Il comitato cantonale liberale radicale, riunitosi via web, approva i sostegni in votazione il 13 febbraio. Farinelli: ‘Settore chiave per la democrazia’
Il Plr ticinese si schiera a favore della legge sugli aiuti ai media in votazione il 13 febbraio. Il sostegno è stato certificato dai due terzi del Comitato cantonale liberale radicale riunitosi via web stasera che, con 49 favorevoli, 24 contrari e 6 astenuti, al termine di una interessante tavola rotonda ha dato il proprio via libera. Seguendo, quindi, le argomentazioni del consigliere nazionale Alex Farinelli che definisce quello in votazione «un buon pacchetto, che cerca di preservare la varietà della presenza mediatica in un Paese, il nostro, formato da quattro regioni linguistiche». Un Paese, ha detto ancora Farinelli, «che vive di democrazia diretta, e quello dei media è un apporto fondamentale. Durante la pandemia abbiamo visto circolare fake news sui social senza filtro, ebbene: i media tradizionali già oggi faticano ad affrontare e gestire quest’ondata di notizie false, figurarsi in un panorama più diradato. Serve per questo un giornalismo di qualità». Il deputato al Nazionale del Plr ha inoltre spiegato che «il criterio di elargizione di questi fondi è degressivo: tanto più un media è grande, tanto meno aiuti riceve. Un chiaro freno per far sì che non siano i grandi gruppi a beneficiarne principalmente». Non si tratta «solo di posti di lavoro» per Farinelli, ma di un sostegno «a un settore chiave per il sano funzionamento della democrazia».
Il consigliere nazionale del Ppd Marco Romano è stato di tutt’altro avviso: «Si aumenta la sovvenzione indiretta alla stampa, togliendo il plafond del massimo di 40mila copie di tiratura, quindi andrà a beneficio dei grossi gruppi. È un pacchetto profondamente sbagliato: si devono aiutare i media in difficoltà, non ingrassare i gruppi che non ne hanno alcuna. Si tratta di un sostegno frutto di una loro grandissima furbata, le regioni minoritarie dovrebbero opporsi».
A replicare è il direttore de laRegione Daniel Ritzer: «Romano fa parte di un partito di centro dedito al compromesso su moltissimi temi, stupisce la sua ricerca di una purezza totale in quello che è un compromesso a favore di chi oggi è in difficoltà». Perché «l’importanza dell’aiuto non va valutata in termini assoluti, ma in termini relativi: per un media piccolo è fondamentale quello che arriverà in più, mentre per un grande gruppo no». Questi aiuti, se il popolo darà il suo avallo, «ci permetteranno di approntare una strategia in un mondo che cambia velocemente, dove perdiamo abbonati tradizionali al cartaceo ma aumentiamo il nostro bacino di lettori grazie al web: e con questi nuovi lettori serve del tempo per costruire un rapporto di fiducia. Serve trovare, quindi, un modello che ci permetta di orientare bene il nostro lavoro, garantendo qualità».
«Senza media locali forti chi parlerebbe del Plr cantonale? Chi ospiterebbe le opinioni di Marco Romano?», chiede retoricamente ma fino a un certo punto il direttore del Corriere del Ticino Paride Pelli. «Vogliamo questo? Il discorso che si sta facendo nel dire che questa legge deve essere bocciata è assolutamente pericoloso, in vent’anni il panorama mediatico svizzero ha perso 70 titoli», ha aggiunto. Per poi snocciolare i numeri: «Tra le 170 testate che beneficerebbero di questi aiuti, 130 sono indipendenti mentre solo 40 fanno parte dei grandi gruppi editoriali. La pubblicità è erosa dai giganti del web, non possiamo continuare a tagliare sul personale. Così facendo, non potremmo più garantire la stessa qualità. E non è vero quanto dice Romano: un no metterebbe in difficoltà i piccoli».
In coda, arriva anche il sostegno del consigliere nazionale Plr Rocco Cattaneo: «A Berna si fanno sempre compromessi, un pacchetto o lo si prende o lo si rifiuta. Per me va accettato perché dobbiamo difendere la nostra cultura e la nostra italianità, permettendo ai nostri media di rimanere in vita e approntare le giuste strategie».
L’intervento politico del presidente liberale radicale Alessandro Speziali ha visto al centro le novità giunte dal Decs in merito al superamento dei livelli e la pandemia. «Il 17 dicembre il Consiglio federale ha tenuto una conferenza stampa dalla quale tanti si aspettavano restrizioni e nuovi lockdown», ricorda Speziali. Ebbene: «Non sono arrivati, e tanti commenti hanno descritto il Consiglio federale come passivo, timido, inconcludente, lento». Al contrario, Speziali afferma che «questa decisione di non procedere a nuove chiusure dure come fatto in Austria o nuovi obblighi e divieti come in Italia mi fa dire che invece il governo ha avuto coraggio». Perché «gli ospedali tengono», mentre «la società è stanca. A livello di economia e a livello psicologico». Per il presidente del Plr «le statistiche purtroppo confermano che il mondo giovanile sta vivendo un momento di grande difficoltà, nel quale gli si negano tanti momenti anche formativi e di crescita personale». Ma quello dei giovani «è solo uno dei tanti ecosistemi che compongono la nostra società. C’è ovviamente il mondo sanitario, a cui stiamo chiedendo moltissimo e siamo riconoscenti, ma c’è il mondo delle aziende, dei posti di lavoro, dei salari. Ci sono il mondo aggregativo e associativo, quello sportivo». La salute pubblica «non si misura solo in contagi e ricoveri, ma in senso molto più ampio. Il Consiglio federale ha fatto bene a prendere in mano le redini delle decisioni, senza lasciare il boccino delle decisioni in mano alla task force scientifica, portando avanti tutta la società nel suo insieme». Un «moto liberale» che a Speziali, «fa piacere abbia coinciso con l’assunzione della presidenza della Confederazione da parte di Ignazio Cassis». Insomma, la direzione è chiara: «Non possiamo smettere di vigilare e lottare per tornare alla nostra vecchia e vera normalità, perché tutto ciò che stiamo vivendo sta sterilizzando la società, i rapporti umani e il nostro vivere sociale».