In alcuni distributori sul confine il prezzo è tornato sotto i 2 franchi al litro, ma bisogna pagare in euro e in contanti. ‘Sleale e insostenibile’
Il prezzo della benzina ha cominciato a scendere? È quanto si stanno chiedendo molti automobilisti che, percorrendo le strade del Cantone, scrutano con attenzione le cifre esposte all’esterno dei distributori. In alcuni benzinai sulla fascia di confine, infatti, il carburante è tornato sotto i 2 franchi al litro.
Ci sono però rigide condizioni per poter accedere a queste tariffe così vantaggiose rispetto a quelle degli ultimi mesi: il pagamento deve avvenire in euro e in contanti. Un adeguamento, voluto soprattutto per far tornare i clienti italiani, che diversi automobilisti hanno accolto senza troppi problemi: «Arrivo a risparmiare oltre 20 franchi a ogni pieno. Costa anche meno che andare in Italia», ci spiega un utente mentre fa rifornimento a un distributore di Stabio. Qui il prezzo è di 1,96 euro al litro per la benzina e di 2,08 per il diesel.
Lo stesso carburante, alla stessa pompa, costa rispettivamente 2,31 (benzina) e 2,44 (diesel) franchi al litro. Una differenza di prezzo che difficilmente si spiega, visto l’attuale cambio che ha in sostanza parificato franco ed euro. «La compagnia ha fatto una promozione, scendendo con il cambio cassa», ci spiegano all’interno del distributore. «Possiamo fare questi prezzi perché siamo anche ufficio cambi», afferma un altro benzinaio, poco distante, che ha tariffe simili. Ad aver scelto questa politica dei prezzi sono stati diversi punti di riferimento. A Stabio, percorrendo la strada cantonale che porta al valico del Gaggiolo, circa la metà dei distributori espone cifre simili. La situazione cambia allontanandosi dalla fascia di confine. A Bellinzona, ad esempio, la benzina costa al litro 2,25 franchi e 2,17 euro.
Ma come si spiega quindi una differenza così marcata, sia a livello regionale che di valuta con la quale si paga la benzina? «Sono diversi i fattori che giocano nella determinazione del prezzo. Il costo d’acquisto all’ingrosso e il trasporto, ad esempio. Ci sono poi anche dinamiche concorrenziali, se due concorrenti sono vicini sarà più facile che il prezzo scenda» risponde interpellata da ‘laRegione’ Barbara Antonioli Mantegazzini, professoressa alla facoltà di scienze economiche dell’Usi, dove è anche vicedirettrice dell’Ire, e ricercatrice Supsi. «Si deve poi considerare che il greggio è commerciato in dollari. Va valutata anche l’influenza del suo tasso di cambio». Il sospetto, osservando le tariffe citate in precedenza, è però che la possibilità di abbassare il costo al litro ci sarebbe. «Un margine per ridurre c’è sicuramente, ma va ricordato che i distributori non sono benefattori. Domandare loro di non guadagnare o di ribassare il loro guadagno esula dal tipo di richieste che possiamo fare» prosegue Antonioli Mantegazzini. «Diversamente, il problema si pone in caso di dinamiche non concorrenziali come quelle dei cartelli. Stiamo comunque parlando di un dato piuttosto variabile. In alcuni periodi la percentuale di guadagno dei distributori può essere più alta e in altri più basso». Fissa, invece, è la quota riscossa dallo Stato. La Confederazione ha però ribadito a più riprese che uno ‘sconto’ in questo ambito è da escludere.
«Anche per noi osservatori non è facile capire tutti gli andamenti, ad esempio il prezzo del petrolio non sempre si rispecchia in quello della benzina. O per lo meno non immediatamente» spiega la professoressa. Quello che è certo, invece, è su chi viene riversato l’aumento dei costi. «In prima battuta i consumatori sopportano gran parte del rincaro dei costi del carburante». Come mai? «La benzina ha una domanda piuttosto rigida, poco reattiva alle variazioni di prezzo. Anche se quest’ultimo aumenta, la domanda non si ridurrà in maniera sensibile. Questo perché non sempre ci sono alternative immediate come mezzi pubblici in grado di coprire le stesse tratte o perché nel breve periodo è difficile cambiare le proprie abitudini di consumo». Un esempio è quello della distanza dal benzinaio più economico. «Le persone non possono spostarsi molto per seguire la tariffa più vantaggiosa. Lo spostamento è un costo e oltre certi limiti potrebbe ridurre o annullare il risparmio dovuto alla differenza di prezzo».
Questa riduzione dei prezzi suscita però qualche malumore tra i vari proprietari di stazioni di benzina. «Ci sono i distributori liberi, che vanno a comprare la benzina dal miglior offerente, e ci sono realtà legate a un contratto di fornitura come noi» dichiara Emanuele Rusconi, titolare di una stazione a San Pietro di Stabio. «Il nostro margine è limitato. Non riusciamo quindi a rendere il prezzo più vantaggioso di così». Secondo Rusconi sarebbero stati proprio questi ‘distributori liberi’ a cambiare le regole del gioco. «Loro hanno un margine di 30-35 centesimi, tuttavia per non intaccare le grandi compagnie svizzere vendono in franchi a un prezzo normale e speculano sul prezzo in euro per renderlo più conveniente». Una scelta che ha spinto alcune grandi compagnie a seguire questa politica di prezzi. «Per noi si tratta di un atteggiamento scorretto e sleale, sia per le aziende legate a un contratto di fornitura sia per gli stessi clienti che pagano in franchi o con la carta. Non è normale che in Svizzera per risparmiare si deve pagare in euro». A non convincere Rusconi è anche il prezzo finale proposto: «Il loro cambio poi è molto più alto di quello attuale, non è una tariffa sostenibile».