Il procuratore generale sull’impasse riguardo la successione della pp Lanz: ‘Non chiederò un pp straordinario’. In commissione tensione alle stelle
«No, non chiederò al Consiglio di Stato di procedere alla nomina di un procuratore straordinario. Per due mesi e mezzo, tre mesi non avrebbe senso. Oltretutto la persona designata potrebbe non essere la stessa che il Gran Consiglio dovrà prima o poi eleggere quale pp ordinario. Butteremmo quindi via soldi pubblici. Di conseguenza da luglio e per i prossimi due, tre mesi, quando avremo un magistrato in meno nella sezione dei pp dediti al perseguimento dei reati finanziari, faremo fronte alle urgenze. Tenuto conto che non siamo noi in difetto, che non è l’ufficio giudiziario che dirigo all’origine di questa situazione: la responsabilità – sottolinea il procuratore generale Andrea Pagani – va cercata altrove». Cioè nella commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, che fin qui non è riuscita a trovare alcuna convergenza su uno dei quattro candidati alla successione della procuratrice pubblica Francesca Piffaretti-Lanz, che lo scorso dicembre ha rassegnato le dimissioni dalla carica (ricoperta dal 2012) per il prossimo 1. luglio. Classe 1981, di area leghista, Lanz è nella squadra di magistrati inquirenti del Ministero pubblico che indaga appunto sugli illeciti economico-finanziari.
Quattro i candidati alla sua successione: sono Luca Guastalla, Caterina Jaquinta Defilippi, Didier Lelais e Stefano Stillitano. Oggi Guastalla e Jaquinta Defilippi sono segretari giudiziari: il primo è in quota Ps, la seconda è in corsa come indipendente, ma appoggiata in ‘Giustizia e diritti’ dal Plr. Lelais è avvocato, titolare di uno studio legale ed è in quota Lega. Stillitano è vicecancelliere del Tribunale penale cantonale, area Verdi. La Commissione di esperti, chiamata a preavvisare le nuove candidature all’attenzione dell’autorità di nomina, ossia il Gran Consiglio, ha considerato tutti e quattro idonei alla funzione di pp. Il dossier si è però incagliato in ‘Giustizia e diritti’, commissione tenuta a fare una proposta di elezione all’indirizzo del plenum del parlamento. Dopo infinite e accese discussioni, la maggioranza commissionale ha optato per il rinvio della nomina a settembre. In altre parole, nella sessione di giugno, che inizierà lunedì 20, il Gran Consiglio non eleggerà nessun pp.
In pratica il Ministero pubblico – dopo il recente potenziamento i magistrati sono passati da ventuno a ventitré, pg compreso – disporrà per un certo periodo di un pp in meno. Un’unità in meno: in un’autorità giudiziaria confrontata con un carico di lavoro ragguardevole anche l’assenza di un solo magistrato si fa sentire. Il procuratore generale avrebbe potuto rivolgersi al governo affinché facesse capo all’articolo 24 della Legge cantonale sull’organizzazione giudiziaria, secondo cui "in caso di vacanza di qualsiasi seggio giudiziario o di impedimento di carattere durevole, il Consiglio di Stato può designare un supplente a ricoprire l’ufficio fino alla sostituzione o alla cessazione dell’impedimento". Ma interpellato dalla ‘Regione’ Pagani ha fatto sapere di non voler compiere questo passo. E perentorio aggiunge: «Esprimo una mia opinione personale: il vigente sistema di nomina dei magistrati ha raggiunto il capolinea, come peraltro ho già detto pubblicamente non più tardi di qualche anno fa».
Deputato del Plr e membro della ‘Giustizia e diritti’, Marco Bertoli non usa giri di parole: «Sono sconcertato, i ritardi dei quali tutti oggi si lavano la bocca sono in questo specifico momento la conseguenza di scelte politiche sbagliate». Parole come tuoni. Un’impasse, quella relativa alla successione della pp Lanz, spiegata col fatto che «a parole sono tutti concordi nel considerare la competenza come priorità nelle scelte dei magistrati, ma al momento delle valutazioni sui singoli casi viene fuori ancora un’anacronistica visione di bilancino secondo le forze politiche». Con un Plr che, però, in magistratura è sovrarappresentato... «È vero, lo dico da liberale – concede Bertoli –. Siamo sovradimensionati, ma non lo siamo per un desiderio recente o per altri motivi: è la storia che lo dice, ai tempi in cui si sono fatti i rinnovi le forze politiche avevano una certa percentuale e questo ci ha portati ad avere evidentemente una sovrarappresentazione. Ne siamo consapevoli e saremo pronti in ogni occasione a rivedere questa chiave di riparto, ma la premessa deve essere la competenza di chi viene messo a esercitare funzioni».
