La Confederazione è pronta a iniettare liquidità nelle imprese che dovessero trovarsi in difficoltà. Aiuti fino a dieci miliardi di franchi.
L’incremento dei prezzi sui mercati all’ingrosso dell’energia, registrato da un anno a questa parte, ha fortemente aumentato il fabbisogno di liquidità delle aziende che vi operano. Questo potrebbe metterle in difficoltà. Da qui la decisione del Consiglio federale di valutare un piano di salvataggio per le aziende elettriche svizzere che - stando alla consigliera federale Simonetta Sommaruga - «potranno richiedere aiuto in caso di estrema necessità».
La carenza di liquidità potrebbe impedire di acquistare energia a queste aziende sui mercati internazionali e di conseguenza, non soddisfare la domanda in crescita di aziende ed economie domestiche. L’anno scorso i consumi svizzeri sono aumentati del 4,3% rispetto al 2020. Il timore del Consiglio federale è che si interrompano i meccanismi di mercato che, al momento, garantiscono l’approvvigionamento energetico in Europa. Uno scenario ritenuto improbabile, ma il Consiglio federale intende prendere tutte le precauzioni del caso.
Il piano di salvataggio posa sul concetto di sussidiarietà e presuppone che siano le aziende in primis ad attivarsi per aumentare la propria liquidità. Soltanto in caso di necessità, i comuni, i cantoni e, in ultima istanza la Confederazione, potranno intervenire. Sommaruga valuta l’intervento eventuale tra i cinque e i dieci miliardi di franchi.
Al momento, non è ancora del tutto chiaro quali aziende avranno la necessità di beneficiare dei contributi pubblici. Saranno probabilmente imprese d’importanza strategica, la cui produzione propria non potrebbe venire sostituita da un giorno all’altro: i grandi produttori che commerciano anche all’ingrosso, come Alpiq e Axpo, ma anche BKW e Repower. «La Aet al momento non necessita dell’aiuto della Confederazione», precisa subito il presidente del Consiglio d’amministrazione dell’Azienda elettrica ticinese (Aet), Giovanni Leonardi.
L’obbiettivo del Consiglio federale è di evitare che gli aiuti finanziari diventi oggetto di speculazioni. I grandi produttori saranno sottoposti a rigide regole che ridurranno l’attrattività degli aiuti. Tra queste, ad esempio, figurano "le prescrizioni sulla trasparenza, i tassi di interesse conformi al mercato, il divieto di distribuzione dei dividendi e le garanzie sotto forma di pegni sulle azioni", si legge nel comunicato del Consiglio federale. In merito alle questioni di trasparenza, non è ancora chiaro quali informazioni dovranno essere trasmesse alla Commisione federale dell’energia (Elcom), che si occupa delle relazioni con i beneficiari. A proposito, Giovanni Leonardi dice: «Probabilmente le prescrizioni sulla trasparenza riguarderanno gli accordi e/o contratti conclusi» e «permetteranno di avere una panoramica sulle garanzie concesse e quindi di evitare falsi incentivi».
Malgrado il Consiglio federale si preoccupi, la situazione non è così nera come sembra. Sabine D’Amelio-Favez, direttrice dell’Amministrazione federale delle finanze, rassicura: «Le aziende elettriche svizzere sono sane. Hanno liquidità a sufficienza e si sono già adattate alla situazione eccezionale come l’aumento dei prezzi sui mercati. Soltanto nella peggiore delle ipotesi avrebbero bisogno dell’intervento della Confederazione». Tuttavia, continua la D’Amelio-Favez, «gli aiuti sarebbe da utilizzare nel caso di una congettura sistemica del mercato dell’energia. In questo scenario, sarebbero molte le aziende da sostenere e i miliardi da investire».
Dal canto suo, Benoît Revaz, direttore dell’Ufficio federale dell’energia sottolinea: «Lo scenario sul quale stiamo lavorando è quello dell’esplosione dei prezzi e dell’interruzione dei meccanismi di mercato; è questo per noi "lo scenario peggiore" che porta a dei bisogni di liquidità eccezionali».
Nel 2021 il consumo di elettricità in Svizzera è stato superiore del 4,3% rispetto all’anno precedente. La produzione nazionale è stata di 60,1 miliardi di chilowattora (kWh). L’eccedenza fisica delle esportazioni di energia elettrica si è attestata a 2,4 miliardi di kWh. Lo indica l’Ufficio federale dell’energia (Ufe).
Il consumo nazionale è stato di 62,5 miliardi di kWh. Dedotte le perdite legate alla trasmissione e alla distribuzione, pari a 4,4 miliardi di kWh, il consumo è stato di 58,1 miliardi di kWh.
Le variazioni rispetto al 2020 sono state pari a +3,2% nel primo trimestre, a +9,0% nel secondo trimestre (periodo durante il quale la Svizzera era per buona parte in semiconfinamento a seguito della pandemia), a +2,1% nel terzo trimestre e a +3,4% nel quarto trimestre.
Oltre agli "effetti compensatori" dovuti alla pandemia, all’aumento del consumo nel secondo trimestre del 2021 hanno contribuito l’andamento economico generale, le condizioni meteorologiche e l’evoluzione demografica. L’aumento dell’efficienza ha invece permesso un contenimento dei consumi.
La produzione elettrica locale è scesa dell’8,2% a 60,1 miliardi di kWh. Gli impianti idroelettrici hanno generato il 2,7% in meno di corrente. La produzione delle quattro centrali nucleari è scesa del 19,4%, soprattutto a seguito della revisione della centrale nucleare di Leibstadt (Argovia), durata più mesi.