La copresidente Riget al Comitato cantonale: a ‘Falò’ hanno avuto il coraggio di parlare e denunciare, un esempio per le altre donne che soffrono
«A nome del partito esprimo solidarietà e vicinanza alle vittime che hanno parlato a ‘Falò’. Le quali, confrontate all’epoca dei fatti con procedure inadatte all’interno dell’Amministrazione cantonale, hanno trovato il coraggio di denunciare. Un coraggio che è un esempio per altre donne che soffrono», per quelle che hanno subito e subiscono abusi sessuali, che sono bersaglio di violenze di vario tipo. Intervenendo in serata al Comitato cantonale, la copresidente del Ps Laura Riget incentra la relazione sul caso dell’ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità, attivo nel settore delle politiche giovanili, condannato in via definitiva, con sentenza della Corte d’appello penale, per reati sessuali. Un caso rilanciato, in tutta la sua gravità, dalla recente inchiesta giornalistica di ‘Falò’ (Rsi) con le testimonianze delle giovani donne finite negli anni scorsi nel mirino dell’allora collaboratore del Dss e militante socialista (negli anni Novanta è stato consigliere comunale a Lugano). «Dobbiamo tutti attivarci perché non vi siano più violenze di genere, sessismo e molestie», afferma Riget. La Direzione del partito si è già attivata. «Abbiamo deciso - spiega la deputata al Gran Consiglio - di dar vita a un gruppo di lavoro per vedere cosa si può fare per meglio contrastare la violenza e per sviluppare una consapevolezza femminista in seno al partito».
Nel frattempo il dossier riguardante l‘ex funzionario cantonale è sotto i riflettori del Gran Consiglio, e meglio della sua commissione Gestione. Riget ribadisce quindi il sostegno del Ps alla proposta di procedere con un audit esterno, da affidare a esperti professionalmente attivi fuori cantone. Un audit, una verifica approfondita per fare pena luce sulle modalità con cui l’Amministrazione ha gestito il caso. E «per guardare avanti, per evitare che certe situazioni si ripetano». Si tratterà, rileva a sua volta la presidente della Gestione Anna Biscossa, «di fare chiarezza su quanto avvenuto per stabilire anche se gli strumenti a disposizione dell’Amministrazione cantonale garantivano, come era necessario garantire, il rispetto di regole e norme». La bozza del mandato e quella del decreto legislativo per conferire poteri accresciuti «all’ente o alle persone» che eseguiranno l’audit, «affinché possano pure obbligare a testimoniare e/o a consegnare documenti», sono già state approntate dalla sottocommissione Finanze. «L’approfondimento in Gestione sia del mandato sia del decreto», prima della discussione e del voto da parte del plenum del parlamento, «dovrebbe svolgersi abbastanza rapidamente». Anche perché, evidenzia Biscossa, il dossier «è da troppo tempo sui tavoli della politica». L’audit «sarà condotto da persone con nessun legame professionale con il Cantone. Come presidente della Gestione, mi auguro che questa analisi sia assolutamente rispettosa dei diritti e dell’incolumità delle vittime e che sia in grado di fare completa chiarezza, ciò che farà bene a tutti». Biscossa chiude con «una considerazione», anzi con una critica al Consiglio di Stato: «Forse il governo avrebbe dovuto avere a suo tempo il coraggio di fare propria l’idea di una verifica esterna»...
Il Consiglio di Stato ha incaricato il proprio giurista e il Cancelliere di effettuare un accertamento, secondo cui tuttavia l’Amministrazione e i diretti superiori del funzionario avevano agito correttamente sulla base delle informazioni di cui disponevano all’epoca dei fatti. Un accertamento necessario anche dopo le scuse presentate a nome dello Stato dal giudice Marco Villa, presidente della Corte di primo grado, durante la lettura in aula del dispositivo di condanna dell’ex collaboratore del Dss. Scuse per circostanze «ridimensionate di molto» nella sentenza scritta. «Ho sempre detto che i giudici dovrebbero parlare con le sentenze, e non con i commenti», osserva in Comitato Manuele Bertoli. Ed è il presidente del governo a ricordare cosa il Consiglio di Stato ha intanto fatto (ha aggiornato la Direttiva, interna all’Amministrazione, anti-molestie e anti-mobbing) e cosa fa (sta allestendo, «insieme con i sindacati», un codice di comportamento per i dipendenti dell’Amministrazione).
Davanti al parlamentino socialista il copresidente Fabrizio Sirica aggiorna sulla raccolta delle firme («siamo a circa settemila») per l‘iniziativa popolare costituzionale ‘Per un salario minimo sociale!’. Mentre 5’500 (dato di stamane), fa sapere Raoul Ghisletta, sono al momento quelle per il referendum contro il decreto taglia spese.