In particolare, riprende Bertoli, «per il Ministero pubblico, dove c’è un corpo di ventitré soggetti che regolarmente necessita di essere rivisto, anche due, tre volte l’anno. Non si può individuare ogni volta il migliore, il più idoneo con pure il colore politico giusto: non è pensabile». Per questo motivo, ricorda il deputato liberale radicale, «con un’iniziativa parlamentare spingiamo per cambiare il sistema di nomina della Procura. La chiave di riparto in ottica di sensibilità politica si rifletta nella direzione del Ministero pubblico, ma poi le singole assunzioni secondo i fabbisogni devono essere connesse con le competenze».
Con un dato ineludibile: «Nell’operatività quotidiana tutte queste teorie non servono a niente, perché sui singoli casi la casacca non porta un’ingerenza di alcun tipo».
Insomma, sembra caduto nel vuoto quanto detto dal presidente uscente del Tribunale d’appello Andrea Pedroli il 3 giugno all’inaugurazione dell’anno giudiziario, vale a dire che il partito (politico) di appartenenza non deve essere un criterio nella scelta di un nuovo magistrato: «Sposo pienamente quanto asserito da Pedroli – esclama Bertoli –, e non posso che amplificare quanto ha detto e invitare chiunque a leggere il suo intervento. Non occorre essere magistrati o avvocati, basta essere un cittadino che quando vede un ritardo come questo ha proprio come ultimo pensiero quale sia la sua giacchetta».
Pietra d’inciampo, inutile girarci attorno, è stata la candidatura dell’avvocato di area leghista Didier Lelais. Tra l’inoltro della stessa e l’inizio delle discussioni in ‘Giustizia e diritti’ è emersa l’esistenza di un decreto d’accusa, a cui l’interessato non ha fatto opposizione, per violazione del codice stradale (per un chilometro orario in più è scivolato nel penale). La presenza di questo decreto ha portato una parte della commissione a non appoggiare il suo nome, anche se il decreto in questione non è motivo di ineleggibilità.
«Il nome che abbiamo proposto è un nome valido, riconosciuto e ritenuto idoneo da una commissione: e questo lo sosterrò sempre». Sgombra il campo da ogni dubbio la deputata della Lega Sabrina Aldi, anche lei commissaria in ‘Giustizia e diritti’ e riguardo all’impasse della sostituzione di una pp di area leghista attacca: «Il vero perché bisognerebbe chiederlo a chi non vuole sostenere il nostro candidato, come spesso accade quando il posto spetta a noi il Cencelli viene un po’ dimenticato». Ma non solo. «A me dà un po’ fastidio che si continui a parlare di bravura e competenza a geometria variabile - rilancia Aldi -, perché considero che tutte le persone in carica siano brave e competenti. Questo continuare a dire che lo è solo chi si sostiene ed è dell’area giusta mentre gli altri non lo sono, ripeto, mi dà fastidio». E se si slitterà bene che vada a settembre, «è perché non c’è stata convergenza sul nostro nome. Un nome assolutamente valido». Ma, dice ancora la deputata della Lega, «quello della competenza è un criterio aleatorio: sono tutte persone del settore, che hanno studiato, che hanno esperienza… il fattore della bravura è spesso evocato da chi non ha interessi in quel momento».
Insomma, il clima in commissione non sta migliorando. «Eh no. Sicuramente non favorisce una buona discussione che porti a serene valutazioni e ad accordi - risponde Aldi -. Ma ricordo a tutti che la Lega è un partito solo, tante volte i rapporti con le proposte di nomina sono usciti firmati da tutti i gruppi tranne uno: il fatto che stavolta non sia uscito un rapporto, mostra chiaramente che non siamo noi il problema».
«Spero davvero che il o la subentrante di Lanz possa essere designato o designata dal Gran Consiglio nella sessione di settembre (la prima dopo la pausa estiva, si aprirà lunedì 19, ndr) – afferma il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Giorgio Galusero –. Su questo tema ho comunque agendato una riunione straordinaria della commissione per fine agosto».
Pessimista la deputata e collega di partito Giovanna Viscardi. «Temo che neppure in quella seduta straordinaria si riuscirà a trovare un’intesa sulla candidatura da proporre al plenum del parlamento per l’elezione – prevede la granconsigliera del Plr –. Con ogni probabilità ci sarà chi sosterrà ancora la necessità di una condivisione unanime su questo o quel nome. Insomma, c’è il forte rischio che entro il 7 settembre, l’ultimo temine utile per il voto in Gran Consiglio nella seduta che prenderà il via il 19, la ‘Giustizia e diritti’ non abbia stilato un rapporto. Vi è dunque il forte rischio che l’elezione del o della nuova pp slitti a ottobre. Questo modo di procedere – evidenzia Viscardi – non fa però l’interesse della giustizia. E non certo per colpa del nostro gruppo parlamentare. Tant’è che c’eravamo detti disposti a rinunciare a un nostro candidato di area in occasione di una futura nomina al Ministero pubblico, pur di permettere nella tornata parlamentare di questo mese l’elezione del o della subentrante di Lanz».