Ticino

‘La valutazione delle politiche sociali è già prassi corrente’

La Sanità e socialità respinge la mozione di Sergio Morisoli (Udc) che chiedeva di ‘rivoluzionare’ il welfare state ticinese

Per Morisoli la socialità è costosa e non raggiunge chi ha bisogno
(Archivio Ti-Press)
17 febbraio 2022
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Nulla da fare per la mozione presentata da Sergio Morisoli per il gruppo Udc con la quale si chiedeva di istituire un gruppo multidisciplinare con il compito di verificare l’efficacia e l’efficienza delle varie leggi e regolamenti che coprono il campo della socialità. Dall’altra parte, si chiedeva a questo gruppo di tracciare successivamente delle linee guida per riformare lo stato sociale del Ticino. A larghissima maggioranza la Commissione sanità e sicurezza sociale propone al Gran Consiglio di respingere l’atto parlamentare democentrista. Due i rapporti firmati: uno di Giorgio Galusero (Plr) per la maggioranza e l’altro di minoranza firmato da Lara Filippini (Udc) che ovviamente accoglie – nelle conclusioni – le richieste di Morisoli.

In sostanza, per Sergio Morisoli, il "cosiddetto stato sociale o welfare state è in crisi un po’ ovunque" essenzialmente per tre ragioni: non aiuta più le categorie per le quali era nato; è costoso e troppo orientato sulla sola socialità statale. Da qui la richiesta di approfondire alcuni principi per riformare il welfare state ticinese: dallo sfoltimento delle leggi apponendo anche una data di scadenza, all’implementazione della sussidiarietà, solo per citarne alcuni.

La maggioranza commissionale, respingendo la mozione, "concorda con il Consiglio di Stato nel definire il modello di prestazioni sociali ticinese uno dei migliori in Svizzera, tanto è vero che è stato adottato da altri Cantoni". E "senza ombra di dubbio ha il pregio di fornire prestazioni sociali coordinate e armonizzate fra loro, atte a rispondere progressivamente, secondo un preciso ordine di priorità, ai singoli bisogni dei cittadini". La Laps, la Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali, annota il relatore Giorgio Galusero, "in questi ultimi diciassette anni è stata costantemente adeguata e migliorata, dimostrando di essere sufficientemente flessibile e, di riflesso, performante per rispondere ai nuovi bisogni della popolazione". Non solo. In questi anni sono state implementate "numerose vere e proprie riforme, anche grazie al coinvolgimento di esperti chiamati a far parte di appositi gruppi, tavoli di lavoro o commissioni", esperti e gruppi di lavoro che però "non hanno facoltà di decidere, ma solamente di suggerire i provvedimenti". Riforme che hanno riguardato per esempio i premi nell’assicurazione malattia (Ripam), le borse di studio, le misure d’inserimento dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento (Dipartimento sanità e socialità). Senza dimenticare la riforma sociale e fiscale. "Oltre a queste riforme, devono essere considerate anche tutta una serie di modifiche legislative che hanno interessato l’ambito della socialità e sono il risultato di un continuo adeguamento necessario per considerare le mutate esigenze della popolazione", aggiunge il relatore di maggioranza.

Nel rapporto si evidenza poi un altro aspetto: quello della verifica "dell’efficacia delle varie misure". Dal 2003, prosegue Galusero, "sono stati numerosi gli studi e i mandati conferiti alla Supsi per l’analisi dell’evoluzione delle prestazioni Laps, della riduzione dei premi assicurazione malattia, del fenomeno degli assicurati morosi, insolventi e sospesi, della politica familiare e del bilancio di genere della politica familiare". E sono stati "numerosi i lavori di valutazione effettuati sia all’interno del Dss, sia tramite mandati esterni". Insomma, per la maggioranza della ‘Sanità e sicurezza sociale’ la valutazione dell’efficacia delle politiche cantonali "è una prassi consolidata nell’attività di tutti i Dipartimenti". Maggioranza che "non ritiene di aderire alla proposta di creare un gruppo multidisciplinare, composto da funzionari ed esterni, per mettere in luce l’efficacia delle leggi e regolamenti dipartimentali che coprono il campo della socialità, e per tracciare poi delle linee guida per riformare lo Stato sociale del Cantone". L’istituzione di questo gruppo, si afferma nel rapporto, "sarebbe una forzatura in un sistema democratico in cui sono parlamento e governo ad avere la facoltà di proporre e adottare riforme negli ambiti più diversi".

Anche il rapporto del Consiglio di Stato dello scorso 18 agosto andava in questa direzione. Addirittura, si faceva presente, "la costante valutazione dell’efficacia delle politiche cantonali è una prassi consolidata nell’attività di tutti i Dipartimenti". Lo stesso Parlamento fa regolarmente uso della facoltà di chiedere ulteriori verifiche sulle misure di politica sociale. Si cita l’esempio della Riforma sociale cantonale entrata in vigore all’inizio del 2021, dove il Gran Consiglio si impegna a chiedere al governo, tramite proprio la Commissione sanità e sicurezza sociale, "un esame dell’impatto delle nuove misure e, in particolare, una verifica dell’evoluzione degli assegni familiari cantonali".