Il Cantone lancia una campagna per raccomandare di proteggersi dal virus nei luoghi chiusi e affollati. Ed evidenzia l’efficacia dei vaccini
«Senza il vaccino, nelle 6 settimane da febbraio a metà di questo mese di marzo, in Svizzera avremmo avuto 2’500 morti in più e 12mila ospedalizzazioni ulteriori rispetto a quanto registrato. Al posto della media di 12 decessi giornalieri se ne sarebbero contati 73, e invece di 120 persone ospedalizzate al giorno la cifra sarebbe arrivata a 400». Sono le proiezioni presentate dal farmacista cantonale Giovan Maria Zanini oggi alla stampa. Una valutazione fatta applicando a tutta la popolazione i tassi di ospedalizzazione e di decesso registrati fra i non vaccinati. Queste cifre mostrano che nonostante molte persone stiano contraendo il virus anche dopo aver ricevuto 3 dosi, l’efficacia della protezione vaccinale è alta nell’evitare decorsi complicati e letali. «Dopo 4 mesi dalla terza dose, il vaccino protegge circa al 60% rispetto alla possibilità di contrarre Omicron – ha rilevato Zanini –. È oggettivamente un grado di protezione basso, ma il vaccino con cui stiamo lavorando è stato costruito per dirigersi contro il virus primordiale di Wuhan. Da allora è intercorsa una serie di varianti senza un parallelo aggiornamento del vaccino. Ultimamente però si stanno sviluppando dei vaccini specifici per Omicron che dovrebbero arrivare per luglio-agosto». D’altra parte, ricorda Zanini, fin dall’inizio è stato spiegato che l’obiettivo della vaccinazione non era di interrompere la trasmissione del virus ma di ridurre il carico della malattia e diminuire il numero di casi gravi e di decessi. «Il vaccino dopo 4 mesi dalla seconda dose protegge all’80% dai decorsi gravi, mentre con il booster la protezione sale al 90%». La considerazione del farmacista cantonale è che senza questo strumento ci troveremmo in una situazione decisamente critica: «È uno scenario che si sta verificando a Hong Kong dove il tasso di vaccinazione è basso e con Omicron la percentuale di morti, soprattutto nelle case anziani, è simile a quello registrato da noi a inizio pandemia».
La variante Omicron non è dunque innocua come sembra essere opinione diffusa. A complicare la situazione nell’ultimo periodo è insorta una sottovariante dalla contagiosità ancora più elevata. «Stiamo assistendo a una quinta ondata dovuta alla diffusione di Omicron 2 – ha detto il direttore del Dipartimento Sanità e socialità Raffaele de Rosa –. Il virus è tutt’altro che sparito come dimostrano l’evoluzione dei contagi e l’aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi per quelle persone che non sono vaccinate o sono vaccinate ma vulnerabili». Questo, ha messo in luce De Rosa, sta comportando una rinnovata pressione sul sistema sanitario e il forzato rinvio di interventi e trattamenti. «Per tale motivo il Consiglio di Stato ha concordato con le strutture sanitarie il posticipo delle annunciate riaperture dei servizi del Pronto soccorso presso l’Ospedale Italiano di Lugano e del Centro del primo soccorso di Faido. È inoltre stato approvato un nuovo potenziamento del dispositivo dei letti dedicati ai pazienti Covid fino a circa 210 posti».
