Il presidente del Centro davanti al proprio ‘parlamentino’ spara ad alzo zero su tre temi di scottante attualità: ‘Dalla cancelleria manomissione abusiva’
«Il nostro partito ha una responsabilità politica e storica non indifferente e non può più tacere di fronte a delle situazioni che trasudano di fanatismo ideologico, oppure di inadempienza e di negligenza istituzionale». È un fiume in piena il presidente del Centro Fiorenzo Dadò davanti al suo ‘parlamentino’ riunitosi stasera a Sant’Antonino. Un fiume in piena che travolge tre questioni di pressante attualità: il lupo, la crisi energetica e il reclamo contro l’opuscolo informativo sulla votazione popolare riguardo l’iniziativa sulle nuove imposte di circolazione.
«Ieri a Bellinzona c’è stata la manifestazione dei contadini e degli allevatori che, mossi dalla disperazione dopo un’estate disastrosa e abbandonati a se stessi in balia del lupo, si sono presentati davanti al governo per chiedere la fine dell’inerzia da parte del Dipartimento del territorio e del Dipartimento finanze economia, responsabili del dossier», ricorda Dadò.
Un atteggiamento ritenuto «inaccettabile», e che «anche il nostro partito deve denunciare, in quanto l’assenza di un intervento immediato sta portando a una crisi irreversibile della pastorizia nel nostro cantone, con conseguenze devastanti per il territorio, l’attività economica alpestre, il turismo e le nostre tradizioni, per non parlare delle famiglie e dei giovani allevatori e alpigiani, che si sentono cittadini di serie B abbandonati da tutti, dopo aver magari investito cifre considerevoli per dar vita alla propria azienda», tuona Dadò.
Altra situazione affrontata dal presidente del Centro, «è la risposta che ci è stata data alla nostra mozione per incentivare il fotovoltaico in un momento di grave crisi energetica, considerato che il Ticino, pur essendo la patria del sole, è il fanalino di coda in rapporto a tutti gli altri cantoni».
La mozione, riprende Dadò, «chiedeva di remunerare in maniera equa la corrente elettrica ai cittadini che installano un impianto fotovoltaico sul tetto della propria casa, in quanto attualmente la realizzazione di questi impianti va troppo a rilento proprio perché costano troppo e la corrente prodotta non è sufficientemente pagata dalle aziende elettriche, che la rivendono cara traendone notevoli guadagni».
La risposta del governo, arrivata l’8 giugno, «nonostante le belle parole sull’ecologia, l’approvvigionamento energetico indigeno eccetera eccetera... invece di essere propositiva e di apertura come dovrebbe essere nella logica delle cose, è a dir poco deludente in quanto stronca sul nascere l’idea».
Questo, per Dadò, «fa capire come anche questa strada che è sulla bocca di tutti sia in salita, in quanto gli interessi in gioco sono tanti e che all’interno dell’Amministrazione dimorano alcune sacche di dannosa staticità, che bloccano lo sviluppo del Paese anche di fronte a emergenze come quella energetica».
Come non bastasse, il tono già tendente al caldo si fa rovente quando si passa all’opuscolo sulle imposte di circolazione: «Il più grave istituzionalmente, in quanto tocca i valori cardinali della nostra democrazia e dello Stato di diritto, ossia i diritti popolari».
«Trovandoci di fronte a un altro tentativo di sabotaggio da parte della cancelleria e del Dipartimento delle istituzioni attraverso la manomissione abusiva del testo da noi preparato per il libretto della votazione - rincara Dadò -, siamo stati costretti a inoltrare ricorso nei tre giorni a disposizione dati dalla legge, salvo scoprire che il libretto era già stato stampato in fretta e furia in oltre 200 mila copie, nella più totale incuranza delle legge e dei diritti politici, che, assieme alla decenza e al buonsenso, imponeva di aspettare».
Finito? Neanche per idea: «Il costo di questa operazione ordinata dalla cancelleria dello Stato su mandato di almeno una parte del governo lo lascio immaginare a voi, così come vi lascio immaginare chi sarà a pagare un’eventuale ristampa o un’altra votazione ordinata dai giudici, come è già capitato per gli stessi motivi con l’iniziativa sulla legittima difesa di Ghiringhelli» ammonisce ancora Dadò. Che conclude, amaro: «A noi risulta oramai chiaro, a fronte di questi e altri fatti che questa sera evito di narrare, che c’è perlomeno un grosso problema di conduzione e di leadership in questo Paese, e che anche all’interno degli uffici giuridici dell’Amministrazione e nella Cancelleria il pressapochismo ha oramai trovato fissa dimora».
Sul tema torna, e ci mancherebbe altro, il vicepresidente del Centro e primo firmatario dell‘iniziativa in questione Marco Passalia: «Quello che è successo è abbastanza grave. Abbiamo presentato dei dati, e la cancelleria ce li ha modificati di dieci milioni basandosi su informazioni diverse. Noi, però, abbiamo usato i dati del Consiglio di Stato. Ma stiamo scherzando? Dov’è la trasparenza?». Per poi ricordare, sibillino fino a un certo punto, che sulle imposte di circolazione «c’è un’altra iniziativa pendente». Passalia si riferisce a quella, sempre del 2017, chiamata ’Gli automobilisti non sono bancomat’. L’intento era quello di chiedere la restituzione dell’aumento deciso dal Consiglio di Stato per il 2017 come sconto sulle prossime imposte di circolazione. Iniziativa fermata "per motivi di opportunità", qualche mese fa. Ma che è pronta a uscire dal cassetto.