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Elezioni cantonali ’23, Manuele Bertoli riapre la porta

Il consigliere di Stato Ps: ci sono posizioni sulla scuola che mi fanno venir voglia di ricandidarmi. E nell’area rossoverde partono le grandi manovre

Ti-Press

«Ho sempre detto di volermi fermare nell’aprile 2023 e questa, situazioni imponderabili a parte, rimane la mia scelta. Non nascondo che alcune posizioni sentite di recente sulla scuola, posizioni che guardano indietro nella storia e non avanti, mi fanno venir voglia di restare». All’indomani di quanto dichiarato dalla consigliera nazionale verde Greta Gysin a proposito di una sua eventuale candidatura al Consiglio di Stato nel 2023 (“Sto facendo le mie riflessioni”), le parole affidate alla ‘Regione’ dal direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport lasciano immaginare un possibile ripensamento da parte dello stesso Manuele Bertoli. Vale a dire, una sua ricandidatura non sarebbe più da escludere.

A smuovere le acque a sinistra in vista del prossimo rinnovo dei poteri cantonali è stata Greta Gysin. Intervenendo mercoledì al programma di TeleTicino ‘Detto tra noi’, la deputata al Nazionale, ha affermato: “È chiaro che ne stiamo discutendo e io sto facendo le mie riflessioni. Ci sono ancora tantissime incognite e tantissime questioni da chiarire. Non è escluso. Ma è prematuro adesso dire se Greta Gysin ci sarà”.

Sirica: mi piace parlare più di progetti politici che di nomi

In casa Ps c’è chi la prende alla larga. Per ora. «Ci sono dei contatti con i Verdi e stiamo iniziando a pensare alle elezioni cantonali del 2023. Non c’è ancora nulla di definito. Da parte nostra la volontà di presentarci come forze dell’area progressista c’è. Uniti, secondo me, si vince»: Fabrizio Sirica, copresidente del Partito socialista, è possibilista su un’intesa elettorale. «E non solo per il rinnovo del Consiglio di Stato nel 2023», continua Sirica: «Guardando alle traiettorie politiche dei prossimi anni o del prossimo decennio, penso che l’area di sinistra possa ragionevolmente puntare a raddoppiare la presenza in governo. Il centro fa sempre più fatica in termini di identità e credo che la polarizzazione della società possa favorire la nostra area politica dove inserisco anche i Verdi», afferma l’esponente socialista. E questo indipendentemente dai possibili nomi? «Mi piace parlare più di progetti politici che di nomi. Per ora è presto, ma si può valutare anche l’idea di una lista unica per il Consiglio di Stato in vista di un probabile raddoppio».

Schönenberger: le ipotesi sono tante

L’appuntamento per le cantonali sembra ancora lontano nel tempo, ma dando uno sguardo al calendario mancano solo 13 mesi alla data ultima per la presentazione delle liste. Nel frattempo la politica ha riti da rispettare e processi decisionali lunghi. In casa dei Verdi si sta comunque già riflettendo sulle candidature per il Consiglio di Stato. «L’ipotesi della presenza di Greta Gysin è una delle tante che è al vaglio del nostro partito per la strategia elettorale per le ‘cantonali’ del 2023. Se questo avverrà su una lista unica di area o solo sulla lista dei Verdi non è ancora stato deciso. Anzi, per presentare le liste c’è tempo fino alla fine di gennaio del 2023. Oggi è decisamente presto», afferma Nicola Schönenberger, capogruppo in Gran Consiglio per i Verdi. Nel senso che se Greta Gysin non dovesse presentarsi, i Verdi faranno una lista per il Consiglio di Stato e una per il Gran Consiglio? «Negli ultimi appuntamenti elettorali abbiamo sempre presentato una lista per il Consiglio di Stato volta a rafforzare il gruppo in parlamento», spiega. «È chiaro che qualora ci fosse la possibilità concreta di entrare in governo, beh il discorso cambia e a questo punto le alleanze chiaramente possono essere determinanti. Con questo non sto dicendo che si farà la lista unica a sinistra solo se c’è la possibilità di far entrare in Consiglio di Stato un ecologista. Sono tutte opzioni che potranno essere valutate nei prossimi mesi. Oggi è veramente prematuro fare pronostici».

Riprende Bertoli: «Io sono di principio favorevole a una lista unica, non essendo purtroppo più possibili le congiunzioni, anche perché penso che a medio termine si potrebbe puntare a due seggi. Non nel 2023, ma forse già nel 2027. Ma bisognerebbe che il ragionamento sulla lista unica o doppia partisse dalla volontà di collaborare strutturalmente sui contenuti e da un discorso comune su Consiglio di Stato e Camere federali, non sulla base dei singoli nomi possibili per questa o quell’elezione. Questo deve valere per il PS e naturalmente anche per i Verdi».