Anche il personale sanitario è tornato a essere particolarmente sotto pressione, con un impatto importante delle assenze sulla continuità dei servizi. Confrontato con questa situazione, il Cantone ha deciso di sensibilizzare maggiormente la popolazione sull’importanza di continuare a proteggere se stessi e in particolare le persone più vulnerabili. «Con lo slogan "La mia scelta ci protegge" rilanciamo la campagna di sensibilizzazione con cui vogliamo invitare a utilizzare maggiormente la mascherina soprattutto nei luoghi molto affollati e al chiuso dove la propagazione del virus è maggiore». Al contempo, a ridosso della prospettata abolizione decisa dal Consiglio federale di tutte le misure per fine mese, il Consiglio di Stato ha convenuto sulla necessità di scrivere una lettera a Berna per chiedere di rivedere la decisione di revocare la situazione particolare. «Questo modo di procedere è stato stabilito in febbraio quando il contesto epidemiologico era diverso. Riteniamo quindi doverosa una rivalutazione di questa scelta che andrebbe posticipata in favore di una maggiore prudenza». De Rosa ha poi affermato di ritenere più che comprensibili i sentimenti di «assuefazione, scoramento e fatica della popolazione verso la pandemia. È tuttavia importante continuare a comportarsi come abbiamo imparato a fare attraverso i gesti barriera e le misure di protezione».
Presentando la panoramica del contesto epidemiologico attuale, il medico cantonale Giorgio Merlani ha evidenziato un picco intorno a Natale-Capodanno, seguito da una rapida discesa e una nuova risalita in maniera piuttosto rapida e inattesa. «A preoccuparmi un po’ nel nuovo scenario è la ripartizione dei casi per le fasce d’età. Nelle ultime settimane stanno aumentando i contagi tra le persone più anziane che sono notoriamente quelle che possono incorrere in problemi maggiori». Una notizia che appare invece positiva è che la pendenza della curva ascendente sta volgendo all’orizzontalità. «Dopo una marcata crescita, nelle ultime due settimane sembra esserci una stabilizzazione intorno ai 7’000 casi a settimana nel nostro cantone». Il grafico tuttavia non rispecchia completamente la realtà: «Riscontriamo che il tasso di positività per la prima volta nel corso della pandemia ha superato il 50%, quindi oltre un test su due risulta positivo. Questo significa che ormai solo le persone con sintomi marcati si testano e una buona parte di casi positivi circola tra la popolazione». Rispetto ai motivi della crescita riscontrata, per Merlani «si vede chiaramente che in seguito al venir meno dell’obbligo di quarantena e alla fine di molte restrizioni decretati nella prima metà di febbraio la diffusione è tornata a salire. È dunque chiara la correlazione tra gli allentamenti recenti e l’andamento del virus. A ciò va aggiunto il fatto che Omicron 2, che ora è la variante dominante in Ticino, è più contagiosa della sorella 1».
In merito alle due varianti, Merlani ha segnalato che sono stati registrati dei casi di persone che si sono infettate con Omicron 1 e poi hanno contratto la 2: «Questa non dovrebbe essere la regola ma può succedere. L’invito è dunque a chi riscontra dei sintomi, anche se ha già fatto il coronavirus nell’ultimo mese, di testarsi». Il medico cantonale ha poi tenuto a ribadire l’importanza di usare la mascherina mentre si fa la spesa: «È un gesto che protegge soprattutto le persone vulnerabili. Il ‘Freedom Day’ per alcuni è diventato il giorno di clausura. Per le persone vulnerabili e malate incontrare qualcuno senza mascherina chirurgica, anche se loro la portano, è rischioso. Per proteggersi devono utilizzare la Ffp2. Non chiedo dunque chiusure o limitazioni di libertà, ma di riflettere sull’uso della mascherina nei posti pubblici al chiuso». Cosa ci si deve aspettare ora? Difficile da dire, secondo Merlani: «Tutti i Paesi attorno a noi hanno avuto un picco vicino a capodanno e un secondo con Omicron 2, e ora la maggior parte sta conoscendo un assestamento. La speranza è che la bella stagione aiuti a tenere il virus sotto controllo». Con l’arrivo del prossimo autunno, ha reso noto dal canto suo Zanini, «la Confederazione ci ha sottoposto tre scenari su cui prepararci. Quello più probabile sembra essere la somministrazione di un’ulteriore dose di richiamo a un gruppo molto ristretto di persone, come gli ultraottantenni o chi soffre di particolari malattie». Intanto il Cantone ha garantito il prosieguo della campagna vaccinale anche durante l’estate.