A chiederlo con una mozione sono i Ppd Ermotti-Lepori e Fonio: ‘Non si tratta di grandi cifre, ma di forte empatia verso i giovani in formazione’
Creare un fondo per aiutare gli apprendisti con comprovate difficoltà finanziarie e in situazione di emergenza. È quanto chiedono con una mozione inoltrata al Consiglio di Stato i deputati del Ppd Maddalena Ermotti-Lepori e Giorgio Fonio, i quali partono da tre pilastri.
Il primo è che "le autorità cantonali, con la recente modifica della Legge della scuola per estendere l’obbligo formativo fino al compimento dei 18 anni, hanno chiaramente dichiarato l’intento di aiutare i giovani a ottenere un diploma e di ridurre i casi di abbandono scolastico". Il secondo dato di partenza di Ermotti-Lepori e Fonio è che la situazione di difficoltà di alcuni apprendisti "è ormai nota da tempo sia alla Divisione della formazione professionale sia al Dipartimento educazione, cultura e sport" mentre uno sprazzo di fiducia sull’iter di questa mozione per i due granconsiglieri popolari democratici consiste nel fatto che "il capo dipartimento (Manuele Bertoli, ndr) ha già espresso, a suo tempo, un parere favorevole in relazione alla creazione di un fondo con queste finalità".
Questa possibilità, vale a dire l’istituzione di questo credito, deve "essere resa concreta quanto prima – scrivono Ermotti-Lepori e Fonio –, in modo che le sedi scolastiche del settore professionale possano far fronte con tempismo alle richieste di aiuto da parte degli studenti in difficoltà".
Anche perché la situazione non è sempre rosea. "Da tempo nell’ambito della formazione professionale – si legge nel testo della mozione – diversi insegnanti aiutano, attingendo a risorse personali, apprendisti che si trovano in difficoltà finanziarie a causa di situazioni impreviste o dovute al deterioramento repentino di una situazione già precaria". Si tratta "di aiuti necessari nell’immediato, nell’attesa che la situazione si assesti e/o che i vari organi di sostegno presenti sul territorio si attivino, e che coprano piccole spese di vario tipo: acquisto di libri e altro materiale scolastico, tassa scolastica, biglietto del treno per andare a scuola e tornare a casa, pranzo in mensa e altro ancora". Aiuti che, sottolineano Ermotti-Lepori e Fonio "sono mirati per situazioni transitorie dovute all’allontanamento dalle famiglie, la morte di un genitore, ricorsi contro l’Ufficio della migrazione, eccetera".
Gesti solidali da non dare per scontati, che "hanno alla base la relazione umana di prossimità tra allievi e docenti, nonché la volontà di non perdere nessuno per strada; la stessa volontà che negli ultimi anni anche la politica ha voluto sottolineare con l’estensione dell’obbligo formativo fino al compimento dei 18 anni".
Complessivamente, si continua a leggere nel testo, "non si tratta di grandi cifre". Ma per gli apprendisti che si trovano a dover fronteggiare una situazione emergenziale e improvvisa "questi aiuti immediati e di forte impatto empatico significano spesso la possibilità di poter continuare l’apprendistato o comunque di poterlo fare con maggior serenità e in ogni caso di sentirsi un po’ meno soli".
Il tema è noto ai vertici del Decs, si diceva. I due deputati popolari democratici infatti affermano: "Ci è stato riportato che, circa un anno fa, alcuni docenti di un Istituto scolastico del settore professionale abbiano fatto richiesta esplicita alla Divisione della formazione professionale e, tramite questa, al Dipartimento educazione, cultura e sport per la creazione di un fondo dal quale le sedi scolastiche possano attingere in caso di comprovate difficoltà finanziarie dei propri studenti". Ebbene, "a distanza di un anno, nonostante i solleciti tramite la direzione dell’Istituto scolastico, poche o nulle sono state le comunicazioni e soprattutto non è stato creato alcun fondo". Quindi, con questa mozione, il Ppd prova ad accelerare l’iter facendo arrivare, materialmente, il dossier sul tavolo del Consiglio di Stato.
Proposto con un messaggio governativo il 7 gennaio 2020 e approvato dal Gran Consiglio il 27 maggio dello stesso anno, l’obbligo formativo fino a 18 anni fa parte di una delle sei misure che hanno composto il pacchetto ‘Obiettivo 95%’, attraverso il quale si vuole aumentare il numero di giovani con un titolo secondario II entro i 25 anni. L’obbligo formativo, è stato rimarcato più volte da Bertoli, non è da confondersi con l’obbligo scolastico. Che non cambia. Semmai, per usare le parole del Decs, "è un sostanziale divieto di non formarsi fino al raggiungimento della maggiore età".