Ticino

Parola chiave: orientare. Così il Plr vuole superare i livelli

Auspicando un dialogo tra politica, scuola e mondo professionale, il Partito liberale ha presentato la propria iniziativa parlamentare sulle Medie

(Plr)
8 giugno 2022
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«Abbiamo ragionato su quanto forzare la mano, se elencare già le materie e trasformare gli auspici in capoversi di legge, ma ci siamo detti che questo non era l’approccio giusto. Abbiamo invece optato per il coinvolgimento del mondo della scuola, del Decs, della formazione professionale e delle forze politiche che davvero vogliono superare in maniera moderna il sistema dei livelli». È un Alessandro Speziali che si professa aperto alle collaborazioni quello che oggi ha presentato l’iniziativa parlamentare elaborata del Plr "Per una scuola media capace di includere e di orientare". «Nel tempo la questione dei livelli ha mostrato le proprie pecche, che sono diventate sempre più manifeste per la scuola, i genitori e buona parte della politica – ha evidenziato in conferenza stampa il presidente liberale radicale –. Noi abbiamo subito detto che il sistema attuale andava superato. Il nocciolo principale era capire come». Ed ecco che dopo alcuni mesi di riflessione, a seguito della bocciatura della proposta di sperimentazione in parlamento, è nato l’atto parlamentare che propone una modifica di legge e degli indirizzi «che però non vogliono essere dei diktat», ha rimarcato il presidente liberale radicale. Il tutto è stato fatto «raccogliendo i segnali provenienti dal mondo della formazione ma anche da quello del lavoro. Perché la nostra concezione di scuola davvero inclusiva è anche quella che permetta ai giovani di trovare un impiego, ciò che rimane la ricetta principale della coesione», ha detto Speziali.

‘Valorizzare senza penalizzare’

L’iniziativa propone di superare i livelli rivedendo innanzitutto l’articolo 7 della Legge sulla scuola media e nella fattispecie il secondo biennio definito "d’orientamento". Lasciando intatta la parte comune a tutti gli allievi composta di materie obbligatorie, viene ridefinita quella differenziata, eliminando la distinzione tra livelli A e B e inserendo sia dei corsi, sia delle opzioni, entrambi declinati secondo le modalità "di approfondimento" e "di applicazione", a libera scelta degli allievi. La gerarchia si trova dunque sostituita dalla distinzione orizzontale tra "approfondimento" e "applicazione", dove il primo si rivolge a chi è più interessato a un percorso di tipo liceale, mentre la seconda a chi propende per una formazione professionale. «Non si tratta di riproporre i livelli sotto mentite spoglie – ha messo le mani avanti Speziali –. È proprio un cambio di approccio che non divide più tra bravi e meno bravi, tra più e meno veloci. L’adesione non è più condizionata dall’esito dei risultati scolastici alla fine della seconda media, ma si basa sugli interessi e le predisposizioni degli allievi». La distinzione tra corsi e opzioni sta invece nel fatto che i primi riguardano le materie più convenzionali, mentre le seconde quelle più "settoriali". Nella sezione del documento denominata "Ulteriori indicazioni per il Decs" – quelle non codificate ma raccomandate – si legge ad esempio che "il Plr auspica che in terza e quarta media la matematica ed eventualmente l’italiano siano offerti per alcune ore con i corsi di approfondimento e di applicazione, mentre per il tedesco si ipotizza una soluzione differenziata: in terza mediante il laboratorio, mentre in quarta con alcune ore di corsi di approfondimento e di applicazione". Le opzioni sono invece pensate per quelle materie «che si prefiggono di avvicinare all’esperienza del post-obbligatorio. Alcuni esempi possono essere il latino, le attività espressive e tecniche, ma anche quelle legate agli ambiti sanitario, artigianale, industriale, che sono i settori professionali dove manca manodopera. Sono concepite nell’ottica di personalizzare il percorso e orientarlo. Per valorizzare senza penalizzare», è il motto.

‘Pari dignità dei percorsi formativi post-obbligatori’

Altro aspetto della differenziazione proposta dal Plr è che «sia i corsi sia le opzioni di approfondimento o di applicazione hanno pari valore – ha messo in luce il deputato Aron Piezzi –. Non hanno più un criterio di discriminazione per chi li svolge, ma sono stati formulati perché secondo noi occorre differenziare le materie in base ai contenuti e anche alle modalità, in maniera da permettere a ogni allievo di sentirsi protagonista delle scelte che fa, accrescendo il suo senso di autostima e di responsabilità». Una palestra per il futuro, insomma. Il granconsigliere Paolo Ortelli ha notato come così facendo «si vuole anche raggiungere quel grande obiettivo che è sotteso e presente da anni nella scuola media, ma che di fatto è irrisolto, ovvero quello della medesima dignità ai percorsi formativi post obbligatori». E a dimostrazione che «non ci si troverà più davanti a un bivio, ma a una licenza che apre molte più porte rispetto a ora», ha detto Speziali, c’è anche la modifica apportata all’articolo 17 ‘Licenza’: "L’iscrizione alle scuole medie superiori senza esami d’ammissione è vincolata al profitto conseguito nelle materie seguite nella parte comune e nella parte differenziata". Importante, ha dal canto suo sottolineato Maristella Polli, è anche il fatto che «durante il ciclo di orientamento è possibile modificare i percorsi tra "approfondimenti" e "applicazioni". La permeabilità fa sì che la scelta iniziale non risulti un’imposizione». E quanto ai passi futuri, la deputata ha auspicato «che il nostro impegno si traduca in discussioni proficue anche a livello commissionale e in Gran Consiglio con gli altri partiti e ovviamente il Decs». Per Polli una sperimentazione sarebbe desiderabile già a partire da settembre 2023: «È da 15 anni che sono in commissione Formazione e cultura e vorrei concludere il mio mandato parlamentare l’anno prossimo con la gioa di poter offrire alle nostre generazioni un futuro scolastico migliore e soprattutto innovativo».