Ticino

‘Fort Knox’, confermata la confisca da 198 milioni di euro

Il processo penale a carico di un centinaio di persone, di cui una dozzina residente in Ticino, finì in quasi nulla. Ora la sentenza civile è definitiva

Oltre quattro tonnellate di oro contrabbandato
(Archivio Ti-Press)
18 novembre 2021
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È diventato definitivo ‘l’ergastolo economico’ per 23 imprenditori del settore orafo aretini e un 75enne albanese, da anni domiciliato a Lugano, con uffici a Chiasso, finiti nei guai nell’ambito dell’operazione ‘Fort Knox’, il più colossale traffico illegale di oro da Arezzo al Canton Ticino. Traffico scoperto nel 2012 (4,334 tonnellate di metallo giallo, valore di mercato all’epoca quantificato in 198 milioni di euro, 118 indagati, fra cui una dozzina di ticinesi, decine di corrieri di preziosi e valuta, per lo più comaschi). La Corte di Cassazione italiana ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale rigetta i ricorsi contro la sentenza dell’11 novembre 2017 del Gup di Arezzo Marco Cecchi. Sentenza diventata quindi definitiva.

Se sul piano penale il processo si era risolto in modo più che favorevole per gli imputati (il reato di riciclaggio era stato derubricato in ricettazione e il reato associativo era stato cancellato), sul piano civile aveva confermato la confisca dei beni sequestrati nel corso dell’indagine (immobili e conti correnti per 36 milioni di euro, una decina dei quali a carico dell’albanese considerato il capo dei capi della vasta organizzazione). Nella sentenza del Gup aretino stava scritto che tutti gli imputati condannati avrebbero dovuto rispondere in solido dell’intero valore (198 milioni di euro) dell’oro traghettato in Ticino. E così hanno confermato i giudici della Suprema Corte.

Un meccanismo schiacciasassi quello del risarcimento in solido del totale del danno erariale. Basti dire che l’albanese residente in Ticino rischia di essere chiamato a rispondere in prima persona dei 198 milioni di euro da confiscare se gli altri imputati dovessero risultare nullatenenti. Si ha notizia di un importante imprenditore orafo aretino che per evitare la confisca dei propri beni li ha intestati alla moglie. Una scappatoia scoperta dalla Guardia di finanza. Ora che la sentenza è passata in giudicato è iniziata la caccia al tesoro.