Il coordinatore della Sottocommissione parlamentare Michele Guerra: ‘C’è la ferma intenzione di fare sul caso la massima chiarezza’
Eppur si muove. Nella riunione di stamattina la sottocommissione parlamentare della Gestione ha messo a punto la bozza di mandato da assegnare a esperti esterni all’Amministrazione cantonale e al Ticino per l’eventuale audit con cui si intende fare piena luce sul caso dell’ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità condannato in Appello in via definitiva per coazione sessuale e per violenza carnale, reato quest’ultimo commesso ai danni, nel 2004, di una giovane stagista. Un audit per chiarire ogni aspetto della gestione del caso in seno all’Amministrazione all’epoca dei fatti, quando, come emerso anni dopo dai processi di primo e secondo grado, nel mirino dell’allora collaboratore del Dss, attivo nell’ambito delle politiche giovanili, era finita più di una ragazza, quando nel suo mirino erano finite più vittime, anche minorenni.
La bozza di mandato, fa sapere alla ‘Regione’ il presidente della sottocommissione ‘Finanze’, il leghista Michele Guerra, «verrà affinata e, come spero, resa definitiva nella seduta che terremo martedì prossimo. Dopodiché la trasmetteremo al plenum della commissione della Gestione che nel giro di un paio di settimane la esaminerà e la discuterà per poi decidere come procedere». Anche perché l’audit non è l’unica opzione sul tavolo della Gestione. L’altra è l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, come propone uno degli atti parlamentari inoltrati in questi mesi sul dossier. Tornando all’audit, non è da escludere che la Gestione svolga degli approfondimenti giuridici sugli effettivi poteri di cui potrà godere chi verrà incaricato di eseguire le verifiche chieste nel mandato. «Qualora per finire optasse per l’audit, la commissione - riprende Guerra - designerebbe il o i periti tra professionisti fuori Cantone, perché l’audit, secondo mandato, sarà esterno e indipendente». Tutto ciò richiederà la preliminare approvazione da parte del plenum del Gran Consiglio? «È un aspetto che dovrà chiarire la Gestione», taglia corto il presidente della sottocommissione, composta, oltre che dal granconsigliere leghista, dai capigruppo di Plr e Ps, rispettivamente Alessandra Gianella e Ivo Durisch, dal popolare democratico Fiorenzo Dadò, dal democentrista Paolo Pamini e da Samantha Bourgoin in rappresentanza dei Verdi.
Se si riterrà opportuna l’opzione mandato, questo dovrà essere comunque approvato dai deputati che siedono nella Gestione, o perlomeno dalla maggioranza. Il voto del Gran Consiglio e quindi una discussione su questo tema in aula non sono nemmeno esclusi in quanto la possibilità di attribuire il mandato esterno direttamente dipende dal costo preventivabile dello stesso. Fino a una determinata somma non c’è bisogno dell’avallo del Gran Consiglio: se viene superata occorrerà chiedere un credito e seguire quindi l’iter parlamentare. Ma l’intervento del plenum del Gran Consiglio potrebbe essere necessario per il fatto che a sollecitare l’attribuzione, da parte della commissione Gestione, di “un audit esterno indipendente” è una mozione, inoltrata nell’ottobre 2020 da Dadò per il gruppo Ppd. Si vedrà.
Sui contenuti della bozza di mandato in vista di un eventuale audit, Guerra per il momento non si sbilancia: «Quello che oggi posso dire, essendo stato incaricato dai colleghi di rispondere alle domande dei media, è che la sottocommissione si è sempre mossa con la ferma intenzione di fare assoluta chiarezza su come all’interno dell’Amministrazione è stato gestito il caso in questione quando alcune delle vittime, come accertato in sede giudiziaria, si sono palesate». Fare assoluta chiarezza «per individuare i correttivi, i necessari strumenti affinché certe vicende non si ripetano mai più», sottolinea il coordinatore della sottocommissione. Sottocommissione, aggiunge, che «con la collaborazione di ogni singolo membro ha definito e corretto - punto per punto - la bozza di mandato da usare se si dovesse procedere con un audit esterno e indipendente». Tiene ancora a precisare Guerra: «Da quando, nel giugno di quest’anno, siamo stati incaricati dalla Gestione di occuparci del delicato dossier abbiamo acquisito e vagliato documenti sensibili e proceduto con audizioni: si è fatto un lavoro serio e approfondito». Condotto alla luce di alcuni atti parlamentari. Fra cui quelli citati, ovvero la mozione di Dadò per un audit esterno; l’atto parlamentare, sempre di Dadò, sottoscritto anche dai leghisti Boris Bignasca e Sabrina Aldi nonché da Tamara Merlo di Più Donne, che propone di dar vita a una Commissione parlamentare d’inchiesta; e una mozione del capogruppo socialista Durisch dal titolo “Prevenire, gestire e sanzionare atti contro l’integrità della persona sul posto di lavoro”.