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La guerra mette in crisi i trasportatori stradali svizzeri

Il settore, già fortemente colpito dalla pandemia, è ora in difficoltà per l’aumento dei prezzi del carburante e per l’incertezza che frena i viaggi

(Keystone)
10 marzo 2022
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La guerra contro l’Ucraina ha iniziato ad avere conseguenze dirette anche nel settore dei trasportatori stradali svizzeri. In particolare, a destare preoccupazione a livello pratico è la questione del rialzo dei prezzi del carburante, «soprattutto per le piccole e medie imprese che fanno fatica a ribaltare nell’immediato l’aumento dei prezzi del carburante sulle proprie tariffe» commenta da noi interpellato Adriano Sala, presidente della sezione ticinese dell’Associazione svizzera dei trasportatori stradali (Astag). «Nelle ultime settimane abbiamo registrato un aumento potenziale medio sul prezzo finale del trasporto che oscilla fra l’1 e il 2%, dunque il caro benzina su un periodo così corto sta già causando conseguenze molto importanti». Una preoccupazione da ricondurre anche al fatto che «difficilmente il settore dei trasporti verrà sostenuto a livello politico perché a differenza di altri Paesi la Svizzera ha un approccio più liberale. La conseguenza finale sarà pertanto un aumento delle tariffe», valuta Sala. La diminuzione della tassa sul trasporto pesante, ad esempio, secondo il presidente Astag «non è certamente nell’agenda politica. Battersi per richieste di questo tipo sarebbe come combattere contro i mulini a vento. Noi come associazione attiva nel monitorare e consigliare i nostri soci, in ultima analisi, non possiamo che dire loro di aumentare i prezzi». E questo implica che i costi saranno ribaltati sui clienti.

Nessuna penuria di autisti

Nell’edizione di martedì, il quotidiano romando ‘Le Temps’ riportava la notizia che quasi 800mila espatriati ucraini all’inizio di marzo sono rientrati nel loro Paese d’origine per unirsi alle forze di difesa contro l’assalto ordinato dal Cremlino. Tra queste persone che hanno lasciato i propri impieghi per andare a combattere, molti sono camionisti. Gli ucraini costituiscono infatti una quota significativa di autisti nel settore dei trasporti merci. Tuttavia a livello nazionale e cantonale questo non sembra essere il caso, almeno per le aziende affiliate ad Astag. «La penuria di autisti tra i nostri associati non è un fenomeno che ci sta toccando in questo momento – dice Sala –. Tradizionalmente le nostre aziende fanno capo ad autisti svizzeri e dei Paesi limitrofi. In Ticino la maggior parte sono italiani».

Possibile carenza di olio di semi e vetro

Alla domanda se bisogna attendersi dei ritardi o una carenza di merci che potrebbero rischiare di non giungere da noi, il presidente di Astag risponde che dall’Ucraina i principali prodotti esportati in Svizzera sono olio di semi e vetro: «Per questi bene ci aspettiamo dei ritardi o delle complicazioni nella fornitura». Una situazione, quella della difficoltà di approvvigionamento, già conosciuta durante a pandemia. «Nei momenti di maggiore crisi c’erano stati dei rallentamenti in tutta la catena di rifornimento. Ad esempio la mancanza di metalli necessari per le componenti elettroniche ha causato dei ritardi nella fornitura di telefonini, automobili e diversi altri beni».

Ramo dei viaggi il più a rischio

In generale il grande senso di incertezza dovuto al conflitto non fa bene a un settore già fortemente colpito dalla situazione creata dal Covid negli ultimi due anni. «Questo clima di insicurezza che il conflitto porta con sé mette a repentaglio i trasporti anche e soprattutto per quanto riguarda la parte dei viaggi turistici e delle gite organizzate in pullman, che prevediamo ne risentirà in maniera significativa. La gente con ogni probabilità tenderà sempre meno a viaggiare soprattutto verso Est». Anche questo ramo era già stato messo in ginocchio dalla pandemia: «A tutta la serie di limitazioni dovute alle restrizioni che impedivano di viaggiare, si univa il timore di contrarre il virus all’estero con il pericolo di rimanere bloccati lontani da casa». Gli aiuti pubblici – afferma Sala – hanno certamente contribuito alla sopravvivenza, ma in tanti casi non sono stati sufficienti: «Per quanto riguarda il trasporto merci le conseguenze più pesanti le hanno subite le aziende legate all’economia tradizionale. Quelle invece che trasportavano medicinali e beni di prima necessità alimentari hanno avuto degli incrementi. Tracciando un quadro complessivo, alcune sono andate bene, ma la maggior parte ha conosciuto una notevole fatica e certe non ce l’hanno fatta».

L’Astag mobilitata per il trasporto di aiuti

Ieri l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc) ha sospeso l’obbligo della vignetta autostradale per tutti i veicoli che trasportano rifugiati ucraini o aiuti umanitari per l’Ucraina. Inoltre, i trasporti di merci umanitarie possono essere esonerati dalla tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni. «La nostra associazione da subito si è messa a disposizione delle autorità e delle associazioni creando sul proprio sito internet un link con elencate le aziende immediatamente pronte a implicarsi – evidenzia il presidente Astag –. Anche a livello cantonale ci stiamo muovendo, in particolare ci è stato chiesto dall’associazione che negli scorsi giorni ha coordinato la raccolta solidale di aiuti al Padiglione Conza di Lugano se c’erano delle aziende disponibili per svuotarlo e portare i prodotti verso l’Ucraina. Ad oggi ho raccolto già l’adesione di sette ditte, un numero ragguardevole per il Ticino. Ora ci stiamo organizzando». Le difficoltà di ordine pratico però non mancano: «La merce si può portare fino a un punto franco sul confine, quindi in Polonia o Romania, ma oltre non è possibile andare. Adesso le associazioni stanno lavorando per capire come arrivare a destinazione tra le persone che hanno veramente bisogno di questi beni». L’unica soluzione che al momento sembra prospettarsi è quella di far capo ai trasportatori locali, che dovranno mettere a repentaglio la propria vita per consegnare gli aiuti sotto le bombe.