Ticino

Assegno familiare ai frontalieri bloccato dalla crisi di governo

La stesura delle norme previste dal nuovo assegno unico universale non ha tenuto conto di alcune specificità relative a certe categorie di lavoratori

(Ti-Press)
3 agosto 2022
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La crisi di governo, con conseguente scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate per il rinnovo del parlamento fissate per il 25 settembre, ha mandato in soffitta la risoluzione di una vicenda che da mesi sta preoccupando decine di migliaia di frontalieri. Quelli che dopo l’introduzione in Italia dell’assegno unico e universale dal 1° marzo scorso dalla Cassa di compensazione svizzera si sono visti sospendere l’erogazione degli assegni familiari. La stesura delle norme previste dall’assegno unico universale – novità senza precedenti in Italia nella forma di un sostegno economico alle famiglie, alle prese con problemi sempre più gravi a seguito della guerra in Ucraina e dell’inflazione, attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per i figli disabili – non ha tenuto conto di alcune specificità relative a certe categorie di lavoratori, fra cui appunto i frontalieri, per i quali non è stata prevista alcuna procedura. Da qui il blocco, ormai da cinque mesi, dell’erogazione degli assegni familiari ai frontalieri.

Tutto rallentato

Alla fine dello scorso mese la vicenda sembrava essere in via di risoluzione, soprattutto dopo che il senatore democratico varesino Alessandro Alfieri, una sorta di termometro dei problemi transfrontalieri, era riuscito portare la vicenda all’attenzione della direzione nazionale dell’Inps e del Ministero del lavoro. "L’Inps aveva iniziato a lavorare a una proposta di semplificazione dell’iter, mentre il Ministero del lavoro aveva manifestato una particolare attenzione alla vicenda, con l’obiettivo di fornire la soluzione più semplice e adeguata per garantire queste prestazioni (assegni familiari, ndr) a sostegno di figli e le famiglie dei frontalieri – torna a ribadire il senatore Alfieri –. Con l’attuale situazione politica nel nostro Paese anche questo tema conosce un rallentamento. Così come l’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri che era nostra intenzione approvare entro la fine di settembre / inizio ottobre. In tempo utile per rispettare la scadenza del 1° gennaio 2023, data in cui l’accordo sarebbe dovuto entrare in vigore".

Sindacati preoccupati

A manifestare una diffusa preoccupazione sui tempi lunghi a seguito della crisi del governo Draghi anche sul tema degli assegni familiari ai frontalieri sono sia i sindacati svizzeri che italiani, che hanno emesso un comunicato, con il quale ricostruiscono i fatti così come si sono succeduti negli ultimi mesi: "Le casse di compensazione hanno sospeso l’erogazione degli assegni familiari con il 1° marzo 2022 e dando istruzioni ai frontalieri di far richiedere all’altro genitore dei figli l’assegno unico in Italia. La cassa di compensazione pagherà poi al frontaliere l’importo differenziale tra l’assegno svizzero e quanto già percepito dall’altro genitore in Italia. A questo scopo le Casse svizzere, tramite degli appositi formulari, hanno richiesto alle sedi territoriali dell’Inps di certificare l’entità dell’assegno unico pagato per ciascun nucleo familiare. Tuttavia al momento l’Inps non dà seguito all’invio di questi dati in Svizzera, in quanto il nuovo assegno unico e universale viene considerato dall’Italia come una ‘prestazione assistenziale’ e non come un classico ‘assegno familiare’. La conseguenza di tutto questo è proprio il blocco degli assegni familiari svizzeri a cui i frontalieri avrebbero diritto. Le sigle sindacali italiane e svizzere hanno quindi inviato un interpello tecnico al presidente dell’Inps, sollecitando una modifica della norma italiana e il ripristino della trasmissione di questi dati con la Svizzera. La nota è stata recepita positivamente dall’Inps che ha già avviato delle discussioni urgenti con il Ministero del lavoro. La recente crisi di governo in Italia (tra i tanti dissesti che ha provocato su scala nazionale) ha tuttavia reso ancora più complicato un dossier già di per sé critico, motivo per cui si temono tempi ancora lunghi per la risoluzione del problema".