Ticino

L’estate della grande sete di fiumi e laghi ticinesi

L’Ustat nel suo notiziario statistico sull’idrologia certifica: il deficit idrico continua. I deflussi medi dei fiumi non hanno superato il 20-30%

Livelli sempre più bassi
(Ti-Press)
21 luglio 2022
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È l’estate della grande sete per fiumi e laghi, e l’Ufficio di statistica (Ustat) lo certifica: "Il deficit idrico nei corsi d’acqua e nei laghi del cantone, iniziato a dicembre 2021, è proseguito anche nel secondo trimestre 2022, pur con alcune differenze tra Sopraceneri e Sottoceneri", si legge infatti nel Notiziario statistico sull’idrologia pubblicato oggi. Per carità, non c’erano grandi aspettative: a un inverno secco con pochissime precipitazioni ha fatto seguito da un lato il perdurare dell’assenza di vere precipitazioni, dall’altro un periodo estivo cominciato da subito con temperature molto alte e siccità.

Ma vedere i numeri nero su bianco fa sempre un certo effetto, e forse fa capire ancor di più la gravità della situazione: "I deflussi medi non hanno superato, con qualche eccezione, il 20-30% della norma del periodo e le precipitazioni, in particolare registrate a giugno, non sono state sufficienti per modificare la situazione di carenza idrica generalizzata". Di più: "Nuovi record minimi sono stati raggiunti per il lago di Lugano, con oltre quattro mesi consecutivi al di sotto del valore minimo mai registrato dal 1965, e per il lago Maggiore, nel mese di giugno". A mo’ di esempio, "nei primi sei mesi dell’anno nel fiume Tresa sono stati rilasciati circa 228 milioni di metri cubi in meno rispetto alla norma".

I laghi preoccupano

Il livello del lago Maggiore, si legge ancora nel bollettino, "è risultato di 78 cm inferiore alla media del periodo di osservazione in aprile, di 91 cm nel mese di maggio e di 115 cm nel mese di giugno quando sono stati incrementati i rilasci per sostenere l’agricoltura nella Pianura Padana". Si parla di più di un metro. Questi dati "definiscono da soli la criticità della situazione di disponibilità idrica in tutto il bacino del lago Maggiore e nel bacino padano a valle".

La tendenza è preoccupante: "Nei primi 20 giorni del mese di giugno sono stati registrati i nuovi livelli minimi storici dell’intero periodo di osservazione (e di regolazione), iniziato nel 1943. Il livello minimo è stato raggiunto il 22 giugno (192,48 m sopra il livello del mare), seguito da un leggero incremento nell’ultima settimana del mese, grazie alle precipitazioni già ricordate".

Per quanto riguarda il lago di Lugano "è stato osservato un andamento differente". Nel senso che "i livelli minimi sono stati misurati nel mese di aprile, fino alle precipitazioni del giorno 23 che hanno portato a un incremento di 10 cm. Il livello è poi rimasto pressoché costante per tutto il mese di maggio, con un ulteriore incremento nei primi giorni di giugno (+15 cm) e poi ancora verso la fine del mese (+6 cm)".

Notizie confortanti? No. "Nonostante l’incremento dei livelli lacuali nel corso del trimestre, è degno di nota osservare che per quattro mesi consecutivi e senza soluzione di continuità, dal 21 febbraio al 24 giugno, ogni giorno è stato stabilito il nuovo record negativo giornaliero: un andamento che costituisce un indicatore importante dell’eccezionalità e della durata dell’evento di carenza idrica tuttora in corso".

I fiumi pure

Carenza idrica che ovviamente riguarda pure i fiumi. A maggio "i deflussi sono stati molto deficitari nel Sottoceneri (Magliasina 12%, Cassarate 22%, Tresa 20%) come anche nel Sopraceneri (Maggia 18%, Riale di Pincascia 22%, Ticino 44%). Le precipitazioni, molto locali e disomogenee, non hanno contribuito in maniera significativa ad alimentare le falde sotterranee e i corsi d’acqua".

Il mese di giugno "non ha rappresentato un’inversione di tendenza", ma "le precipitazioni, talvolta localmente abbondanti, hanno contribuito a interrompere per alcuni giorni la criticità osservata nei cinque mesi precedenti". I deflussi "sono rimasti deficitari, ma superiori ai mesi precedenti".