Cede dei terreni a due figlie, ma per la terza ‘è un raggiro, non era in grado di capire’. Quando la fragilità della terza età è sfruttata dai famigliari
«Il mondo di mio padre è crollato, e lui con esso. Non è più riuscito a ristabilire nessun tipo di equilibrio. E la stessa sorte è toccata a mia madre». Sono parole intrise di amarezza quelle di Marina (nome vero noto alla redazione), le cui due sorelle minori si sono fatte donare dal padre 87enne case e terreni dei quali solo poche settimane prima l’anziano aveva già disposto con un patto successorio stipulato a mutua protezione con la moglie. Donazioni che al resto della famiglia sono state accuratamente tenute nascoste fino a quando, qualche mese dopo, è avvenuta casualmente la scoperta. «Nel momento in cui abbiamo sollevato l’argomento mio padre è caduto dalle nuvole, affermando di non aver mai donato nulla a nessuno – racconta Marina –. "I ronchi sono miei!", ha continuato a ripetere. Poco tempo dopo gli è stata diagnosticata una demenza senile in stato avanzato e un’atrofia cerebrale estesa, ma era già da un po’ di tempo che il medico di famiglia così come parenti e alcuni conoscenti avevano notato i segnali chiari di decadimento cognitivo». Per Marina, ad avere gravi colpe nella triste vicenda sarebbe anche il notaio, amico di famiglia delle sorelle, che ha steso i rogiti: «Il suo modo di agire è stato tutt’altro che limpido. Ha avuto un ruolo determinante in tutta la faccenda inserendo addirittura nell’atto notarile una clausola con lo scopo di eludere il dovere sancito dal Codice civile svizzero di informare nostra madre delle donazioni in corso». Con questa convinzione, assieme alla madre e al fratello, Marina ha deciso di sporgere denuncia penale contro le sorelle e contro il notaio. «Purtroppo però non abbiamo ottenuto giustizia – afferma con rammarico –. Le dichiarazioni autoreferenziali del notaio, in entrambi i procedimenti, hanno avuto un peso migliore e maggiore delle nostre e, soprattutto, dei documenti probatori che dimostrano il raggiro di un anziano fragile incapace di comprendere la portata dei propri atti. Le istruttorie sono state chiuse dimostrando che, nell’apparentemente civile Svizzera, della difesa dei diritti degli anziani, almeno fino ad oggi, a nessuno importa granché, mentre chi potrebbe far qualcosa preferisce chiudere gli occhi», recrimina Marina. Che sottolinea come il grave impoverimento finanziario del padre e le spese legali sostenute per tentare di difenderne i diritti – oltre 100mila franchi finora – hanno rappresentato solamente una parte del danno subito: «Su entrambi i miei genitori la sofferenza psicologica ed emotiva, il deterioramento dei rapporti familiari, i sensi di colpa e l’abbattimento dell’autostima hanno avuto effetti devastanti. E le patologie già presenti ma tenute e bada da una routine familiare collaudata hanno trovato terreno fertile per esplodere».
I procedimenti penali hanno scagionato le tre persone denunciate, ma la vicenda solleva una serie di interrogativi che toccano vari aspetti sensibili, dai fattori di rischio legati a possibili abusi su persone anziane, alle responsabilità e agli aspetti deontologici dei notai, fino ai criteri di valutazione della capacità di intendere e volere. Ne abbiamo parlato con tre esperti nei diversi ambiti.
Per monitorare il fenomeno degli abusi su persone anziane, alcuni mesi fa è stato inaugurato il Centro di competenza nazionale ‘Vecchiaia senza violenza’ di cui tra i promotori figura Pro Senectute Ticino e Moesano. Per quanto riguarda quelli di tipo finanziario, «non abbiamo una stima precisa, ma dal nostro osservatorio constatiamo che questi abusi sono possibili e frequenti soprattutto quando le persone anziane sono in una condizione di aumentata fragilità a causa di una situazione di isolamento sociale oppure di forte dipendenza da caregiver o in generale da terze persone, quando vi è uno stato di decadimento cognitivo oppure una fragilità psico-fisica – illustra Francesca Ravera, psicoterapeuta e membro del comitato direttivo della piattaforma –. Maggiore è lo stato di fragilità individuale e maggiore sarà la possibilità per la persona anziana di essere esposta a forme di maltrattamento tra cui quelli relativi alla sfera economica».
