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Criptovalute e volatilità, ‘meglio non usarle come pagamento’

Intervista al professore di finanza dell’Usi Antonio Mele: ‘Manca la regolamentazione che può garantire una banca centrale’

(Ti-Press)
12 luglio 2022
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L’utilizzo dei bitcoin come strumento di pagamento prende sempre più piede in Ticino. Da settimana scorsa è infatti possibile pagare alcune tasse amministrative cantonali con le valute virtuali. Il progetto pilota lanciato dal Cantone, per ora limitato a operazioni con importi contenuti, non esclude di estendere questa possibilità anche ad altre entrate dello Stato.

Una strada che hanno già intrapreso i comuni di Chiasso e Lugano, dove i bitcoin possono essere usati per pagare anche le imposte.

Ne abbiamo parlato con Antonio Mele, professore ordinario di finanza all’Università della Svizzera italiana (Usi).

Professore, ultimamente si sente parlare sempre più spesso di blockchain e criptovalute. Con opinioni anche molto diverse tra chi vede in questa tecnologia il futuro e chi invece si dice piuttosto scettico.

Si tratta sicuramente di un’importante innovazione, anche se non mi sentirei di parlare di una vera e propria rivoluzione. I miei dubbi riguardano soprattutto l’adozione delle criptovalute come mezzo di pagamento. Non capisco perché andare a complicarsi la vita pagando tasse, imposte e stipendi con queste monete virtuali.

Quali potrebbero essere i problemi?

Ce ne sono diversi. Uno su tutti: la volatilità. Non possiamo vivere in un mondo dove sappiamo che il valore di quello che abbiamo in tasca potrebbe fluttuare del 30-40% in base alle vicissitudini di un mercato a volte di difficile comprensione. Bisogna essere coscienti del fatto che i pagamenti in bitcoin comportano un certo rischio. Io penso che sia più opportuno che i pagamenti più comuni dovrebbero continuare a essere effettuati attraverso la valuta che è emessa dalla Banca nazionale svizzera (Bns) e dalle altre banche centrali nel mondo.

Quello della regolamentazione è un tema dibattuto, perché è necessaria?

Il valore delle criptovalute, a differenza di euro, franchi o dollari, non è stabile proprio perché non esiste un’autorità pubblica in grado di assicurarne la stabilità attraverso una politica monetaria adeguata.

In Svizzera, la politica monetaria è affidata alla Bns, che ha il compito costituzionale di garantire la stabilità della moneta sia a livello interno cercando di controllare le dinamiche inflazionistiche sia a livello esterno cercando di controllare le dinamiche del tasso di cambio.

Stiamo parlando di un’autorità pubblica che si occupa di rendere la vita dei cittadini quanto più semplice possibile. La moneta è un bene comune, che serve a fare interagire i cittadini dal punto di vista economico. È quindi del tutto naturale pensare che sia proprio un’autorità pubblica a dovere occuparsene. Sarei lieto se un giorno la Bns e le altre banche centrali riuscissero a utilizzare una tecnologia simile a quella delle criptovalute.

Ciò che importa è che l’emissione di queste criptovalute sia controllata attraverso meccanismi che garantiscano la stabilità della moneta.

Le criptovalute sono comunque solo una parte di tutto l’universo blockchain, che resta una tecnologia con diverse potenzialità…

Questo è chiaro. Io infatti sono del tutto entusiasta a proposito di ogni sforzo rivolto al progresso nell’ambito delle tecnologie blockchain, e vedo con ammirazione tutte quelle startup che ne promuovono un utilizzo proficuo per la società. Con questa tecnologia, per esempio, si possono realizzare tanti interessanti e utili progetti, per esempio in ambito notarile e amministrativo, ma anche in ambiti che coinvolgono alcune complesse transazioni finanziarie. Ciò che mi lascia con più di qualche dubbio, come detto, è l’utilizzo delle criptovalute come strumento di pagamento generalizzato.

Quello della volatilità non è però l’unico rimprovero. La decentralizzazione che caratterizza queste monete non le rende potenzialmente a rischio di operazioni poco chiare?

Investire nelle criptovalute è un’operazione altamente speculativa, soggetta a tantissima incertezza e con qualche risvolto etico che bisogna tenere in considerazione. Alcune transazioni illecite, ad esempio il riciclaggio, vengono effettuate proprio attraverso le criptovalute. Mi sembra una contraddizione che si incoraggi l’uso di strumenti che a volte vengono impiegati per finalità criminali. Credo tuttavia che le autorità in alcuni paesi stiano lavorando per cercare di contrastare questi fenomeni.

Si sente spesso dire che un limite di blockchain e criptovalute è dato dal loro alto consumo energetico. In un periodo dove i costi stanno salendo, può essere un limite?

La tecnologia è però in miglioramento e non credo che sarà questo il fattore determinante per il suo sviluppo. Se una tecnologia funziona bene, e serve davvero alla società, i problemi energetici potrebbero trovare una soluzione.

Cosa sono

Circolazione limitata per aumentare il valore

Le criptovalute sono delle monete digitali, che possono essere utilizzate come metodo di pagamento online o investimento. Seppur ci siano più di 19mila criptovalute differenti ci sono delle caratteristiche comuni: sono decentralizzate, il che significa che nessuna entità esterna ha il controllo su di esse. A differenza delle monete tradizionali, che sono create e controllate dalle banche centrali, le criptovalute fanno affidamento a Internet per garantire il proprio valore e le transazioni. Il sistema utilizzato dalle criptovalute è la blockchain. Si tratta di blocchi d’informazioni, all’interno di una struttura di dati condivisa e immutabile, che contengono tutte le informazioni riguardanti le transazioni. Ogni blocco è identificabile tramite gli ‘hash’, un codice che funge da impronta digitale del blocco. Ogni volta che viene effettuata una modifica, si crea un altro blocco con una sua impronta. Questo contiene anche tutte le informazioni sui blocchi precedenti. Si creano così collegamenti crittografati tra i blocchi. In più, ogni modifica viene verificata dall’intero network prima di essere approvata. Solitamente la quantità di criptovalute in circolazione è limitata, questo le rende diverse dalle monete tradizionali, che sono soggette a inflazione. Per esempio non ci potranno mai essere più di 21 milioni di bitcoin in circolazione, il loro inventore ha infatti scelto di limitare la quantità in circolazione per aumentarne il valore. Bitcoin, la prima criptovaluta, è stata ideata nel 2008 da Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo. La vera identità del suo ideatore non è mai stata scoperta. Lo scopo era quello di creare un sistema decentralizzato, in opposizione a quello bancario che a suo avviso era la causa della crisi economica di quell’anno.