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Stop all’attestato carenza beni per i candidati negli esecutivi

Il Gran Consiglio decide di far tornare in commissione il rapporto sull’iniziativa Franscella (Ppd). Discussione su come ‘omettere’ gli altri dati

Nulla di fatto
(Ti-Press)
23 giugno 2022
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Neanche alle elezioni cantonali del prossimo aprile, per ora, chi si candiderà in Consiglio di Stato dovrà presentare pure l’estratto del registro delle esecuzioni, limitatamente agli eventuali attestati di carenza beni. Ed è in dubbio che si riesca a far valere questa proposta pure per i candidati ai Municipi delle prossime Comunali.

In Gran Consiglio dopo un’ora abbondante di dibattito sul rapporto relativo all’iniziativa parlamentare di Claudio Franscella (Ppd) e tanti, tanti riferimenti alla responsabilità verso gli elettori, alla giusta trasparenza ma anche con il costante informare che i gruppi avrebbero votato in libertà di coscienza e senza indicazioni, passa il ‘lodo’ Omar Balli (Lega): ritorno in commissione.

Il motivo? Nel registro delle esecuzioni figurano sì gli eventuali attestati di carenza beni. Ma pure i precetti esecutivi. Come rendere ‘pubblico’ il primo aspetto, mantenendo riservato il secondo? La risposta di Franscella, basata anche sul parere del responsabile dei Servizi giuridici del Consiglio di Stato Francesco Catenazzi inviato al relatore del rapporto commissionale Carlo Lepori il 22 giugno, è semplice: «È stato confermato che non vi è alcun problema per il candidato nell’omettere dati non necessari ai fini dell’informazione al pubblico, oscurandoli o tralasciando le pagine che portano altri dati prima di inviarli alla cancelleria comunale o del Cantone».

Lo conferma anche il socialista Nicola Corti, in sostituzione dell’assente relatore Lepori. Sufficiente? Proprio per niente. Perché è la leghista Sabrina Aldi a rilevare che «nella legge che votiamo non è scritta da nessuna parte la possibilità di modificare un documento ufficiale, vorrei chiarimenti più seri e non semplici rassicurazioni». Effettivamente, si diceva, il parere giuridico è arrivato ieri: troppo tardi per incorporarlo nel rapporto e nel seguente decreto legislativo. Giudicata insufficiente la «rassicurazione» di iscrivere questa possibilità di omettere dei dati altri rispetto a quelli richiesti nel regolamento – la competenza passerebbe al Consiglio di Stato – a schiacciante maggioranza il plenum del Gran Consiglio ha votato il ritorno in commissione del dossier chiesto da Balli.

Proposta subito raccolta da Giorgio Galusero (Plr): «Mi domando come sia possibile modificare un documento ufficiale. È un aspetto determinante, o mettiamo in chiaro questa problematica o nessuno qui è in grado di dire davvero cosa può fare la singola persona per oscurarlo o cancellarlo». Al che è Corti a provare a gettare (ancora) acqua sul fuoco: «Le indicazioni richieste dal relatore e fornite da Catenazzi e da chi ha fornito il supporto tecnico fanno già la chiarezza che emergerebbe anche girando attorno alla questione. Bisogna sapere di cosa si parla, e vedere un attestato del registro esecuzioni in cui emerga la carenza beni. C’è una frase univoca: se vi sono, si riassumono numero e importo complessivo. Un dato univoco che non si presta a interpretazione e che esce con la medesima formula per tutti i richiedenti estratto. Chiaro, semplice immutabile. Quella parte deve esserci, l’unica che nel controprogetto, cioè nel rapporto commissionale, deve figurare come informazione». Non basta. Perché è pure lo stesso Franscella a riconoscere che «i dubbi sono legittimi». Se ne riparlerà a settembre. Forse.

Sì ai 5 milioni per i progetti interreg

Nel pomeriggio il Gran Consiglio, votando all’unanimità il rapporto di Michele Guerra (Lega) ha anche dato via libera al credito quadro di 5 milioni di franchi per attuare misure cantonali per la partecipazione al programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera e ai programmi di cooperazione transnazionale e interregionale per il periodo 2021-2027. Un voto che Guerra considera «un importante segnale di rafforzamento reciprocamente sinergico».

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