Questo tipo di abuso, oltre che da gente esterna – noti i casi dei "falsi nipoti" o "falsi poliziotti" – può avvenire a opera di persone conosciute e di familiari che approfittano della relazione affettiva e del legame di dipendenza con la vittima. «In questi casi proprio il tipo di relazione tra la vittima e l’abusante può comportare una negazione da parte di chi subisce il raggiro, una paura o uno stato di vergogna che inibiscono dallo sporgere denuncia», dice Ravera, che conferma come essere vittima di abuso, tra cui quello finanziario, può comportare delle gravi conseguenze sulla qualità di vita delle persone anziane: «Possono sentirsi ancora più vulnerabili, provare dei sensi di colpa e imbarazzo, perdere la fiducia nelle persone e nelle proprie capacità e di conseguenza può verificarsi una compromissione del loro stato di salute psico-fisica che in alcune situazioni può portare alla morte della persona stessa».
In caso di sospetto maltrattamento nei confronti di persone anziane, il Servizio di promozione qualità di vita di Pro Senectute Ticino e Moesano può offrire delle consulenze e degli interventi specializzati volti a ridurre i fattori di rischio, rende noto la psicoterapeuta. A livello di prevenzione, «crediamo fortemente nella diffusione della cultura del buon trattamento della persona anziana e nella sensibilizzazione rivolta a tutte le categorie professionali e ai cittadini che si occupano in misura diversa delle persone anziane, per questo motivo col nostro Servizio proponiamo delle formazioni sul tema volte a contrastare il fenomeno del maltrattamento».
Per quanto riguarda la Legge, quella notarile prevede all’art. 51 che "il notaio deve rifiutare il suo ministero quando le circostanze gli facciano sorgere un dubbio fondato sulla capacità civile e di disporre delle persone fisiche o di rappresentanti di quelle giuridiche che a lui si presentano per contrarre"; quando "appaia manifesta l’infermità o debolezza di mente di alcuno dei contraenti; se lo reputa necessario, il notaio può fare intervenire un medico che attesti la capacità mentale di un comparente facendone menzione nell’atto". «Questo significa – commenta l’avvocato Mario Bazzi, segretario dell’Ordine dei notai del Canton Ticino – che non vi sono "procedure" specifiche da seguire per verificare la capacità civile o le facoltà mentali delle parti. Accertamenti per i quali, peraltro, il notaio non è nemmeno qualificato. La legge però stabilisce che nel caso in cui le circostanze dovessero indurre il notaio prudente a dubitare delle effettive capacità di una parte, avrebbe l’obbligo di rifiutare di rogare l’atto, oppure di chiedere l’intervento di un medico che ne accerti le sufficienti facoltà mentali», specifica Bazzi.
Nella situazione in cui una persona anziana non sia più in grado di decidere autonomamente, «l’unico modo che ha per poter disporre dei beni è mediante la nomina di un curatore, che può avvenire ad hoc per una situazione specifica – illustra Bazzi –. Competente per tale nomina è l’Autorità regionale di protezione (Arp). Anche nell’eventualità in cui qualcuno decida di predisporre un mandato precauzionale e quindi di nominare un mandatario per il caso in cui venisse meno la sua capacità di disporre, spetta sempre all’Arp verificarne la validità e rilasciare le credenziali ai mandatari incaricati».
Quanto ai controlli di abusi in ambito notarile, un organo specificatamente adibito a tale scopo non esiste. Casi di illeciti emergono solo a seguito di denunce da parte delle persone coinvolte. «Le segnalazioni – rende noto l’avvocato – possono essere fatte sia al Ministero pubblico che alla Commissione di disciplina dei notai, organo indipendente dall’Ordine dei notai che a sua volta, qualora dovesse riscontrare un possibile illecito di carattere penale, provvederebbe alla segnalazione al Ministero pubblico». Entrambe queste procedure, sottolinea Bazzi, sono gratuite per chi denuncia.
