Ticino

Trasporti, ‘sarà assorbita solo parte della crescente domanda’

Un recente studio analizza le tendenze della richiesta di mobilità in Ticino. ‘Gli investimenti in corso non potranno che fornire un viatico parziale’

(Ti-Press)
16 maggio 2022
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Saranno in grado, gli utenti della mobilità, di adeguare le proprie abitudini cogliendo le opportunità offerte dalla rivoluzione dei trasporti pubblici e dai progressi della mobilità lenta? È disposta, la società, ad adottare nuovi modelli e orari per l’organizzazione del lavoro, la formazione, lo svago e gli acquisti? Oppure si prospetta un futuro di attesa intrappolati nelle numerose colonne della rete viaria? A chiederselo è un recente studio pubblicato dall’Ustat sull’‘Evoluzione della domanda di trasporto di persone in Svizzera e in Ticino’ a firma di Riccardo De Gottardi. Interrogativi a cui solo il tempo potrà dare risposta. Nel frattempo l’analisi fornisce alcune indicazioni sulle tendenze di fondo e i ritmi di sviluppo dei differenti vettori di trasporto.

In 15 anni raddoppio del trasporto pubblico

Nel periodo tra 2004 (inaugurazione Tilo) e 2020, emerge nel cantone una crescita del trasporto pubblico su ferrovia e gomma "molto rapida", con la domanda più che raddoppiata. All’origine di questo notevole sviluppo, si legge nello studio, è "indubbiamente il netto miglioramento dell’offerta in termini di frequenza e qualità del servizio". Nello stesso periodo il parco delle automobili è cresciuto da 191mila a 223mila unità, ossia del 16,4%, conoscendo tuttavia un regresso a partire dal 2018, con la perdita di circa 2’900 unità. A influire, verosimilmente, il calo della popolazione registrato in Ticino dal 2017 (-3’400 abitanti), le difficoltà economiche e una modifica delle abitudini degli utenti grazie alla maggior attrattività dei trasporti pubblici. Drastica è stata la contrazione della domanda complessiva di trasporto nell’anno pandemico 2020: in Ticino, il settore dei trasporti pubblici ha subito una caduta del 24,1%, mentre per la circolazione stradale la riduzione è stata del 23%.

Sviluppi sul piano nazionale e cantonale

Lo studio prova poi a interrogarsi su come si svilupperà la domanda di trasporto in futuro. Con l’incognita degli effetti innescati dalla pandemia e dell’influenza degli sviluppi tecnologici, recentemente la Confederazione ha pubblicato quattro nuovi scenari con orizzonte 2050. Quello di "base", che costituisce il riferimento per le linee direttrici dello sviluppo delle infrastrutture della Confederazione, ipotizza un incremento complessivo della domanda nell’ordine dell’11% rispetto all’anno di riferimento del 2017, declinato in modo differenziato secondo il vettore di trasporto: +29% per i trasporti pubblici, +47% per la mobilità ciclo-pedonale e +3% per il traffico motorizzato individuale. Per quanto riguarda il Ticino, le ipotesi si orientano su quelle federali, anche se a incidere in modo divergente potrebbero essere le tendenze alla diminuzione della popolazione e della motorizzazione (da confermare), e nella direzione opposta l’incremento finora osservato dei flussi transfrontalieri. Siamo pronti?

Con l’apertura della galleria di base del Ceneri e il potenziamento generale delle prestazioni ferroviarie e dei servizi di trasporto su gomma, "il cantone dispone di una rete di elevata qualità", con degli effetti la cui portata reale si mostrerà nei prossimi anni. A tale potenziamento se ne stanno per aggiungere altri, con una serie di opere che toccano le infrastrutture ferroviarie, dalla prima tappa del tram-treno del Luganese alla fermata Bellinzona-piazza Indipendenza, ai nuovi nodi intermodali. Passando al campo della mobilità dolce (bici e spostamenti pedonali), "il ritardo accumulato rispetto ad altre realtà d’Oltralpe è ancora grande". Tuttavia nei prossimi anni i programmi in fase di realizzazione nei quattro agglomerati del cantone "aiuteranno a colmare diverse lacune". Sul fronte della circolazione, la terza corsia tra Lugano sud e Maroggia-Melano e il collegamento autostradale tra Bellinzona e Locarno sono musica ancora lontana. Per la limitazione e razionalizzazione del traffico, invece, diversi sono i programmi e gli incentivi in corso d’opera (car sharing, car pooling, mobilità aziendale), con introduzione nel 2025 della tassa di collegamento.

Stando alle conclusioni dello studio, sussiste però un importante problema. Ovvero che l’ammontare e la progressione dei costi e dei tempi necessari per realizzare nuove grandi opere hanno assunto dimensioni molto rilevanti e questa tendenza non consentirà di disporre per il prossimo ventennio di nuove infrastrutture di rilievo. Per cui gli investimenti in corso assorbiranno una parte della crescita della domanda di trasporto dell’immediato futuro, "ma non potranno che fornire un viatico parziale". Con gli interrogativi citati all’inizio che rimangono pendenti, per gli anni a venire "c’è una sola certezza: occorre gestire al meglio gli impianti esistenti e quelli accessibili a breve".