con quel suo disavanzo di 79,5 milioni di franchi, non convince nessuno dei partiti presenti nella commissione parlamentare della Gestione. Non convince né la destra, né il Centro, né la sinistra. Lo attesta la discussione di stamane fra i gruppi. Che temono un deficit ben più alto. «L’impressione è che il Preventivo sia stato costruito sulla base di ipotesi meno prudenti del solito, per cui ci sono delle incertezze importanti – utili Bns in primis, ma anche inflazione, aumento dei premi di cassa malati eccetera – che potrebbero peggiorare in modo significativo il deficit previsto», sostiene Maurizio Agustoni, alla testa dei deputati del Centro/Ppd. La situazione, aggiunge, «non è catastrofica e sarebbe irresponsabile esagerare gli allarmismi, ma mi sembra evidente che senza correttivi il pareggio di bilancio entro il 2025 rischia di essere una pia illusione. Negli scorsi giorni i gruppi parlamentari hanno chiesto al governo di valutare scenari alternativi rispetto a quelli contemplati dal Preventivo 2023, per esempio cosa succede se non ci saranno gli utili della Banca nazionale. Una volta in possesso di tutti i dati – afferma il capogruppo –, dovremo identificare a quanto ammonta la necessità di rientro e concordare un percorso di risanamento dei conti pubblici. Come gruppo del Centro, già da diversi mesi indichiamo la necessità di una verifica della spesa pubblica esterna e indipendente».
«Le cifre nel Preventivo, considerando le questioni relative alla Bns e le prospettive finanziarie per i prossimi anni, fanno suonare l’allarme», dice la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella. Per questo motivo, «la speranza è che perlomeno tra forze borghesi, cioè noi, Lega, Centro e Udc si trovi una convergenza sugli obiettivi che ci vogliamo dare e definire un percorso, anche a livello di cifre, sulla possibile manovra di rientro». Per Gianella «è importante anche darsi delle tempistiche, oltre a cifre e obiettivi». Partendo da una revisione della spesa, come sostiene Agustoni. Il presidente del Centro (e della Gestione) Dadò è stato chiaro: il loro sì arriverà solo con una spending review completa con un audit esterno. Si andrà verso questa direzione? «Vedremo - risponde Gianella -. Oggi abbiamo visto diversi rapporti dell’Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica dell’Università di Losanna, che ha già analizzato la spesa del Canton Ticino. Dal momento che c’è questo lavoro, perché non prendiamo questi studi e li aggiorniamo? L’idea è analizzare, settore per settore, la spesa e valutare bene come si possa correggere qualcosa».
Sufficiente per Fiorenzo Dadò e per il Centro? Sì e no. «Dalle prime discussioni emerge una possibile, non certa, ma possibile convergenza di un fronte del centrodestra nel voler portare il Preventivo in aula entro dicembre con delle indicazioni chiare nei confronti del governo», conferma Dadò. La votazione sul ‘Decreto Morisoli’, come detto anche da Gianella, «deve essere tenuta in considerazione, e quindi la nostra indicazione è che il Centro aderirà a questa convergenza esclusivamente se si farà un’analisi seria della spesa, con un mandato esterno. Questa è la nostra posizione, e tale rimarrà». E che aria tira in Plr, Lega e Udc? «Da quel che ho potuto capire sembrerebbero intenzionati a entrare in materia – risponde Dadò –, si tratta di capire come, ma il concetto è quello». Gli studi dell’Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica proposti da Gianella sono una base su cui lavorare? «Non lo so, li valuteremo e vedremo se ci sarà una base sufficiente per soddisfare le nostre esigenze», replica il presidente del Centro. Ma che qualcosa bisognerà fare non ci piove. Anche perché «sulle cifre attuali del Preventivo evidentemente c’è un certo scetticismo. Un aggiornamento delle cifre è possibile che sarà chiesto dal Gran Consiglio, ma in base alle entrate».
«Come Verdi – rileva Samantha Bourgoin – riteniamo che questo Preventivo sia da irresponsabili. E che non vada votato perché le cifre presentateci dal governo non corrispondono alla realtà. Noi bocciamo sempre i preventivi affermando che non rispondono alle necessità del Paese, ma quello per il 2023 non corrisponde neppure alla realtà. Si fa credere alla popolazione che la situazione sia una, quando siamo tutti consapevoli che la situazione è più grave di quella dipintaci. Secondo me questo Preventivo, così com’è, non ha la maggioranza, anche i partiti di governo non possono sostenerlo: nessuno lo può sostenere senza perdere la faccia davanti ai cittadini, davanti agli elettori. Le cifre vanno dunque aggiornate, considerando fra l’altro il notevole aumento dei premi di cassa malati». Servirebbe un patto di Paese? Bourgoin: «Per ora gli unici patti che vedo sono quelli tra la destra, il Plr e il Centro per diminuire le entrare…». Puntualizza Agustoni: «Il popolo ticinese, con il voto dello scorso 15 maggio, ha stabilito che entro il 2025 dovrà essere raggiunto l’equilibrio dei conti, senza aumentare le tasse, senza riversare oneri sui comuni e senza tagliare le prestazioni alle persone più fragili. Si tratta quindi di attuare la volontà popolare, con serietà e buon senso».
