Ticino

‘Da noi i costi per paziente nella media svizzera, anzi calati’

Il presidente dell’Ordine dei medici Denti replica alla newsletter di curafutura ai deputati che punta il dito contro l’eccessiva offerta di prestazioni

Franco Denti
(Ti-Press)
11 aprile 2022
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Contattato dalla ‘Regione’, il presidente dell’Omct, l’Ordine ticinese dei medici, Franco Denti si dice «sorpreso in negativo» dai contenuti della newsletter odierna di curafutura ai granconsiglieri. E la giudica «un’iniziativa estemporanea». Che «ci meraviglia molto, visto che è da ben cinque anni, dunque non da ieri, che con curafutura stiamo lavorando per risolvere insieme determinati problemi legati ai costi: ad esempio stiamo collaborando per l’introduzione del nuovo tariffario, il Tardoc, che fra l’altro è più trasparente del Tarmed. Ora però quest’associazione spara sui medici insinuando peraltro cose non vere». E al riguardo il presidente dell’Omct puntualizza: «I dati in nostro possesso dicono che in Ticino, nonostante il valore del punto tariffale più alto, i costi per paziente – parlo di paziente e non di assicurato perché il medico si occupa del paziente – sono perfettamente in linea con la media svizzera; anzi, negli ultimi anni sono diminuiti. Ricordo inoltre che nel nostro cantone i medici non possono vendere medicamenti nei propri studi e ciò a differenza dei loro colleghi attivi nella Svizzera tedesca, i quali per questo hanno il valore del punto tariffale leggermente più basso». Per cui, prosegue Denti, «i medici ticinesi non hanno proprio nulla di cui rimproverarsi». Aggiunge: «A curafutura chiederemo copia della lettera inviata ai deputati per analizzarla in maniera approfondita e i dati sui quali si è basata per sostenere determinate cose. Per poter collaborare ci vuole anzitutto onestà intellettuale».

Tamò, Ordine dei farmacisti: ‘La quantità di farmacie influisce nettamente meno che la qualità delle terapie’

«I costi generati alle assicurazioni malattia dalle farmacie sono principalmente riconducibili ai farmaci dispensati su prescrizione medica – premette da noi interpellato Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti del Canton Ticino –. Proprio su questo i farmacisti collaborano con i medici del territorio per fornire la migliore terapia possibile e contenerne i costi grazie a prestazioni come la sostituzione generica e i circoli di qualità. La quantità di farmacie influisce nettamente meno che la qualità delle terapie sui premi delle casse malati». Con queste precisazioni il portavoce dell’Ordine dei farmacisti replica alle rimostranze di curafutura su quella che l’associazione mantello ritiene un’eccessiva presenza di farmacie in Ticino. Una concentrazione in effetti alta rispetto al resto della Svizzera, che però Tamò contestualizza come fatto da Denti: «In Ticino, al contrario di altre regioni, non ci sono medici dispensanti che possono fornire direttamente i medicamenti, quindi tutto l’approvvigionamento dei farmaci per la popolazione avviene tramite le farmacie. È dunque molto importante che la farmacia sia presente e vicina alla popolazione. Una rete capillare su tutto il territorio è sicuramente un vantaggio». D’altra parte, osserva il portavoce dell’Ordine dei farmacisti, «se è vero che ce ne sono di più rispetto altre regioni della Svizzera, il nostro modello è basato prevalentemente su farmacie medio-piccole, ciò che è una sorta di esclusività a livello nazionale in quanto generalmente Oltregottardo le loro dimensioni sono più grandi». Una particolarità ticinese che secondo Tamò negli ultimi due anni di pandemia è stata «un grande punto di forza. Basti pensare alle prestazioni fornite alla popolazione per quanto riguarda i test Covid e le vaccinazioni. Se guardiamo per esempio alla Svizzera interna, questi sono spesso stati insufficienti rispetto alla domanda sul territorio. Nel nostro cantone invece il problema si è riscontrato molto meno e addirittura abbiamo avuto numerosi clienti svizzero tedeschi che l’estate scorsa hanno approfittato della disponibilità delle farmacie ticinesi per farsi testare prima di andare in vacanza».

Il Dss: la pianificazione ospedaliera ha poca o nessuna incidenza sul sistema ambulatoriale

Nella lettera ai deputati del parlamento ticinese, curafutura sostiene che ogni Cantone, sempre a proposito di costi e offerta prestazioni, "dispone di un certo margine di manovra, per esempio tramite la pianificazione ospedaliera". Ebbene, a che punto siamo con la pianificazione in Ticino? Per saperne di più ci siamo rivolti al Dipartimento sanità e socialità. «Il 20 ottobre 2021 il Gran Consiglio ha formalizzato un cambiamento delle competenze in materia di pianificazione ospedaliera, modificando gli articoli 64 e 65 della Legge di applicazione della Legge federale sull’assicurazione malattie - ricorda il Dss -. In particolare, la modifica più sostanziale prevede che il Gran Consiglio, sulla base di un messaggio trasmesso dal Consiglio di Stato, determini l’impostazione strategica della pianificazione ospedaliera tenendo conto del calcolo del fabbisogno. Le analisi sullo studio del fabbisogno commissionato alla Direzione della sanità del Canton Zurigo sono attualmente in corso e unitamente alla proposta di indirizzi strategici, alla definizione delle prestazioni di interesse generale e ai requisiti del bando di concorso per l’attribuzione dei mandati, saranno oggetto del messaggio che il Consiglio di Stato prevede di licenziare entro l’autunno. Solo dopo la discussione in Gran Consiglio, si potrà procedere alla seconda fase della pianificazione che prevede la messa a concorso dei mandati di prestazione, la valutazione delle candidature e l’elaborazione dell’elenco ospedaliero che sarà trasmesso solo per discussione al Gran Consiglio, anch’esso con un messaggio entro la fine del 2023». Su quali aspetti potrebbe incidere la pianificazione ai fini del contenimento dei costi sanitari? «Si osserva che la pianificazione ospedaliera è destinata alla regolazione dell’offerta in ambito stazionario, i cui costi sono sotto controllo e incidono in misura relativa sulla spesa LAMal totale (per meno di 1/5). Inoltre – continua il Dipartimento sanità e socialità – i limiti posti dalla LAMal, la Legge federale sull’assicurazione malattie, e dalla relativa giurisprudenza a interventi di regolazione dell’offerta nell’ambito degli esercizi di pianificazione ospedaliera non consentono di ipotizzare possibilità di diminuzione significativa della spesa di questo settore». Lo strumento pianificatorio, indica il Dss, «ha poca o nessuna incidenza sull’offerta ambulatoriale (studi medici, cure a domicilio, fisioterapia, medicamenti eccetera) che consuma le maggiori risorse. Come dimostrano i vari interventi a livello federale per il contenimento dei costi, le azioni devono vertere sull’intero sistema, tenendo conto però delle peculiarità cantonali, come è il caso della proporzione di anziani che nel nostro cantone è tra quelle più elevate della Svizzera».

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