Il Comitato contro la guerra in Ucraina e contro il riarmo chiede al governo svizzero un’applicazione molto più rigorosa delle sanzioni inflitte a Putin
"Basta bombe sui civili, basta bombardamenti indiscriminati su obiettivi civili da parte dell’esercito russo!", inizia così il comunicato stampa diffuso stamane dal Comitato contro la guerra in Ucraina e contro il riarmo.
Dopo i referendum "farsa" e la mobilitazione parziale in Russia, il Comitato pacifista torna a criticare duramente le mosse di Putin che sembra non essere intenzionato a far cessare il conflitto: "I bombardamenti su Zaporizhhia e Kiev di questi ultimi giorni dimostrano quanto sia irresponsabile la scelta di continuare questa guerra da parte del Cremlino. Nonostante l’opposizione in Russia, il fiasco enorme della mobilitazione parziale con le immagini di decine di migliaia di giovani russi che abbandonano il Paese, la situazione economica interna alla Russia sempre più precaria e la situazione sul terreno molto difficile per l’esercito russo, Putin è sempre più deciso a colpire indistintamente l’Ucraina e la sua popolazione in particolare".
I nuovi bombardamenti in vari territori dell’Ucraina e la conseguente morte di civili, sono stati giustificati da Mosca come una risposta al sabotaggio del ponte di Kerch, strategicamente prezioso per il Cremlino poiché unisce la Russia alla Crimea. Ma non solo. Secondo il Comitato questa escalation rappresenta "la dimostrazione di quanto sia disposto Putin a giocarsi in Ucraina e di come nelle guerre i civili rappresentano ormai obiettivi di grande importanza. Così come nelle zone occupate dai russi lo stupro di massa è stato usato per terrorizzare la popolazione e le donne in particolare, ora i bombardamenti sui centri abitati vogliono colpire il morale e la determinazione della popolazione in generale, cercando di indebolire la capacità di resistenza degli ucraini. Con ogni probabilità il risultato sarà esattamente il contrario".
Il Comitato contro la guerra in Ucraina e contro il riarmo si dice pronto a continuare il lavoro di solidarietà e continuerà a chiedere al governo svizzero un’applicazione molto più rigorosa delle sanzioni inflitte a Putin. Nel comunicato si ricorda inoltre che in questi giorni è in corso a New York l’Assemblea generale dell’Onu, in cui il presidente Cassis ha denunciato i suddetti massacri di civili. La denuncia però non basta e la Svizzera, proprio sul terreno delle sanzioni, può fare molto di più secondo i pacifisti.
"Negli scorsi giorni abbiamo sollevato il problema dello scandaloso commercio record di oro russo in Svizzera e poco si continua a sapere della famosa lista dei russi sanzionati e relativi beni congelati. Se davvero il Consiglio federale e la classe politica di questo Paese intendono portare soccorso e solidarietà alla popolazione ucraina, devono assolutamente interrompere tutte quelle attività economiche che rappresentano per Putin, di fatto, un sostegno finanziario alla sua guerra".
E per concludere: "Oggi più che mai la soluzione a questa guerra può essere solo quella dell’interruzione dell’aggressione militare da parte della Russia e il suo ritiro incondizionato ai confini del 2014. Solo in questo modo potranno poi essere avviate trattative di pace che non siano, come vorrebbero alcuni, il semplice riconoscimento del diritto all’aggressione e all’annessione che Putin vorrebbe imporre e far ratificare dalla comunità internazionale".