Per il democentrista Paolo Pamini, «il Preventivo 2023 del governo ‘Mulino Bianco’ sta mostrando le sue fragilità. Per nominare le posizioni più grosse, rischiano di non arrivare i 137 milioni dalla Banca nazionale svizzera preventivati a ricavo; domenica sapremo quale imposta di circolazione (con minori entrate) ci sarà dall’anno prossimo; i sussidi di cassa malati non considerano l’aumento medio del 9 per cento dei premi in Ticino. Per l’Udc – annota Pamini –, serve una manovra immediata di taglio della spesa di circa 150 milioni di franchi – essenzialmente l’ammontare delle entrate provenienti dalla Bns, che come detto rischiano di non esserci – per evitare di mandare tutto all’aria. Si tratta di un taglio del 3-4% della spesa, pertanto possibile senza estremi dolori».
Un taglio senza estremi dolori, asserisce il parlamentare dell’Udc. «Finiamola con questa favola!», sbotta Ivo Durisch. «I tagli che alcuni hanno in mente toccheranno i cittadini e soprattutto le fasce più deboli – sottolinea il capogruppo del Ps –. A meno che non si voglia risparmiare solo su francobolli e fotocopie nell’Amministrazione cantonale. Oppure sul suo personale, come se non bastassero le centosessanta misure che hanno colpito negli ultimi anni i dipendenti pubblici, tenuti a contribuire al risanamento delle casse cantonali a seguito di una sbagliata gestione finanziaria. Vogliamo penalizzare ancora una volta il personale dello Stato, quando la politica non è sin qui in grado di riconoscergli ciò che gli è dovuto a livello previdenziale?!». Un taglio della spesa di 150 milioni di franchi circa, ventilano i democentristi. «Propongono un decreto straordinario per effettuare dei tagli alla spesa, con validità dal 2023: sul piano procedurale è un decreto puramente declamatorio – riprende Durisch –. È irrealizzabile, perché bisognerebbe modificare una serie di leggi settoriali e questo richiederebbe inevitabilmente del tempo. Nel merito lo contestiamo, poiché come detto i tagli toccherebbero in ogni caso le fasce fragili della società».
Un Preventivo, quello messo a punto dal governo, «che non corrisponde minimamente alla realtà», continua il capogruppo socialista. «Come Ps lo emenderemo, indicando quello, che stando ai nostri calcoli, è il disavanzo attendibile, visto che molto probabilmente il Ticino non riceverà gli utili della Bns. Ed è un disavanzo di 250 milioni. Che è il risultato di sgravi fiscali e nuovi compiti, tra il 2016 e il 2020, per globalmente duecento milioni di franchi: ora si vedono gli effetti di questa politica sulle finanze cantonali». Quindi? «Crisi, inflazione, rincaro dei costi energetici: in un momento come questo – indica Durisch – non è secondo noi opportuno né fare dei tagli, né alzare le imposte tramite il coefficiente cantonale. Per questo ho depositato di recente un’iniziativa parlamentare per sospendere per due anni il meccanismo del freno al disavanzo. In altre parole, in una situazione come quella odierna, e ce lo dicono altri Paesi e la storia, ci si può leggermente indebitare».
«Con il governo avevamo concordato un piano di rientro chiaro. Il Preventivo 2023 indica un deficit di 80 milioni, quindi l’obiettivo che ci si era posti. Ma in realtà rischia di chiudere con oltre 200 milioni di perdita», sostiene il leghista Michele Guerra. Di fronte a una situazione del genere, «è assolutamente urgente intervenire con delle indicazioni chiare. Non farlo – aggiunge Guerra – significherebbe far decadere il piano di rientro, non rispettare il volere popolare e soprattutto rischiare un aumento di tasse e imposte tra qualche anno». A parere dei commissari leghisti in Gestione, «è quindi necessario inserire, a decreto legislativo del Preventivo, un vincolo fatto al governo affinché ci presenti entro una determinata data delle misure di intervento sulla spesa. È imprescindibile la necessità di mettere mano a questo Preventivo in modo serio».