In alcuni cantoni vengono organizzati dei corsi di formazione e prevenzione su situazioni sensibili indirizzati ai notai. In Ticino, stando a Bazzi, «la questione viene trattata nell’ambito dei corsi per gli alunni notai ed è già stata proposta diverse volte nell’ambito dei corsi di formazione continua per i notai, proprio nell’ottica di sensibilizzarli su questo tema molto delicato».
Ma cosa si intende con demenze senili e in quali circostanze viene meno la capacità di intendere e volere? «Si tratta di un’espressione generica per indicare un gruppo di malattie, tra cui l’Alzheimer, che comportano la perdita di funzioni cognitive basilari che ci fanno muovere nella vita quotidiana come la memoria, il linguaggio, le capacità viso-spaziali, l’attenzione, le funzioni esecutive e la cognizione sociale – spiega il dottor Leonardo Sacco, caposervizio di neurologia presso l’Ente ospedaliero cantonale –. Quelle che se intaccate possono compromettere la capacità decisionale sono sicuramente le prime due. Per poter prendere delle decisioni bisogna ricordare delle informazioni e avere la padronanza del linguaggio, che è essenziale ad esempio per leggere e capire un documento prima di firmarlo». In generale, perché sia data la capacità di intendere e volere, bisogna anche che le scelte siano fatte «in maniera consequenziale e ponderata – valuta l’esperto di neurologia –. Se la decisione produce una situazione non funzionale che mette in pericolo la persona stessa, la sua capacità di discernimento è da considerarsi non più intatta». Tuttavia, precisa il dottor Sacco, «non è una questione di "o tutto o nulla". Una persona può ad esempio avere una buona capacità di discernimento per quanto riguarda alcuni ambiti, come la presa di decisioni sulla propria salute, mentre magari non averla sugli aspetti finanziari. Poi ovviamente se le funzioni cognitive sono molto compromesse, le mancanze possono essere su molteplici distretti».
A rendere il quadro ancora più complesso intervengono anche gli aspetti emotivi e psicologici: «Quando si prendono delle decisioni anche questi fattori possono essere determinanti. Trovarsi in uno stato depressivo o in uno euforico, oppure avere una certa tendenza a farsi trascinare, sono elementi che influenzano la presa di decisioni. Anche una persona cognitivamente senza problemi può farsi condizionare o coinvolgere troppo facilmente e dunque prendere decisioni controproducenti».
Per quanto riguarda le demenze e i disturbi cognitivi, «c’è una serie di batterie di test per diagnosticarli. Invece per valutare la capacità di discernimento di una persona, è necessario che un clinico esperto proceda a dei colloqui clinici». Alla domanda se, in mancanza di segni evidenti, un notaio possa valutare da uno scambio in ufficio se l’anziano che ha di fronte sia davvero in grado di capire il contenuto di quanto si appresta a firmare e le conseguenze che questo avrà per sé e per il resto della sua famiglia, Sacco risponde che «se i disturbi sono leggeri è molto difficile che possa procedere a una tale valutazione. Anzi, può darsi che neanche il medico di famiglia sia in grado di farlo. La diagnosi deve essere affidata a uno specialista in disturbi cognitivi. Ma anche quando interviene un esperto – mette in guardia il caposervizio –, in certi casi possono esserci lunghe discussioni soprattutto in merito alle questioni finanziarie o di eredità da cui non si esce facilmente». Come gli altri professionisti interpellati, anche Sacco conclude che si tratta di un argomento «davvero molto complesso e delicato». Proprio per questo è importante discuterne, in modo da scongiurare il più possibile il rischio di abusi che potrebbe crescere con l’aumento della popolazione anziana, della sua longevità e delle patologie legate all’invecchiamento, e per il fatto che gli eredi devono aspettare sempre più a lungo prima di entrare in possesso dei beni dei familiari anziani.