Il virus non è ancora arrivato in Svizzera, ma uno studio del Wsl indica come veicolo di trasmissione il cibo abbandonato nei cestini dai viaggiatori
Ci sono anche le aree di sosta del Ticino lungo l’autostrada A2 fra i luoghi che l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio Wsl indica come a rischio di introduzione della peste suina in Svizzera, dato che confinano con nutrite popolazioni di cinghiali. Il motivo? Secondo lo studio condotto dal Wsl, gli scarti alimentari abbandonati, in particolare resti di panini con salumi.
L’epidemia animale imperversa ormai tutt’intorno alla Svizzera: sono stati trovati cinghiali infettati in Italia, Belgio al confine con la Francia e Germania. La scorsa primavera si è verificato un focolaio in un allevamento di suini domestici nel Baden-Württemberg, vicino al confine con la Svizzera. È vero che la malattia si diffonde tra i cinghiali in Europa anche senza l’influenza dell’uomo, ma il virus viaggia più velocemente con gli esseri umani, sottolinea il Wsl in una nota odierna. È estremamente resistente e rimane virulento per mesi nei prodotti a base di carne di maiale, come il prosciutto crudo o il salame. "Ciò significa che il virus può percorrere lunghe distanze in breve tempo nel cibo delle persone", afferma Rolf Grütter, autore della ricerca, citato nel comunicato. Se i panini mangiati a metà finiscono per terra o nei cestini aperti nelle aree di sosta, i cinghiali locali sono felici di trovare cibo facilmente accessibile. Finiscono così a loro volta per trasmettere l’agente patogeno ai suini domestici quando si avvicinano ai recinti.
Ecco quindi che sono state evidenziate aree di sosta a rischio lungo la A1 e la A2 e sono state tracciate mappe per tutta la Svizzera con gli allevamenti di suini che dovrebbero essere protetti in modo particolare, per esempio installando recinzioni migliori. Grazie ai nostri risultati, le autorità e le aziende agricole dispongono di una base dettagliata per intervenire, conclude Grütter.