Dal canto suo Greta Gysin conferma da noi interpellata l’interesse per l’esecutivo ticinese. «Il lavoro a Berna mi piace», premette. E aggiunge: «Non si tratta di sciogliere riserve adesso o nelle prossime settimane. Ci sto pensando, ma dipenderà anche da altri fattori di natura più privata».

Carobbio e Kandemir Bordoli: ci stiamo riflettendo

Ma in questi ultimi giorni pre-natalizi più movimentati di quel che si poteva pensare, nell’area rosso-verde non c’è solo Gysin a ragionare su un’ eventuale candidatura al Consiglio di Stato. «Ci sto riflettendo. Non escludo di mettermi a disposizione», dice la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio. Un altro nome che circola nel Ps è quello di Pelin Kandemir Bordoli, già deputata al Gran Consiglio. «Una decisione è prematura, tuttavia anch’io sto facendo le mie riflessioni - sostiene l’ex granconsigliera e capogruppo -. Comunicherò quella che sarà la mia decisione a tempo debito».

Mirante: giù le mani dal seggio socialista

L‘economista Amalia Mirante, già candidata socialista alle ‘cantonali’ del 2015 e del 2019, opta per un post su Facebook nel quale afferma netta: “In questo momento non ci devono interessare tanto i nomi, ma credo che debba essere chiaro a tutti e a tutte che il seggio del Partito socialista deve rimanere al Partito socialista”. Un post, accompagnata da una foto che la ritrae sorridente - quasi ’elettorale’, si potrebbe dire - che si conclude in maniera perentoria: “Giù le mani dal seggio socialista”.

Intanto a destra Lega e Udc si riorganizzano

Dalla sinistra alla destra. Si ripeterà lo scenario del 2019, ovvero quell’"alleanza strategica" fra Lega e Udc, cementata dalla lista unica per il Consiglio di Stato, che ha permesso di confermare i due seggi (e le stesse persone) del movimento di via Monte Boglia? Una lista unica in cui figuravano tre leghisti, i ministri uscenti Gobbi e Zali e l’allora capogruppo in parlamento Caverzasio, e due democentristi, il presidente cantonale del partito Piero Marchesi e Roberta Soldati, all’epoca consigliera comunale di Losone, oggi anche deputata al Gran Consiglio. Piero Marchesi interpellato dalla ‘Regione’ mette qualche puntino sulle i. Perché se «l’obiettivo principale è rafforzare la destra, fare in modo che non si perdano posizioni ed eventualmente guadagnarne», bisogna comunque tenere conto dell’ascesa dei democentristi, attestata dalle ultime elezioni e anche, a livello nazionale, dalla crescita stimata dal Barometro elettorale pubblicato a metà ottobre dalla Ssr. «L’ho già detto al Primo di agosto - sottolinea Marchesi -, il prossimo obiettivo dell’Udc deve essere fare un seggio in Consiglio di Stato, ovviamente assieme alla Lega». Perché non si scappa, l’intesa col movimento di via Monte Boglia raggiunta per le ultime elezioni cantonali, federali e comunali andrà rinnovata. Su quali basi si vedrà, ma «ad andare separati perdiamo tutti e due». Quali saranno i termini dell’accordo è presto per dirlo, ma per il presidente e consigliere nazionale dell’Udc «una lista d’accompagnamento degli eventuali due uscenti non penso sia una strategia buona né per noi né per la Lega, penso che la cosa da fare sarà mettere in campo le persone più competenti e migliori per permettere all’area di crescere e all’Udc di avere le chances di fare un buon risultato».

«Capisco, è un’ambizione legittima per un partito che in Ticino sta crescendo: per quanto riguarda noi - tiene a puntualizzare la vicecapogruppo della Lega in Gran Consiglio Sabrina Aldi - l’obiettivo per il Consiglio di Stato è di confermare i due seggi; l’obiettivo minimo per il Gran Consiglio è di mantenere le posizioni, se poi si cresce tanto meglio». Tornando al governo, Aldi sottolinea: «Abbiamo due consiglieri di Stato forti, due personalità di spicco, che in seno all’Esecutivo stanno lavorando bene. E che quindi meritano senz’altro, secondo me, di essere rieletti».

Sull’alleanza elettorale la vicecapogruppo leghista non ha dubbi: «La lista unica ha avvantaggiato e avvantaggerà il centrodestra». Si giocherà la stessa carta anche nel 2023 nella corsa al Consiglio di Stato? «I dettagli li discuteremo a tempo debito».