Presentata la fase 3 del Piano cantonale di accoglienza. Riconosciuti i costi dell’alloggio, ma non per chi ospita profughi in casa propria (per ora)
Collocamento in abitazioni private ed erogazione di prestazioni sociali. Tutto è pronto per la terza fase del Piano cantonale di accoglienza profughi approntato per rispondere a «una sfida enorme e straordinaria», come è stata definita la situazione dal direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Con gli arrivi dall’Ucraina, in un solo mese è stato superato il numero di profughi previsto per l’intero 2022 in Svizzera. Allo stato attuale i rifugiati attribuiti al Ticino dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) sono 1’600, coloro che hanno già ottenuto il permesso S 1’207, mentre quelli ospitati nei Centri collettivi regionali sono 194. «Dalle cifre emergono chiaramente due elementi – evidenzia De Rosa –. Il primo è che il Ticino sta decisamente facendo la sua parte, considerato che l’8% delle persone giunte finora in Svizzera è stato attribuito al nostro cantone. Il secondo è che ora la maggioranza delle persone si trova in alloggi privati ospitata da parenti, amici o volontari che hanno aperto loro le porte».
Il Piano cantonale è rivolto a coloro che invece un alloggio non lo hanno. «Innanzitutto – ricorda il direttore del Dss – devono annunciarsi al Centro federale di Chiasso per avviare la procedura di richiesta dello Statuto di protezione S. Una volta registrati, vengono attribuiti ai Cantoni. In Ticino sono indirizzati al Punto di affluenza di Cadenazzo dove avviene il rilevamento dei bisogni di scolarizzazione di bambini e ragazzi, il supporto medico e psicologico assieme alle indicazioni relative alla possibilità di vaccinazione». Dopo un breve periodo a Cadenazzo – al massimo 72 ore – le persone vengono alloggiate in Centri regionali collettivi. «Ai tre finora aperti ad Aurigeno, Arzo e Airolo – spiega il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi – nei prossimi giorni se ne aggiungeranno uno a Breno e un secondo ad Airolo. A breve in questi centri prenderanno avvio dei momenti informativi e di socializzazione per introdurre le persone accolte alla realtà del nostro cantone». Un passaggio che si vuole transitorio in quanto l’obiettivo dichiarato dalla Confederazione è di collocare i rifugiati in appartamenti privati. «La terza fase del Piano consiste proprio nell’attribuire loro degli alloggi individuali in locazione – illustra Gobbi –. A oggi sono 157 quelli annunciati, reperiti sul mercato immobiliare o tramite i Comuni che hanno svolto una verifica sul territorio. Ora con una task force inizieremo un’analisi degli oggetti segnalati e dalla prossima settimana passeremo alla loro messa a disposizione e all’inserimento dei primi profughi». Uno dei criteri privilegiati è che questi siano ammobiliati. «Ma abbiamo anche intenzione di iniziare a raccogliere mobili – rileva Gobbi – e a questo scopo sul sito www.ti.ch/ucraina sarà inserito un nuovo formulario per chi volesse metterne a disposizione».
Rispetto alle prestazioni sociali a cui dà diritto lo Statuto S, riprende De Rosa, «l’affiliazione alla cassa malati è immediata e retroattiva dal momento dell’inoltro della domanda». Quanto agli aiuti al sostentamento, questi scattano nel momento in cui le persone vengono collocate in un appartamento. I forfait sono fissati come dal regolamento sulle prestazioni assistenziali per richiedenti l’asilo e, nello specifico, si tratta di 500 franchi al mese per una persona sola, 750 per i coniugi, con un supplemento per figlio minorenne di 317 franchi. Però, specifica De Rosa: «Fintanto che saranno alloggiati nelle strutture collettive, riceveranno prestazioni in natura direttamente dai centri». Quanto alle tempistiche per l’erogazione dei primi sostegni, da lunedì 4 aprile le persone verranno convocate per il ritiro delle prestazioni che avverrà al Mercato Coperto di Giubiasco. Sarà inviato anche del materiale informativo su come aprire un conto corrente. Mentre dal lunedì successivo, l’11 aprile, verranno conferite le prime prestazioni ai convocati. Per chi viene collocato dai centri cantonali negli appartamenti in locazione, è previsto il riconoscimento dell’affitto. Compito del Cantone è gestire l’inventario delle abitazioni, verificarne l’idoneità, stipulare i contratti di locazione (di principio trimestrali) con i proprietari e firmare un accordo di buon uso con i beneficiari.
Non è invece per ora previsto un riconoscimento dei costi dell’alloggio presso i privati che offrono ospitalità. «Questa pratica è lodevole, ma garantita a titolo volontario e gratuito», specifica De Rosa, che puntualizza: «Ospitare in casa propria persone con un trascorso drammatico può essere molto complesso e impegnativo. Ogni convivenza implica impegno, compromesso e a volte anche sacrifici per far sì che le cose funzionino. Per questo motivo come autorità indichiamo un termine minimo di ospitalità di tre mesi e incoraggiamo l’accoglienza in spazi autonomi e indipendenti sia negli accessi che nei servizi». Rispetto al tema, tuttavia, «sono in corso ulteriori approfondimenti per valutare la possibilità di indennizzo di queste soluzioni abitative». Un’osservazione anche sul tema particolarmente delicato dell’accoglienza dei minori senza genitori: «Nel Piano cantonale è stato inserito uno specifico capitolo sui minori non accompagnati. A oggi alle autorità cantonali ne risultano cinque in Ticino, ma si suppone siano ben di più. Questi giovani – pone l’accento De Rosa – non possono essere ospitati dai privati ma vanno annunciati al Centro federale di Chiasso. Chi non ha un legame di parentela col bambino e ciononostante può comprovare di aver ricevuto l’affido temporaneo dai genitori rimasti in Ucraina, non deve temere perché i casi verranno valutati singolarmente». Il messaggio delle autorità per tutti i profughi e per chi li accoglie è di annunciarsi alla Sem: «Questo garantisce un percorso di integrazione il più possibile continuo e il supporto della rete ticinese composta da numerosi e validi partner».