Lo chiede un’iniziativa parlamentare dei Verdi: ‘Veicola contenuti discriminatori’. Proposta la modifica della legge sugli impianti pubblicitari
Stop alla “pubblicità sessista” anche in Ticino. Lo chiedono i Verdi, che propongono di modificare, inserendovi il divieto, la Legge cantonale sugli impianti pubblicitari. “Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Si tratta di una ricorrenza che evidenzia come la violenza di genere, in particolare contro le donne, sia ancora profondamente radicata in molte culture. Una violenza che assume molte forme e che è veicolata anche attraverso contenuti di carattere discriminatorio e sessista in molti ambiti quotidiani, come per esempio la pubblicità”, si afferma nell’iniziativa parlamentare elaborata di cui Cristina Gardenghi è prima firmataria.
Per il gruppo dei Verdi in Gran Consiglio “non è facile dare una definizione univoca di che cosa sia una pubblicità sessista, in quanto entrano in gioco fattori di valutazione come il sistema di valori personale e collettivo o le sensazioni soggettive, ma anche le specificità di ogni situazione. Tuttavia, la Commissione svizzera per la Lealtà, che si occupa di promuovere l’autoregolazione nel settore della comunicazione commerciale, fornisce una definizione sufficientemente chiara”. Si va dall’attribuzione di caratteristiche stereotipate a un sesso particolare, "minando così il principio di uguaglianza tra i sessi”, alla rappresentazione inappropriata della sessualità.
Una lista di criteri è riportata anche in un documento stilato dalla già responsabile dell’Ufficio della legislazione, delle pari opportunità e della trasparenza del Consiglio di Stato ticinese Marilena Fontaine. “È chiaro - scrivono ancora gli ecologisti - che contenuti pubblicitari che veicolano rappresentazioni degradanti, svilenti o umilianti di qualsiasi categoria di persone, spesso donne, non possono più essere tollerati da una società che si dichiara impegnata nel contrastare la violenza in tutte le sue forme e in particolare quella di genere”. I Cantoni Vaud, Basilea Città e Neuchâtel "lo hanno capito, e, siccome non esiste una legislazione federale in merito, hanno deciso di adeguare le proprie disposizioni cantonali in materia di pubblicità per vietare contenuti promozionali sessisti sul suolo pubblico (proprio come avviene per le pubblicità che incentivano comportamenti dannosi per il singolo e la collettività, come per esempio il consumo di tabacco o di alcolici)”.
Da qui la richiesta di modificare la Legge sugli impianti pubblicitari. Si chiede di inserirvi la disposizione secondo cui "sono vietati gli impianti pubblicitari percettibili dall’area pubblica che presentano
contenuti sessisti“. Divieto da estendere "agli spazi interni degli edifici e luoghi pubblici che appartengono allo Stato, ai Comuni e agli enti o fondazioni di diritto pubblico”. Inoltre “il Consiglio di Stato definisce quali sono i contenuti di tipo sessista sulla base delle indicazioni della Commissione svizzera per la Lealtà e consultando la Delegata delle pari opportunità”.